Caro ministro si dia da fare: scopra perché non c’è ancora il registro telematico!
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non so se lei, cremonese di nascita, sia un appassionato di mare e di nautica da diporto.
Ma lei è la persona giusta al quale mi rivolgo in qualità di nuovo ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che nella passata legislatura assommava le competenze di tutto ciò che ha a che fare con i nostri mari. Penso quindi che lei sia la persona giusta per sollecitare un urgente intervento, da mettere in cima alla sua agenda e non da rifilare in fondo, come hanno fatto spesso i suoi predecessori, convinti che questo che sto per dirle sia poca cosa.
Le spiego in breve cosa sta succedendo, un fatto che ci fa ridere dietro da tutt’Europa, comunitaria e non, che ci fa perdere soldi per la Nazione e credibilità internazionale. Siamo l’unico paese (forse) del mondo che non possiede un registro unico dove siano riuniti i dati relativi ad un’imbarcazione immatricolata.
Ministro, ha presente le pratiche per un’auto? Basta andare in qualunque ufficio abilitato, collegato al data base della motorizzazione, per sapere tutto sul qualsiasi veicolo: targa, proprietario, passaggi di proprietà, revisioni, ecc.
Bene, lo sa che per eseguire le stesse pratiche per chi possiede una barca bisogna recarsi presso la Capitaneria di Porto dove l’imbarcazione è immatricolata.
Pensi al disagio di un proprietario di Roma che deve recarsi alla Capitaneria di Venezia (dove l’imbarcazione è immatricolata) per eseguire una qualsivoglia pratica burocratica, senza avere la certezza che poi sia quello l’ufficio giusto a cui rivolgersi. E così ripartire da zero. La tipica odissea burocratica italiana.
Le sembrerà impossibile tutto ciò, nell’epoca della digitalizzazione e della circolazione dei dati a disposizione di tutti, ma è proprio così. La nautica da diporto non ha nulla di tutto questo. Non ha, nel 2018, un Registro Unico dati riguardanti le imbarcazioni da diporto. Sono relegati, nascosti, nei registri cartacei di 104 Capitanerie di Porto che non dialogano tra loro.
Eppure, lo sappia, a febbraio 2018 è passata definitivamente, approvata dal parlamento precedente, la riforma del Codice della Nautica che dava il via libera -buoni ultimi – alla nascita del Registro Telematico della Nautica.
Questo colpevole ritardo crea a cascata una serie infinita di problemi per il cittadino, figura molto cara a voi Governo del cambiamento. Per fargliela breve, capirà che così qualsiasi pratica relativa alla licenza di navigazione diventa un inferno per noi poveri proprietari di barche.
C’è un colpevole? Ci arriva voce che il vero problema che impedisce la nascita del benedetto Registro delle imbarcazioni non siano i costi di digitalizzazione. Lei, che sicuramente usa un qualsiasi foglio di calcolo sul suo computer capirà che oggi immettere dei dati e condividerli non è un costo esorbitante, ne è necessario un tempo infinito.
Il problema di questa situazione sembra siano le Capitanerie di Porto, restie a “mollare” i dati. Ministro Tonelli la prego di controllare se queste voci sono vere, magari facendo una chiamata al suo omologo della Difesa, il ministro Elisabetta Trenta, per poi concordare un incontro con il Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Valter Girardelli, da cui dipendono le Capitanerie di porto.
Solo così si capirà perché una legge approvata non ha ancora trovato applicazione. Ministro, se poi vuole avere qualche consiglio tecnico per accelerare la digitalizzazione del Registro Telematico Centrale della Nautica si ricordi che Lo Stato Italiano si è dotato di un dipartimento che si chiama Agenzia Digitale diretto da una persona di grandi capacità che si chiama Antonio Samaritani (speriamo venga riconfermato), nato proprio per favorire i processi di dialogo informatico tra soggetti pubblici. Hanno un bilancio di 220 milioni di euro con 95 dipendenti capaci. Per loro sarebbe un gioco da ragazzi far funzionare tutto in quattro e quattr’otto.
Ma prima, glielo ricordo ancora, faccia una bella riunione con il Ministro della Difesa, con il Capo di Stato Maggiore della Marina e con il responsabile delle Capitanerie di Porto. Così capirà chi e cosa rallenta questo processo, essenziale per la crescita del diporto in Italia. Altrimenti non se ne viene a capo di nulla.
Con gli speranzosi saluti di tutti i diportisti italiani, attendiamo sue nuove.
Luca Oriani
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4 commenti su “Caro ministro si dia da fare: scopra perché non c’è ancora il registro telematico!”
Ottima cosa , ricordo che il BUON SIG MURA è stato eletto al parlamento con i 5stelle
Speriamo sia utile alla vela ( oggetto che l’ha reso famoso e forse gli ha fatto prendere sicuramente dei voti utili ) e dia quanto Tutti CHIEDIAMO
E NON DIMENTICHIAMO I POSTI IN TRANSITO COME PROMESSO,
QUALCUNO ha già potuto verificare di persona se le cose sono migliorate per i posti in transito ?
Speriamo! certo che non fa neanche in tempo ad insediarsi che di casini da mettere a posto ce ne sono a iosa.
Ma ancora credete alla revisione del Codice del diporto, guarda caso pubblicato sulla gazzetta ufficiale proprio prima delle elezioni? Solo propaganda… Non ci sono i soldi per il registro telematico e tutte le altre menate, a meno di non reinserire la tassa di possesso! Allo stato attuale nessuna delle modifiche apportate è ad oggi in vigore, se non viene emesso il decreto attuativo. Per il decreto attuativo del Codice del 2005 ci sono voluti 3 anni, ovvero nel 2008! pazientate gente, pazientate
Aggiungerei solo un punto: mentre tutte le patenti “terrestri”
sono da tempo in forma di tesserino in plastica, solo quelle nautiche
restano in carta, benchè in un lontanissimo Salone di Genova la MCTC
avesse presentato in pompa magna tale documento, offrendo ai visitatori
un facsimile – che io conservo- come esempio.
Non parliamo poi delle procedure di rinnovo.