developed and seo specialist Franco Danese
L’Oceano non è per tutti. Se non sei preparato, l’Oceano ti uccide. C’è stato un altro morto alla Clipper Round the World Race (il giro del mondo a tappe su monotipi di 70 piedi ideato da Robin Knox-Johnston), l’avvocato inglese di 60 anni Simon Speirs (nella foto), che è caduto fuoribordo in Indiano spazzato via da un’onda (era legato ma la cintura di sicurezza pare abbia ceduto) mentre stava aiutando altri due membri dell’equipaggio (la barca è Welcome to Great) a cambiare lo yankee (il fiocco con la la base tagliata altissima per evitare le onde).
E’ la terza persona che perde la vita nelle ultime due edizioni: nella scorsa Clipper erano Morti Andrew Ashman, ucciso da un colpo di boma e Sarah Young, caduta in mare.
Il format della regata prevede che tutto l’equipaggio, skipper a parte, sia formato da non professionisti che pagano (anche profumatamente) per partecipare alle varie tappe. Spesso accade che chi prende parte a quella che viene venduta come esperienza di vita sia un vero e proprio profano della vela. Certo, i team prima di partire sono sottoposti a sessioni di allenamento intensivo, ma diciamolo: non si diventa navigatori oceanici con un corso. E la Clipper Round the World non è la ARC, dove si naviga in sicurezza sospinti dall’Aliseo, qui si va ad una latitudine molto più bassa e pericolosa.
I numeri parlano chiaro. Tre morti in due edizioni, non c’è molto da aggiungere: gli organizzatori dovranno investire maggiormente sulla preparazione (di barche ed equipaggi) e sulla sicurezza.
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