Forza Ivan Dimov! La minibarca senza randa è partita per il giro del mondo!

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Ieri, alle ore 17, 9 minuti e 10 secondi l’italo-bulgaro Ivan Dimov è partito da La Rochelle per il suo giro del mondo in solitario senza scalo a bordo di Minnie, un ex Mini 6.50 modificato e portato a 5,90 metri di lunghezza. La particolarità della barca sta nel suo armo, con doppio fiocco senza randa e albero a traliccio (ve ne abbiamo parlato qui).

Se riuscirà a completare la circumnavigazione, sarà l’uomo ad avercela fatta con la barca più piccola. La sua avventura avrà anche finalità ecologiche: un’avventura che vi abbiamo raccontato anche sul numero di giugno, ora in edicola e in digitale.

IL VIDEO DELLA PARTENZA

Dear Ivan #goivango 3

Pubblicato da Save the Planet su Domenica 10 giugno 2018

L’ULTIMA “FOLLIA” DI IVAN
Ivan Dimov è nato in Bulgaria, ma vive da 24 anni in Italia, nelle campagne fiorentine. “Ormai io più italiano che bulgaro”, racconta con la sua parlata priva di articoli che ricorda tanto quella del grande allenatore di calcio Vujadin Boskov. “Ricordo che da bambino, quando avevo sette anni, rubai una barca di un pescatore e mi lanciai, da solo, nel Mar Nero. Volevo fare il giro del mondo. Mi ripresero dopo tre giorni infreddolito e disidratato: ma il tarlo mi è rimasto. E adesso, a 54 anni, eccomi pronto”.

A che cosa? Al giro del mondo sulla barca più piccola della storia (il record per ora appartiene ad Alessandro Di Benedetto, con il suo 6.50 modificato Findomestic, prima che venga ratificato quello di Szymon Kuczynski, che ce l’ha appena fatta con una barca di 6,36 m). Ma c’è di più. Come vi abbiamo raccontato nelle pagine precedenti, Minnie – Enegan, il Coco 6.50 “segato” per satre sotto i 6 metri (5,90 m), non avrà né randa, né albero. Due fiocchi rollabili, di cui uno autovirante, un gennaker, un albero bipode a “traliccio” ideato da Marco Pizzoglio e Daniele Vitali e realizzato dalla Velscaf di Ciccio Manzoli (il primo italiano a vincere la Ostar).

BOMA E RANDA NON SERVONO
Ivan, che come l’amico di sempre Patrick Phelipon (“Il mio marinaio mito”) partirà da La Rochelle, intorno al 10 giugno, è un tipo che parla poco e si esprime per massime lapidarie: “Ci metterò quanto ci metterò. Devo farlo, anche se i miei amici soffriranno per me, io devo farlo”. Ma perché proprio su una microbarca? “Sono capaci tutti a vincere una gara di auto al volante di una Ferrari. Provateci con una vecchia Cinquecento!”.

Riguardo all’armo particolare, va detto che, come vi avevamo raccontato, l’idea gli è venuta proprio guardando i rendering di Vitali della barca senza randa pubblicati tempo fa dal Giornale della Vela. Evidente seguace delle teorie di Ernesto Tross, Dimov sostiene che “un cavallo tira la carrozza, non la spinge. E così devono fare le vele. Sono solo le vele di prua quelle importanti. Boma e randa non servono. A bordo, meno roba hai, meno rischi hai di romperla”.

Qui sopra Minnie di Ivan Dimov, un vecchio mini Coco 6.50 di Archambault (prodotto dal 1990 al 1997) modificato e “segato” in prua e poppa per essere lungo solo 5,90 metri e poter contendere ad Alessandro Di Benedetto il primato di barca più piccola a compiere il giro del mondo senza scalo

IVAN CONTRO LA PLASTICA
Partendo da La Rochelle e passando per i tre Capi, la rotta di Ivan prevede almeno 28.000 miglia in linea ma, con la barca che scarroccia, saranno molte di più. “Ho previsto un anno intero di navigazione”. Sulle murate della sua minuscola barca, sponsorizzata Enegan, c’è uno slogan: “Salviamo il Pianeta”. “Durante il mio viaggio vorrei mandare un messaggio a tutti: in tanti parlano di salvare il pianeta e di fare qualcosa per renderlo migliore, ma nessuno fa niente. Io invece lo farò. Durante la mia traversata raccoglierò tutta la plastica che troverò in mare, attaccherò questo materiale ad una boa e, una volta che incrocerò una nave, gli consegnerò la plastica da smaltire. Invece se non dovessi incrociare nessuna imbarcazione formerò un’isola di plastica che porterò con me fino al compimento del viaggio”.

Per quanto riguarda i viveri “mi porterò il 90% dei prodotti liofilizzati, oltre a scatolette e altre piccole cose. Non mancherà una rete per pescare il plancton, che potrà essere un’altra forma di sostentamento. Per l’acqua utilizzerò invece un desalinizzatore che trasformerà l’acqua di mare in acqua dolce distillata, che andrò ad arricchire con sali minerali. Poi ho batterie che saranno alimentate con energia che recupererò da un idrogeneratore e da pannelli solari”.

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