L’Italia torna dalla trasferta di World Cup a Miami con il sorriso della quasi trentratreenne romana Flavia Tartaglini, che nella classe RS:X ha conquistato la medaglia d’argento confermandosi, ancora una volta, come una delle frecce più appuntite dell’arsenale azzurro. Nella stessa classe si conferma anche il talento di Marta Maggetti, settima. Al netto di questo risultato, e delle note positive che arrivano dal Nacra 17 e dal 470 femminile, il bilancio da Miami non è esattamente di rose e fiori, anzi.
IL CASO BRESSANI, “DIMENTICATO” DALLA FIV
Lorenzo Bressani e Cecilia Zorzi hanno dimostrato grandi progressi nei Nacra 17, chiudendo la loro settimana al quinto posto e mostrandosi in crescita anche nel vento forte. Da sottolineare come Bressani-Zorzi erano presenti a Miami con il supporto dei loro sponsor e non inseriti nel programma federale. Curioso il “caso” di Rufo e Cecilia, le cui dichiarazioni sono state riportate, inevitabilmente dato il risultato, nel comunicato finale della FIV, mentre alla vigilia delle regate di Miami il CT Michele Marchesini analizzava così: “Già a novembre si è stabilito cosa fosse meglio per ciascuna squadra, e si è deciso di non partecipare con Finn, 49er FX e Nacra 17. Per questi ultimi da un lato ci siamo resi conto che già a Gamagori non erano presenti gli equipaggi più forti, e dall’altro abbiamo valutato che il livello della squadra azzurra sembra essere molto elevato e abbiamo preferito continuare con l’affinamento di alcuni dettagli proseguendo con gli allenamenti a Cagliari”.
La dichiarazione, rilasciata da un CT evidentemente molto sicuro dell’operato della Federvela (il podio di Miami dei Nacra, a parti invertite, è lo stesso podio olimpico 2016: forse, secondo noi, sarebbe stato utile prendere parte alla tappa), è ovviamente riferita ai due equipaggi di Nacra di interesse federale Tita-Banti e Bissaro-Frascari, che stanno continuando la loro preparazione a Cagliari. In questa fase Bressani-Zorzi non rientrano nei programmi federali, ma un Nacra 17 con il tricolore sulla vela a Miami c’era e ha regatato tra gli assoluti protagonisti.
LE ALTRE CLASSI? QUASI TUTTO DA DIMENTICARE
Benedetta Di Salle e Alessandra Dubini si confermano come le nostre atlete di punta nel 470 e, data anche la loro giovane età, l’ottavo posto finale è da salutare con favore. Ma il resto della ciurma?
Nessun equipaggio italiano presente nei Finn e nel 49er FX, mentre restiamo fuori dalla medal race in tutte le altre classi, ovvero RS:X uomini, Laser radial, laser standard, 49er, 470 maschile, pur essendo presenti a Miami con atleti sulla carta di valore, soprattutto per quanto riguarda le classi Laser (pensiamo a Francesco Marrai e Silvia Zennaro) e gli RS:X (Mattia Camboni).
“GIOVENTU’ BRUCIATA”?
L’Italia brilla, e stravince, nelle classi giovanili, vedi i risultati dal mondiale di Sanya e da quello 420 in Australia, ma nel momento di passare al “gioco dei grandi” qualcosa inevitabilmente finisce per rompersi. Ancora una volta torniamo a chiederci: che succede?
Senza intavolare processi, va sottolineato che questo 2018 inizia a essere un anno molto importante in ottica olimpiadi. All’appuntamento di Tokyo mancano ancora oltre due anni, ma è adesso che vanno costruiti i risultati futuri e, per una nazionale disperatamente a secco di medaglie da due olimpiadi, l’appuntamento del 2020 diventa quello senza appello, quello dove è vietato sbagliare e non esistono scuse. Per questo quello di Miami è più di un campanello d’allarme. Non possiamo più permetterci di avere un Marrai discontinuo come in passato, abbiamo bisogno che Silvia Zennaro “cresca” definitivamente, abbiamo bisogno di vedere sbocciare i nostri talenti nel 49er e di vedere arrivare al livello dei top Mattia Camboni negli RS:X, obbiettivo che può essere alla sua portata. Abbiamo bisogno di vedere in qualche modo rinascere il 470 maschile e di proteggere quello di buono che stanno facendo le giovani nel 470 femminile.
A conti fatti abbiamo bisogno di un bel po’ di cose per arrivare a Tokyo con fiducia, è bene pensarci, adesso siamo ancora in tempo, poi sarà, ancora una volta, troppo tardi.