Rifiuti a bordo: come gestirli al meglio per salvaguardare l'ambiente?
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Prosegue il nostro viaggio alla scoperta di tutti i segreti per la cambusa perfetta in barca. Nella prima puntata vi abbiamo parlato del profilo migliore da tenere per occuparsi della cambusa, evitando litigi e rispettando gli spazi altrui, nella seconda abbiamo stilato una lista di cosa avere in cucina per essere superaccessoriati, nella terza come e dove stivare i cibi, nella quarta i trucchi per la conservazione di frutta e verdura; nella quinta, abbiamo analizzato gli alcolici di bordo. Nella sesta, vi abbiamo spiegato come calcolare la giusta quantità di provviste da portare a bordo. In questa ultima puntata, ci occupiamo della cosa più importante, il “poi”. Come gestire al meglio i rifiuti di bordo per ridurre al massimo l’impatto ambientale. Buona lettura!
RIFIUTI A BORDO, COME GESTIRLI AL MEGLIO?
1. ORGANIZZARE LA CAMBUSA
Il primo modo per evitare di generare troppi rifiuti mentre si è in barca è sicuramente quello di organizzare al meglio la propria cambusa in modo che gli avanzi siano ridotti al minimo e che, anzi, gli stessi avanzi possano essere disponibili ad essere riutilizzati piuttosto che buttati (a mare) in ricette alternative.
Il che non vuol dire che in quei casi si tratti di ricette meno gustose e interessanti da provare. Semplicemente sono preparazioni che ricalcano un’importante filosofia di chi va per mare: che è quella che dice che è brutto sprecare le cose, soprattutto se facendolo si fanno anche dei danni all’ambiente generando una quantità eccessiva di rifiuti e gettandoli in mare. Cosa quest’ultima comunque da fare solo come estrema ratio e quindi da evitare per quanto possibile. Meglio allora partire da una gestione intelligente degli avanzi che è pure un modo di risparmiare sulla spesa per la cambusa oltre che un vero esercizio di creatività.
Anche se per improvvisare da soli piatti come polpette, polpettoni, timballi e frittate bisogna tener presente nella dispensa sull’acqua non possono mancare quegli elementi indispensabili per legare tra loro i sapori e gli ingredienti degli avanzi, come farina, latte, besciamella, panna, salsa di pomodoro, brodo e uova. Oltre ad una buona dose di erbe e spezie da sminuzzare all’ultimo minuto per donare un tocco in più a ogni nuovo piatto.
2. LO SMALTIMENTO
La gestione vera e propria dei rifiuti in barca comunque parte sempre dall’organizzazione dello smaltimento: fatto salvo che in mare non si butta nulla, tranne forse gli avanzi alimentari che possono diventare cibo per i pesci, e che si deve riportare a terra (o in porto) tutto quanto va a finire in pattumiera, la prima cosa che si deve fare è quella di separare bene i rifiuti per la raccolta differenziata. Innanzitutto la plastica che è un nemico terribile della natura e del mare in particolare. Basti pensare che una bottiglia di plastica lanciata tra le onde non si degrada mai completamente.
E che per consumare completamente i sacchetti costituiti da materie prime derivanti da prodotti petroliferi (come polietilene, polipropilene e pvc) e rendere innocua la loro presenza nell’ambiente ci vogliono circa 450 anni. Inoltre, proprio gli stessi sacchetti possono essere scambiati per una medusa e quindi ingeriti da balene, delfini e tartarughe, causando la loro morte per soffocamento o per occlusione intestinale. Un semplice tappo di plastica invece può essere inghiottito da un pesce di grossa taglia o da un uccello ed entrare così alla fine anche nella catena alimentare umana. Secondo le ultime statistiche è stato calcolato che i rifiuti di plastica uccidono ogni anno fino a un milione di uccelli marini, centomila mammiferi e un numero imprecisato, ma alto, di pesci. Senza dimenticare che disperdere un sacchetto può rivelarsi anche un fastidioso autogol, in quanto questi oggetti di plastica possono impigliarsi senza fatica nelle eliche e nelle prese a mare delle imbarcazioni causando danni e spese.
Raccolta differenziata della plastica assolutamente necessaria in barca ma anche quella del vetro: perché una bottiglia gettata in mare impiega fino a mille anni (!) per frantumersi in pezzi e sciogliersi completamente. E lo stesso vale per l’alluminio, una lattina degrada del tutto solo dopo 500 anni, e il polistirolo, che scompare dal mare anch’esso in dieci secoli. Anche la carta, considerata spesso come esempio di rifiuto biodegradabile non è così semplice da eliminare in natura: un fazzoletto usato infatti si distrugge in nove mesi. Ma gli esempi potrebbero continuare ancora: un mozzicone di sigaretta si degrada in “appena” cinque anni mentre un piccolo fiammifero per scomparire impiega sei mesi. Via libera al massimo ai rifiuti alimentari, intesi però solo come parti di un cibo che non vengono utilizzati a scopo alimentare, come ad esempio le foglie esterne della lattuga, le bucce delle patate e le lische.
Gli scarti del pesce utilizzato per cucinare, come abbiamo appena visto, fan parte dei rifiuti che possono anche essere gettati in mare, anche se è meglio scaricare anch’essi in porto. Ma la domanda importante è: come è possibile pulire al meglio tutti i “frutti” del mare, in modo di sfruttarne per le proprie ricette tutte le parti più importanti e gustose e non sprecare neanche un grammo delle loro qualità essenziali? ma questa è un’altra storia… Di cui ci occuperemo in futuro!
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