Giraglia On Board: tra riomare, cippa e un bicchiere di rum
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Dopo un più che soddisfacente quarto posto nel gruppo A nelle regate inshore a St Tropez, è giunto il momento della “lunga”, la temibile regata di duecento e passa miglia, che nelle condizioni degli ultimi anni, questo compreso, potrebbe benissimo far proprio l’aggettivo di “fantozziana”, in quanto la cippa che ci ha preso per mano dalla partenza faceva pendant con la celebre nuvoletta del ragioniere e nei momenti più neri veniva a noi in mente la partita di tennis con il prode Filini “cazzi” mah, ragioniere, mi da del tu? no “cazzi lei”.. ahhh allora cazzo, lo spi! Lo spi altro tema scottante, noi siamo tra gli ultimi romantici a utilizzarlo, le barche intorno a noi facevano sfoggio quasi snob dei loro “jenna” e dei loro “code” nonché della loro virilità con i bompressi a mo’ di supercar.
Passato il celebre scoglio corso, perdendo moltissimo tempo tra le bizze di eolo, la svolta, una lunga notte sotto “monster”, uno spi che si porta molto strallato e una bottiglia di rum, come i veri bucanieri, quello che in realtà siamo noi tutti che ci avventuriamo anche per poco per mare. Un segno del destino forse, ma il sole che da est illumina la Liguria e con essa le nostre vele sgonfie e sbattenti porta con se un gradito dono, il vento della mattina che ci accompagna, non senza sforzi, fino alla metà.
Una cavalcata finale a 4-5 nodi con i nostri avversari piantati, completa il miracolo. Un tredicesimo posto e quindi un quinto nella combinata, davanti e dietro noi solo professionisti, non male per la prima volta di Cheyenne alla Rolex Giraglia.
Il resto è festa, musica, vino frizzantino e tanto lavoro per rimettere in “bolla” la barca… in attesa di nuove avventure e, perché no, qualche novità culinaria da parte delle aziende degli scatolati…
T.O
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