Italiani dispersi in Atlantico: la realtà è dura ma esistono elementi per sperare

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Di Antonio Voinea e Aldo Revello, che stavano navigando a bordo dell’Oceanis Clipper 473 Bright dalle Azzorre verso Gibilterra per riportare poi la barca a Spezia, non si ha nessuna notizia dal 2 maggio, data in cui l’Epirb ha emesso un segnale di emergenza 330 miglia a ESE di Punta Delgada, per poi non trasmettere più nulla. Dopo neanche tre giorni le autorità portoghesi hanno interrotto le ricerche. Le righe che leggerete non vogliono dare false speranze ad amici e familiari e non pretendono di fornire una ricostruzione dell’accaduto, ma vogliamo semplicemente porre alcuni ragionamenti logici e di buon senso sulla vicenda del Bright e su quello che sta accadendo in queste ore.

Partiamo da una dura, ma inevitabile, constatazione. Il Bright è realisticamente affondato. Non ci sono elementi, al momento, che possano fare pensare qualcosa di diverso. Ce lo dice l’unico segnale EPIRB emesso, probabilmente attivatosi in automatico, che lascerebbe pensare che l’EPIRB stesso abbia smesso di trasmettere perché andato a fondo con la barca. I resti avvistati dai ricognitori, anche se non è stato accertato che siano riconducibili al Bright, proprio perché avvistati nella zona di 300 miglia quadrate delle ricerche intorno all’ultimo segnale della barca, sono quanto meno sospetti. Una tesi avvalorata anche da un altro, probabile, elemento: è realistico che i due velisti oltre all’EPIRB avessero a bordo dei sistemi di localizzazione personale dato che il Bright era avvezzo alle navigazioni di altura in Oceano. Il fatto che questi non siano stati azionati fa ipotizzare che i due velisti fossero impossibilitati a farlo a causa della complessità della situazione.

Tutti elementi che collegati fra loro fanno immaginare un incidente grave: perdita della chiglia, collisione con oggetto sommerso,  e in ultimo, meno probabile, ma comunque da tenere in seria considerazione, quella di un’esplosione o un incendio. Un’altra delle ipotesi circolate sul web, quella dello speronamento da parte di una nave, ci sembra decisamente meno realistica dato che l’emergenza è scattata in pieno giorno e non di notte.

Partendo da questa obbligatoria constatazione, quella del più che probabile affondamento, che possibilità ci sono che i due velisti siano al riparo su una zattera? Non molte ma ci sono. Perché non molte? Perché nell’ipotesi di un affondamento veloce dovuto alla perdita della chiglia o alla collisione con un oggetto sommerso, potrebbe essere stato difficile, con la barca rovesciata o che imbarcava velocemente acqua, aprire la zattera. Ipotesi ancora più brutta, ma da prendere in considerazione, è che nella perdita della chiglia la barca si sia rovesciata repentinamente e i due velisti, che potevano essere in pozzetto dato il pieno giorno e il buon tempo, non siamo riusciti a restare a bordo ne a nuotare sotto la barca per recuperare la zattera. Ciò non significa che i due non possano essere attualmente al riparo di una zattera, non esistono infatti elementi che escludano ciò. 

Alla luce di tutto questo, come giudicare la decisione delle autorità portoghesi di interrompere le ricerche? Quanto meno prematura. Date le condizioni meteo buone, dato che l’incidente è avvenuto di giorno, la speranza anche piccola che i due italiani siano su una zattera esiste e andrebbe inseguita perché le zattere di salvataggio sono equipaggiate per garantire la sopravvivenza ai naufraghi anche per diversi giorni e due uomini adulti e in salute possono sopravvivere a lungo anche in simili condizioni. Non vogliamo alimentare false speranze, ma riteniamo che non sia stato ancora fatto tutto per scongiurare il peggio e riteniamo ragionevole che le ricerche vengano riprese ed estese come zona, dato che lo scarroccio dovuto a mare, vento e corrente, può fare derivare la zattera per centinaia di miglia.

Nel frattempo sul web è solidarietà unanime di tutti gli appassionati che stanno facendo pressioni sulla Farnesina tramite la mail unita.crisi@esteri.it per sollecitare le autorità italiane a riprendere il filo delle ricerche in collaborazione con quelle portoghesi. A tal proposito si segnala anche l’interessamento del deputato e velista Andrea Mura che, tramite un comunicato Facebook ufficiale, ha dichiarato di volere lanciare un’interrogazione urgente al Ministro degli Esteri.

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4 commenti su “Italiani dispersi in Atlantico: la realtà è dura ma esistono elementi per sperare”

  1. Francesco Tamburrano

    The article is well written and explains the most likely reasons why the boat sunk. Personally I believe the the loss of the keel is the most likely. I can’t avoid commenting that if the boat was unsinkable, the two sailors would have saved their lives. Catamarans and trimarans are compulsorily unsinkable. While for mono-hulls sailboats this solution is not only feasable, but largely applied in the past(I remind the ETAP Yachting Belgian boats, of which thousands sail the oceans, but other brands are well known), we have to admit that it is an expensive solution that the major boat-builders do not love at all.
    While to render it a compulsory international rule would drastically reduce the already limited number of casualties, we have to say that the previous FRENCH RULES (before the CEE rules 13 years ago) were considerably incentivating the construction and sale of unsinkable boats, which for instance were not obliged (under certain conditions) to adopt life rafts. Why not to envisage similar incentives for unsinkable boats and include them into international rules?
    We strongly suspect that the CEE rules were made under the pressure of the interests of some well-known boat builders. It is well known that most of any rules made by the CEE are made directly by the LOBBIES in Brussels, and backed and presented by Parliement representatives. The FRENCH RULES were probably the best example of LEGISLATION in favor od sea safety, much, much better thant the subsequent CEE rules which have taken over the individual State regulations, have eliminated the concept of “distance from the nearest safe harbour on the coast, and introduced absurd meteorological concepts like the height of the wawes. The “categories de navigation” by the FRENCH were absolutely superior.
    In short: we have seen many instances of loss of keels and other incidents with catastrophic consequences; il the boats were unsinkable, the consequences would have been negligible. Why not to incentivate tha construction of unsinkable sailboats and modify the CEE regulations consequently?

    Personally, I sail on an unsinkable boat since 1990 and, SIMPLY, I would not sail if unsinkable sailboats were not available! My ETAP ensures my life safety under any conditions. Additionally, I have eliminated any cooking gas on board to avoid fires: I cook only with alcohol stoves. So, I cannot sink and I cannot catch fire.
    Why not to make a movement in favour of higher sea safety ?
    I deeply hope our two sailors will be found ans serches further pursued
    Best regards
    Francesco Tamburrano

  2. Pietro Ciccio Supparo

    Da giorni, chi va per mare, e non solo a vela, e’ angosciato nel profondo di se stesso per la sorte dei due velisti.
    Angosciati perché sono persone normali, come noi, che vanno per mare per la sua bellezza, per le emozioni continue che ti puo’ dare, con una barca molto normale, e con la voglia di navigare bene, in pace, per il puro piacere di farlo.
    Le parole dell’ultimo filmato, non fosse per la situazione, danno a tutti un senso di gioia e di apertura alle sensazioni piu’ belle, che ci riportano esattamente a rivivere i NOSTRI momenti belli vissuti in navigazione, esattamente come loro due.
    Ed il pensare che forse sono in vita, su una zattera, in mezzo all’immenso Atlantico, soli, anzi solissimi, nell’acqua fredda del fondo gommato, con addosso cerate fradice, e fame, e sete, che pur non si puo’ placare per razionare al massimo quanto si ha… beh, … il solo pensiero di interrompere le ricerche, vorrei che non esistesse neanche.
    Alla prima guerra del Golfo, molti anni fa, i satelliti Americani, nelle settimane precedenti l’attacco avevano creato il proprio “registro automobilistico Iracheno”, perché, leggendo addirittura targhe e modelli di tutti gli automezzi circolanti, sapevano esattamente quale fosse il parco veicoli dell’avversario prima di iniziare la guerra.
    Sono passati molti anni, e la tecnologia ha sicuramente fatto passi da gigante, o anche piu’.
    I satelliti hanno registrato il volo del 747 Malese disperso in mare …
    Sicuramente hanno anche registrato quanto avvenuto al Bright…
    E allora, si trattera’ di buona volonta’, di essere in tanti a chiederlo, di far sentire forte la voce, ma …
    CHIEDIAMO FORTE l’AIUTO DI CHI GOVERNA I SATELLITI ! !
    E facciamolo subito, perché loro due sono la’, soli, anzi solissimi, in mezzo all’immenso Atlantico, al freddo, con le cerate fradice…

  3. Ciao a tutti.sto seguendo la vicenda giorno per giorno.purtroppo anche io credo nella rottura della chiglia o similari per cedimento strutturale.Le domande che mi pongo sono: dove Aldo tenesse l’epirb manuale e se il radar è in grado di avvisarti che sei in collisione con un container o cetaceo. Attendo vostre. Spero di poter abbracciare Aldo ed Antonio.

    1. Gentile Gianluca, sulla prima domanda ci è impossibile darle una risposta, sulla seconda ci sentiamo di escludere assolutamente che il Radar o qualsiasi altro strumento a bordo di un’imbarcazione da diporto come il Bright possano individuare un container o i cetacei. Speriamo quanto prima di potere dare delle buone notizie.
      La Redazione

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