Prosegue il viaggio di Adriano Gatta sulla Rotta Sardegna – Trapani – Sardegna, in direzione “ostinata e contraria”, sul Sun Odyssey 40′ Bravo Papà 3. Ecco la tredicesima puntata…
♫ ♪
♫ Voglio andare ad Algheèro….
In compagnia di uno stranieèro♬♫
♬ ♪
Così cantava, con la sua splendida voce, la compianta Giuni Russo a metà degli anni ’80…..
Ed è proprio ad Alghero, l’enclave Catalana in terra di Sardegna, che, accompagnati da una splendida termica che per tutto il giorno ci ha accompagnato, arriviamo, non in compagnia di uno straniero (come recitava la canzone), ma con i nostri amici più cari.
C’eravamo lasciati, dopo il bagno a Sa Murena, all’ingresso del porto di Alghero dove, come succede sempre più spesso, veniamo prontamente avvicinati dai gommoni dei vari marina presenti in porto. Sergio, un amico di Saronno che tiene la barca a Calasetta, mi aveva raccomandato di ormeggiare sotto i bastioni, il marina più pittoresco, ma visto il prezzo (85€ non trattabili) ci affidiamo al secondo gommone che ci propone 60 euro.
<< ok, 100 € per due notti ? >> aggiudicato !!! e così decidiamo di restare per tre giorni ad Alghero per poter visitare anche Capo Caccia. Ormeggiamo al Ser-Mar del simpaticissimo Federico Crisafulli, un baldo ed efficientissimo 70enne palermitano, trapiantato qui, nell’estremo ovest della Sardegna. A darci una mano all’ormeggio c’è Paolo, un simpatico ragazzo di Alghero…..….
Alghero, città bellissima, con le sue mura ed i suoi bastioni a picco sul mare, con i vicoli lastricati, illuminati dal tramonto che infuoca Capo Caccia. Ma, tra una chiacchiera e l’altra, arriva l’ora di cena e ci rechiamo, per il classico struscio serale, lungo il porto e sui bastioni, al tramonto. Lo percorriamo tutto in direzione Sud e, giunti alla torre di San Giacomo troviamo un ristorante che ci ispira: The Kings; una rapida occhiata a Tripadvisor (non si sa mai) e, miracolosamente dopo un attesa di soli 15 minuti, il titolare Massimiliano (dite che siete velisti e soprattutto lettori del GdV) ci trova un tavolo con vista favolosa sul tramonto e sul promontorio di capo Caccia.
Non ci eravamo sbagliati: spettacolare !!!! Ma no, non il tramonto, a quello ci pensa la natura…. la Cena !!!! imperdiiibbbile
l’indomani mattina ci informiamo se è possibile visitare la grotta di Nettuno a Capo Caccia arrivandoci in barca ma, ahinoi, i 40 mt e passa di fondale e soprattutto la corrente e le onde ci consentono appena di doppiare, peraltro a fatica, il capo a motore ed ammirare la famosa scala scavata nella roccia ed il faro più alto d’Italia .
La torre in realtà è alta “solo” 24 mt ma il promontorio sulla quale è collocata, emerge dal mare per 186 mt. e quindi si contende, per pochi cm,con quello di Capo Palinuro il primato in altezza. La sua luce è visibile a 34 miglia di distanza, uno dei fari con maggiore visibilità nel Mediterraneo. La sua collocazione è molto particolare : si trova in cima ad un dirupo, proprio al di sopra delle famose Grotte di Nettuno, rifugio del dio del mare, una formazione geologica antichissima, scavata nella roccia a livello del mare, un trionfo di stalattiti e stalagmiti, raggiungibile via mare esclusivamente con le navette dedicate o tramite un’interminabile scalinata di 656 gradini, la “La scala del Capriolo -Escala del Cabirol( in Catalano)”. Resta comunque il punto più occidentale della Sardegna.
Rientriamo, a vela, per il pranzo, nella splendida baia di Porto Conte. Dopo un bagno nell’acqua cristallina (e fredda) della baia e dopo un “frugale “ pasto a bordo a base di specialità Algheresi, ci concediamo il giusto riposo, mollemente cullati dal maestrale che ci arriva smorzato dall’alta parete di roccia che abbiamo sopravento. Il giorno dopo si parte, inizia il viaggio a ritroso che ci riporterà a Trapani. Ma ci restano ancora alcuni luoghi da vedere, e dai quali mandarvi le nostre cartoline, come l’Isola del mal di Ventre, cala Zafferano e l’isola rossa…..
A presto e…..
Che Eolo sia con Voi….e con noi, ma dalla direzione giusta, almeno questa volta…….
Testo ed immagini di Adriano Gatta
Adriano Gatta, bresciano DOC, classe 1956, free-rider, alpinista, ex nazionale di judo, appassionato di fotografia (sono sue le foto che corredano il racconto), collabora da tempo con il Giornale della Vela.