Non ci stancheremo mai di ripeterlo, se navigate con un equipaggio ridotto o alle prime armi, dovete ragionare come navigatori solitari. Questo è il concetto che abbiamo deciso di portare avanti nella rubrica a cura dell’esperto skipper Luca Sabiu (QUI IL LINK ALLA PRECEDENTE PUNTATA) se non potete contare che su voi stessi, a bordo di una barca a vela, dovrete eseguire manovre semplici che si basano su gesti studiati e collaudati. Senza mai agitarsi, perché trasmettere paura all’equipaggio peggiorando la situazione. In questa puntata Luca, sempre ipotizzando di essere a bordo di una barca da crociera, ci spiega come effettuare il rientro in porto non improvvisando.
L’ATTERRAGGIO IN PORTO NON IMPROVVISATO
Sia che si tratti di una sosta programmata o di un transito dell’ultimo minuto, è essenziale avere familiarizzato con i passaggi per un corretto atterraggio in porto, specialmente se da eseguire con equipaggio ridotto o in famiglia.
1. La prima cosa da fare, negli ultimi momenti di navigazione prima dell’avvicinamento, è il controllo del Portolano (verificate in anticipo, in caso di noleggio, che sia presente a bordo). Identificate il vento di traversia, il pescaggio, il canale radio per la chiamata e altre informazioni utili a ricostruire e visualizzarsi una mappa mentale di come sarà l’entrata al porto. In caso il vento di traversia renda l’accesso al porto troppo pericoloso, è necessario avere un piano B e optare per un’altra soluzione (altro porto vicino o rada, o modifica temporanea della rotta).
2. In avvicinamento, ammainate randa e chiudete fiocco. Procedete quindi con l’accensione del motore, il posizionamento corretto dei parabordi e la predisposizione delle cime di ormeggio.
3. Una volta pronti all’entrata, chiamate il porto via radio, con una comunicazione sintetica ma completa di tutti i dettagli necessari. Il tono di voce deve essere sicuro e chiaro. Un navigatore esperto arriverà a fornire tutte e sole le informazioni necessarie in un unico scambio. Tuttavia non bisogna lasciarsi intimorire delle chiamate radio al porto e, se necessario, farsi ripetere le informazioni non copiate correttamente.
Una chiamata completa dovrebbe contenere
– Nome del porto/istituzione chiamata
– Nome della barca e tipologia (vela/motore)
– Dimensioni e pescaggio
– Motivo della chiamata (rischiesta di ormeggio in transito)
4. Una volta ricevuto l’ok a procedete: entrate a velocità molto contenuta e dirigetevi verso il posto assegnato o attendete l’assistenza del gommone degli ormeggiatori in caso l’aveste richiesta durante la chiamata.
CHI E’ LUCA SABIU
Luca Sabiu, 43 anni, è milanese di nascita e “cittadino del mare per adozione dall’età di 5 anni”. Comandante navi da diporto, istruttore con più di 200 allievi all’attivo, professionista oceanico e navigatore solitario da tempo in prima linea per la sensibilizzazione alla sicurezza in mare. Collabora con la Scuola Nautica Vivere la Vela, a capo del team d’eccellenza Mastersail: i suoi corsi di formazione alla navigazione d’altura sono un’esperienza unica a 360°. Ci mostrerà, in questa e nelle prossime puntate, la preparazione della barca e i segreti per effettuare tutte le manovre in equipaggio ridotto.
www.viverelavela.com
4 commenti su “L’avvicinamento in porto: ecco come farlo correttamente”
e poi ci chiediamo perchè l’Italia del mare e della vela non se la caga nessuno…
Sabiu insegna? Ma l’umiltà di imparare prima, no?
Oh, Montignan
Ma motivare le proprie opinioni invece di insultare?
E anche evitare generalizzazioni fuori contesto e basate sul nulla, potrebbe essere utile.
Quando leggo certi commenti fatti un velista (credo) verso un altro velista (di sicuro) a proposito dell’andare in barca, mi cadono le … braccia
L’Italia prevede un esame per ottenere la patente in Francia a vela si può andare senza nulla. Credo che basti
Non sono d’accordo con Sabiu. Io entro in porto sempre con randa ridotta per sicurezza.
L’elica può incocciare con una cima o lenza, il motore potrebbe fermarsi, etc Pensate per esempio alla recente tragedia di Rimini.