Tutto quello che c'è da sapere per diventare un super-cambusiere – Prima Puntata
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Andare per mare è da sempre un simbolo di libertà e un’attività che permette agli appassionati di uscire dalla solita routine cittadina per godere di un divertimento e, soprattutto, di un relax unico a stretto contatto con la natura. E il relax non è mai del tutto tale, se non permettere di rompere tutti gli schemi che costringono le attività della vita quotidiana, compresi quelli della tavola. Si, perché quando si sta in barca si perdono anche quelle costringenti abitudini alimentari che vogliono che si facciano almeno tre pasti al giorno (colazione, pranzo e cena) e che si preparino per ognuno dei due principali le pietanze secondo lo schema primo/secondo/dolce.
In barca perciò la libertà è totale, anche di scelta del menu da offrire agli ospiti e di quello da preparare per sé. Cercare la libertà e la creatività nell’alimentazione non significa però dimenticarsi quanto è fondamentale organizzare una corretta scelta e gestione delle provviste e della cambusa della barca. E come ben sa chi naviga, quest’ultima è una delle incombenze più complesse da gestire e da suddividere tra i membri dell’equipaggio. Indipendentemente dalla lunghezza del viaggio, ma ovviamente sempre più impegnativa tanto più sono i giorni e le notti da passare sul mare.
Se perciò, in prima istanza, è bene conoscere le regole fondamentali per la realizzazione della cambusa – come ad esempio quella che recita che bisogna ben valutare quali porti e approdi si ha intenzione di toccare e di conseguenza quali generi alimentari si potranno prendere di volta in volta durante la navigazione e che quindi è sempre bene, ad esempio rifornirsi di generi alimentari deperibili (verdura, formaggi, carne) durante le varie soste in porto, per lasciare spazio a quelle cibarie (la pasta, ad esempio, se si pensa di far rotta verso l’estero) -, da non sottovalutare è l’attribuzione della responsabilità del fare la spesa prima della partenza.
CHI FARA’ LA SPESA?
Decisivo compito, che sottostà infatti anche alla creazione della parte permanente della cambusa, quella dalla quale attingere mentre si è in mare o durante la sosta in baie deserte, questo viene spesso a bordo delegato alla persona meno competente di mare, anche magari per tenerla occupata. Dimenticandosi però che è necessaria una conoscenza “tecnica” approfondita anche e soprattutto per organizzare una parte importante del viaggio come la dispensa, che cambia in funzione di molte variabili: la lunghezza delle tappe e i gusti di tutti gli ospiti, giusto per dirne due. Per questo motivo, o si manda a fare provviste una persona poco esperta di navigazione, ma dotandola di una lista della spesa precisissima (anche perché chi si occupa magari quotidianamente di fare la spesa in città, non è assodato che lo possa fare anche per la barca) oppure si incarica uno degli esperti dell’equipaggio.
PER EVITARE LITIGI
Tanto più che al momento dello stivaggio delle provviste in barca sarà comunque necessaria la presenza di qualcuno che sappia bene come suddividere e stivare le diverse tipologie di alimenti. Quindi è bene innanzitutto non salpare litigando e rinfacciandosi le mancanze nell’organizzazione della cambusa, ma è importantissimo anche evitare di discutere a proposito di chi, come e quando debba avere il compito di trasformare quelle provviste in succulenti spuntini, pranzi e cene. Anche perché mangiare e mangiar bene in compagnia è uno dei massimi piaceri della vita di bordo è non va bene che al contrario sia attività foriera di problemi e discussioni.
Secondo questa logica insomma bisognerebbe che ognuno dei membri dell’equipaggio, a rotazione, avesse il proprio turno di cucina per evitare che si possano creare attriti e litigi su come dover fare o meno un piatto. Escludendo però quelle persone che, anche a loro avviso, siano evidentemente incapaci di adempiere a una tanto importante mansione.
L’IMPORTANZA DELL’ORDINE E DELLA CAPACITA’
Anche perché cucinare a bordo è uno sforzo che non richiede solo delle capacità culinarie, ma anche la voglia di spignattare tra i fornelli in spazi obiettivamente angusti e magari in momenti nei quali il mare costringa a un certo gioco di equilibrio. Proprio per questo occorre essere molto ordinati e attenti anche per motivi di sicurezza dell’intera imbarcazione (utilizzando fiamme libere, pentole a pressione e forni a microonde ad esempio) e di igiene. Quindi va in corvé chi è capace ma anche chi se la sente senza esserci obbligato. Mangiare, come dicevamo, è un piacere anche e soprattutto in barca e per ottenere una cucina che soddisfi anche i gusti da gourmet dell’equipaggio e non solo il mero nutrimento in termini di calorie, chi va in cucina deve essere in grado di garantire ordine e metodo ma anche capacità culinarie almeno di livello medio.
ALCOL A BORDO? SI GRAZIE, MA…
Resta il fatto che le ridotte dimensioni di una cambusa e l’impossibilità di portare con sé in barca tutti i cibi che si mangerebbero in città può essere un’ottima scusa per garantirsi un regime alimentare più equlibrato e organizzato. In cambusa insieme al cibo però va stivato un altro genere di conforto che è sempre stato molto amato dai marinai di tutte le epoche e latitudine: i beveraggi. Andando infatti a ripercorrere la lunga storia della marineria, attraverso i tanti libri e film che l’hanno raccontata anche al grande pubblico, è evidente come una sana e buona dose di bevande alcoliche è un must di ogni navigazione.
Che si decida però di fare ampie scorte di vino o birra, di superalcolici o di bollicine (non la coca-cola, che comunque può stare in cambusa tranquillamente per dissetare gelata i marinai, ma spumanti, champagne e affini), un principio fondamentale da tenere presente è quello di non esagerare mai. E non solo per una questione di sicurezza legata alla navigazione in sé o alla deambulazione sopra e sotto coperta, ma anche per evitare di creare spiacevoli inconvenienti e litigi con i propri compagni di viaggio. Ricordarsi sempre che si vive in spazi ristretti e che le convivenza a bordo si basa sempre anche sul rispetto degli spazi altrui.
Ben vengano i cocktail, ma ricordiamo che vanno consumati appunto con la giusta moderazione e, perché no, seguendo un antico adagio della marineria anglosassone, “never before sunset”, mai prima del tramonto. Lasciare alle tranquille serate in porto o in rada la gioia di un momento di libagione comune può anzi aiutare a cementare lo spirito di gruppo e l’armonia di ogni equipaggio…
CONTINUA…
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