La storia di Artù, il “re” della Laguna veneta

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Un maestro per lo più sconosciuto dello Yacht Design. Con un nome altisonante, Artù, e una mano magica. Così lo descrive Federico De Minerbi, suo genero, nella prefazione del libro “Le barche di Artù”. Un uomo che conosceva intimamente il mare e che con grande passione ha disegnato imbarcazioni con un profondo sottofondo adriatico e un’evidente influenza della progettazione navale inglese e americana.

LE BARCHE DI ARTU’. In questo libro (Ed. De Bastiani, 244 pp.), scritto e curato da Federico De Minerbi, sono raccolte le opere più significative di Artù Chiggiato, accompagnate, dove possibile, da suoi articoli pubblicati su riviste nautiche italiane e straniere.
Un’imbarcazione della serie Hispaniola. Nella foto sopra fotografata nel 2016 e nella foto a fianco al momento del varo nel 1955. Questa barca è stata realizzata dai cantieri D’Este su progetto di Artù Chiggiato.

Trascorreva il suo tempo a Venezia da dove contribuì a creare una nautica popolare con la proposta di barche a basso pescaggio, con deriva mobile e quindi perfette per la navigazione lagunare ma adatte anche a essere utilizzate per brevi crociere: questo tipo di imbarcazioni assunse il nome di “deriva veneta” ed era provvista di una piccola tuga, poteva ospitare 3 o 4 persone ed era lunga dai 6 agli 8 metri.

UNA MATITA PER VENEZIA
Nato nel 1902, oltre alle derive venete Artù Chiggiato progetta anche le mitiche Passere e diverse barche d’altura. Dopo essersi dedicato all’inizio della sua carriera alla progettazione di monoscafi, disegna per diletto barche per gli amici e quelle sociali per la Compagnia della Vela di Venezia. Ed è proprio questa città a plasmare i suoi progetti: durante la Seconda Guerra Mondiale i velisti veneziani possono navigare solo in laguna, e per farlo hanno biosgno di barche con poco pescaggio. Nascono cosi una serie di suoi progetti di derive dove l’influenza delle Passere di Lussino è evidente. Barche di varie dimensioni lunghe fino a 8,5 metri. I progetti delle sue derive sono oggi conservati nel miseo navale di Venezia, all’Arsenale. Una delle grandi innovazioni di Chiggiato fu la forma e la posizione della deriva “a mannaia”, ovvero sistemata in modo tale che non ostruisse il pagliolo all’interno della barca. Un sistema in seguito adottato anche per le sue barche d’altura. Tra queste i suoi progetti più rilevanti sono “Vento Perso” un bellissimo esempio di “double-ender”, uno scafo con la poppa a canoa e linee armoniche, diventato famoso per una mitica traversata atlantica. Altra barca di successo è stata Marina della serie Hispaniola, ancora navigante e realizzata nel 1955 dal cantiere D’Este, con cui Chiggiato collaborò per tanti anni.

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