Suhaili e Joshua insieme dopo 50 anni: rivive il mito del Golden Globe

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I due grandi protagonisti della mitica Golden Globe del 1968, la prima regata del mondo in solitario senza scalo, non si incontrarono mai in quella occasione. E neppure le loro barche. Ma adesso… Adesso possiamo vedere finalmente il mitico Suhaili di Robin Knox-Johnston (il vincitore) e il Joshua di Bernard Moitessier (che, pur essendo in testa, si ritirò dalla regata per “fuggire” in Polinesia schifato dal mondo occidentale) ormeggiate fianco a fianco, a 50 anni di distanza. Siamo a Les Sables d’Olonne, dove il prossimo 1 luglio partirà il nuovo Golden Globe celebrativo: un altro giro del mondo, su barche a chiglia lunga costruite prima del 1988, senza strumenti e col sestante. Tra i partecipanti di questa avventura incredibile, anche – speriamo – l’italiano Francesco Cappelletti.

Ma ecco la storia delle due barche mito.

SUHAILI, NATA IN INDIA
La storia di Suhaili è altrettanto affascinante come l’impresa che ha effettuato. Nasce nel 1963 a Bombay in India. Il progetto di questo due alberi di soli 9,88 metri (13,40 con bompresso prodiero e struttura poppiera) largo soli 3,37 metri è di William Atkins. L’incredibile è che il disegno di Suhaili risale al 1923 e si ispira ai battelli norvegesi di salvataggio progettati da Colin Archer. Viene costruito con il prezioso ma pesantissimo teak di Burma, la chiglia lunga del peso di due tonnellate e un quarto, profonda 1,67 m, è in ferro. SCOPRI LA STORIA NEL DETTAGLIO

LA BARCA CON CUI MOITESSIER SALVO’ LA PROPRIA ANIMA
Joshua, così chiamata in onore di Slocum, è la barca con cui Bernard Moitessier si ritirò in Polinesia “per salvare la sua anima” al Giro del Mondo del 1968 (Golden Globe), mentre era in testa (Robin Knox-Johnston non è d’accordo: secondo lui Moitessier erà già dietro quando decise di ritirarsi): l’albero del ketch di 40 piedi in acciaio era un palo telegrafico. Basterebbe solo questo per renderla mitica. SCOPRI LA STORIA NEL DETTAGLIO

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