
Un’inusuale ospite femminile a bordo di Vanitie nella Coppa America del 1920. Lei in gonna plissettata e golf di cotone, lui con giacca monopetto di tweed e cappello a falda larga.
Ah, i gloriosi Anni 30, l’epoca dei J Class, delle barche eleganti e (lo scopriremo poi) dal fascino immortale. Proprio in quegli anni nacque un vero e proprio abbigliamento nautico.
Prima degli anni ’30 in barca si andava con un mix tra vestiti cittadini e vestiario usato da pescatori e marinai di professione. Con i J Class nasce un nuovo modo di vestire creato “ad hoc” per la barca. Le scarpe da barca come le intendiamo oggi, nascono proprio allora. Le maglie aderenti che non impacciano i movimenti (non quelle goffe e pesanti dei pescatori) vengono usate dai timonieri e quando si usa ancora giacca e cravatta (sì, in barca si andava anche così) i tagli sartoriali sono adeguati all’uso sportivo e i tessuti scelti per resistere agli agenti marini.
COME CI SI VESTIVA IN BARCA NEGLI ANNI 30
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Sherman Hoyt, amico di Vanderbilt, era un vero asso al timone nelle
regate universitarie. Vanderbilt se ne ricorda
e nel 1934 prende
il timone di Rainbow dopo che l’avversario inglese Endeavour
li aveva superati.
Vince la regata. Notate
la maglia in lana
aderente con collo e chiusura a “polo”.
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Nel 1937, dopo la Grande Depressione cambia il modo di progettare le barche, ma anche l’abbigliamento si fa più “easy”. Il rivoluzionario progettista Olin Stephens abbandona la camicia bianca e la cravatta e sfoggia un’attualissima tee shirt blu aderente abbinata a pantaloni larghissimi con risvolto. Gli occhiali sono da premio di eleganza.
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Mike Vanderbilt al timone di Rainbow nel 1934. Perfetto e attualissimo il suo abbigliamento. Golf a girocollo attillato in cotone bianco a maglia larga e classica visiera.
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Nel 1934 per la prima volta le donne salgono a bordo in regata durante la Coppa America. La signora Sopwith è a bordo dello sfidante inglese Endeavour, di proprietà di suo marito, in qualità di cronometrista. Qui è in compagnia dell’amica Lady Leone. Fa freddo nelle acque inglesi, cappotto, basco e sciarpa sono d’obbligo.
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Venti marinai erano necessari per issare la randa di Endeavour.
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Il progettista inglese Charles Nicholson a bordo del suo Endeavour nel 1934. Abbigliamento misto per lui: indossa la tuta riservata ai marinai professionisti per non sporcare la sua normale divisa camicia/cravatta, ma non rinuncia al cappello da “capitano” in luogo del berretto da marinaio.
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Harold Vanberbilt e signora al varo del nuovo Rainbow (1933). Per ripararsi dalla pioggia indossano un impermeabile in tela cerata, Da notare il collo con bavero rialzato e
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Un’inusuale ospite femminile a bordo di Vanitie nella Coppa America del 1920. Lei in gonna plissettata e golf di cotone, lui con giacca monopetto di tweed e cappello a falda larga.
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Harold S. Vanderbilt al timone del suo Enterprise che condusse alla vittoria della Coppa America nel 1930.
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L’equipaggio del J Class Yankee che partecipò alle selezioni del defender nel 1930. I membri non professionisti sono in camicia e cravatta mentre i marinai professionisti indossano tute bianche in tela con rinforzi e il classico cappello da marinaio.
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Navigazione in bolina stretta per il J Class Enterprise, da notare il dinghy a fasciame all’inglese che funge da zattera di salvataggio.
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A rivedere queste foto d’epoca dell’epopea dei J Class una cosa salta subito all’occhio, la classe e la sobrietà di quell’abbigliamento. Guardate quanto è attuale il magnate Mike Vanderbilt al timone di Rainbow durante la Coppa America del 1934, il suo golf attillato in cotone a maglia larga sembra uscito da una collezione presentata quest’anno!
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4 Comments
com’è cambiata il modo di vestire dei marinai….. una volta erano effettivament più sopbri, avete fatto un bellissmo artico con delle bellissime foto storiche
Fui à dermatologista, que me indicou Pantogar, mas também deixou caso fórmula para manipulação.
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Bellissimo!! Un giorno navigherò intorno al mondo. Adoro la vela classica.