Sorpresi dalla tempesta? Niente panico, ecco come mettervi alla cappa
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Cosa fare se in pochi minuti ci si ritrova nel bel mezzo di una tempesta? La prima cosa è cercare di mantenere la lucidità e non farsi sopraffare dalla paura. In questi momenti, il panico può rivelarsi un nemico peggiore del cattivo tempo. Le principali soluzioni che si prospettano a chi si trova in queste condizioni sono due: la prima, se mare e vento non permettono di navigare si è a debita distanza dalla costa, è mettersi alla cappa per evitare di procurare danni allo scafo, all’alberatura e alle persone a bordo; della seconda possibilità, ovvero quella di fuggire in poppa per allontanarsi da eventuali pericoli di collisione con la costa, ci occuperemo nel corso del prossimo focus. Ora vediamo come mettersi correttamente alla cappa.
LA CAPPA
La cappa è una manovra che ci permette di attendere il passaggio del cattivo tempo cercando di tenere il più possibile “ferma” la barca, grazie alle turbolenze create dalla chiglia che riescono a diminuire l’impatto delle onde. L’equilibrio si cerca utilizzando tre vele (randa, tormentina e vela di cappa) di cui le ultime due sono pensate apposta per il cattivo tempo. A seconda delle condizioni del vento e del mare, si sceglierà che tipo di cappa attuare.
Cappa filante – La randa (o la vela di cappa) è terzarolata e cazzata a ferro, la tormentina a prua è a collo e il timone è scontrato all’orza. A questo punto tutto dipende dalla reazione della barca: è possibile fare questa manovra con differenti combinazioni di vele fino a raggiungere il corretto equilibrio. Questa posizione permette all’equipaggio di rifugiarsi sottocoperta senza dimenticare di dare un’occhiata fuori ogni tanto.
Cappa secca – La randa e il fiocco sono ammainati e il timone è fissato sottovento in modo che la barca vada all’orza. Lo scafo prenderà così una posizione costante rispetto alle onde. Questa tecnica si utilizza quando il vento è troppo forte e non permette di tenere armate le vele, lo scafo si predisporrà da solo al traverso del moto ondoso generando un rollio fastidioso ma non pericoloso. La barca continuerà ad avanzare a 1 o 2 nodi per l’azione del vento sull’albero e delle onde sullo scafo. Questa posizione diventa pericolosa quando le condizioni peggiorano rischiando di danneggiare la coperta o di far scuffiare la barca.
Cappa con ancora galleggiante – L’ancora galleggiante permette di tenere la barca con la prua rivolta nella direzione delle onde e può essere fatta filare sia da poppa che da prua. Nel primo caso la barca rischia di imbarcare onde da dietro, mentre nel secondo caso, lo scafo è soggetto a un forte beccheggio a prua che potrebbe danneggiare il timone per i colpi subiti. L’ancora galleggiante si deve utilizzare solo in caso di assoluta necessità. Il suo lavoro infatti mette sotto sforzo sia la carena sia l’armo della barca, perché impedisce allo scafo di oltrepassare l’onda in modo naturale, forzandone il beccheggio. Per l’ancora galleggiante è consigliabile utilizzare una cima elastica di lunghezza pari alla distanza fra due onde consecutive.
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