“La vela è una perversione”. La riflessione di un umile tailer
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Dopo alcuni tentennamenti (“fake o non fake?”), pubblichiamo integralmente la mail che abbiamo ricevuto da parte di questo “anonimo tailer”, perché se da un lato riteniamo che firmarsi da un lato sia un atto dovuto, dall’altro non potevamo non condividere con voi questa “perla”. Siete d’accordo con quanto scrive nella sua riflessione su un certo tipo di vela d’altura?
LA VELA E’ UNA PERVERSIONE
Ciao Redazione,
vi scrivo per condividere con voi una riflessione, se volete pubblicarla fate pure. Ma non chiedetemi di fare nomi, perché non ve li dirò mai…
Tempo fa, in una regata d’altura (non vi dirò quale), ero a bordo di una barca piuttosto “tirata” (anche qui, nessun nome), imbarcato come tailer.
L’armatore, al timone, è una persona che definire facoltosa sarebbe un eufemismo. Top manager di una grande azienda (no, nessun nome!), è temuto e rispettato da tutti in ogni momento della sua vita.
Tranne in un breve lasso di tempo, compreso tra l’issata da parte della giuria della bandiera “I” (4 minuti alla partenza della regata) e il colpo di cannone una volta tagliata la linea d’arrivo. In quel breve periodo, l’armatore, che chiamerò Mister X, si trasforma in un docile agnellino, che a testa bassa incassa gli insulti costanti di un noto tattico prezzolato (non vi farò il nome) con importanti risultati alle spalle. “Orza!!! Cxxxxx! Guarda quei mxxxxx di filetti! Cxxxxx!!!! Sveglia!”. Coperto di insulti, Mister X sta zitto e prova a fare del suo meglio.
Ad ogni microerrore, segue un profluvio di insulti, anche personali, da far impallidire persino Vittorio Sgarbi. Io me ne sto buono buono al mio winch e non dico nulla: però se fossi io Mister X, il famoso tattico lo scaraventerei in acqua e lo lascerei lì sperando che passi uno squalo affamato. Ma con mio grande stupore, Mister X incassa. Anche dopo essere stato oggetto di pesanti accuse sulla dubbia moralità della propria madre.
Mi stupisco ancora di più quando a terra Mister X si avvicina al tattico e gli allunga un rotolo di banconote da 100 euro: è una “mancia” da aggiungere al compenso diario pattuito in precedenza. Sogno o son desto? Io gli avrei rifilato un cazzotto secco nei denti, e invece… la mancia???
Tornando in auto a casa dalla regata, però, rifletto un attimo. Basta aprire i giornali o accendere la TV, per essere informati che quel famoso rampollo di una dinastia di imprenditori organizzava festini hard a base di coca e sesso estremo, che quell’altro top manager, abituato a comandare, si faceva “schiavizzare” da una “dominatrice” (perdonate il linguaggio, ma quello è!), che uno dei “guru” della formula Uno amava girare video molto “strani”. Di come uno raggiunga il piacere, sia esso fisico o spirituale, non credo si debba discutere.
Probabilmente a Mister X, uomo di successo nella vita, piace farsi sgridare e trattare a pesci in faccia in regata da un tattico sanguigno e prezzolato. La sua “perversione” è vivere la vela in questo modo. Una perversione molto meno estrema di tante altre.
Alla fine sono contento per lui, chi sono io per giudicare? Sono solo un umile tailer.
Buon Vento!
(nessuna firma, indirizzo mail temporaneo)
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5 commenti su ““La vela è una perversione”. La riflessione di un umile tailer”
Questo è il motivo per cui, da armatore, preferisco fare anche il tattico!
Concordo su tutto tranne che sul paragonare questi armatori ai FIGLI di noti imprenditori , che sono cosa diversa dai loro PADRI imprenditori. Gianni Agnelli era uno che i “timoni” li voleva tenere in mano lui, sempre e comunque, nel bene e nel male!!
La realtà è che chi entra nel circolo “vizioso” delle regate ne diventa una vittima, perchè dopo aver speso tanti soldi si cerca di ottenere risultati a tutti i costi.
Realtà,quella descritta, vissuta solo un paio di volte su circa 400 regate fatte e le ricordo con un misto di imbarazzo e di tristezza. Si può essere professionali e vincenti anche senza queste atmosfere sado-maso che al di là del risultato lasciano certo un bel ricordo della giornata passata.
Se X ha dato al tattico un “rotolo di banconote” di premio dopo la regata, credo che il tattico abbia fatto un buon lavoro in mare.
Mister X poi si è comportato da uomo di successo anche in regata: ha scelto il consigliere giusto e, ovviamente, lo ha ascoltato per vincere.
Quanto al sado-maso ognuno lo vede dove vuole.
Marco Pellanda – Venezia Gio 19 Apr 2018
A me sembra tutto strano: la situazione descritta(va bene il consiglio giusto, ma l’educazione prima di tutto) e anche il fatto che si stata descritta (a noi che ci importa?)
Situazione vista e sentita, fortunatamente a bordo di altre imbarcazioni, un sacco di volte. Anch’io non faccio nomi di personaggi e interpreti. Tra i professionisti ci sono persone educate e gente che se la tira credendo di apparire più “forte” se urla e bestemmia per tutto il tempo: è anche questione di equilibrio psicofisico. A mio giudizio il buon marinaio non urla mai, qualche volta magari tira una madonna … per scaricare la tensione o per crearla. Poi sta agli armatori scegliersi il professionista che fa per loro. Tuttavia, con il rispetto dovuto a dei ragazzi che di una passione hanno saputo fare un mestiere , non mi piace vedere i pro – a volta anche quelli super titolati – alle regate di circolo. Ma è così in ogni sport: se non ce la fai a vincere da solo … nel ciclismo prendi le pozioni, nel tennis e nel golf cambi attrezzatura ogni tre mesi e via andare. Personalmente apprezzo assai di più le prestazioni di equipaggi dilettanti su imbarcazioni di serie a punto e ben portate che quelle degli armatori ricchi, con prototipi da regata full carbon ed equipaggi professionali. Non aggiungo altro quando, raramente, vedo i primi battere i secondi.