Ci sarà o non ci sarà? Quando sono arrivata in banchina a Port Ginesta (un marina a pochi chilometri da Barcellona) per le prove del cantiere francese Beneteau, il mio sguardo lo cercava disperatamente, non avevo la certezza che si sarebbe stato, dipendeva dalla condizioni del mare dato il trasferimento dalla Francia atlantica. E invece eccolo: il Figaro 3 era in banchina con la randa già mezza issata, come per dire “cosa stai aspettando, andiamo?”
Usciamo subito e mi metto al timone perché non vedo l’ora di provare le sensazioni di questa barca che seguo da quando ho visto i primi progetti, la prima barca di serie dotata di foil e pensata come imbarcazione per partecipare al prossimo Solitaire du Figaro, per il quale è in programma la costruzione di trenta o quaranta barche.
Al timone tutto è subito facile, le condizioni di vento e mare erano perfette per il test, vento intorno ai 10-12 nodi, onda quasi assente. La sensazione è quella di navigare su una derivona, il timone è morbido e reattivo, la barca reagisce in fretta e accelera ad ogni stimolo dato in maniera corretta. E’ subito sorriso a 36 denti, si vola!
Ma andiamo subito all’argomento più “succulento” di questa prova. Come funzionano questi foil? E facile averci a che fare? Vi mostriamo questi video dove ve li mostriamo in azione e dove ve ne spieghiamo il funzionamento.
Thomas ci spiega come il primo motivo per cui sono stati progettati i foil è per evitare i ballast da 300 litri che caratterizzavano il Figaro 2. La loro funzione principale è quella di migliorare il momento raddrizzante della barca e avere allo stesso tempo una barca più leggera (il foil pesa infatti solo 36 chili) e di conseguenza più veloce. Inoltre i foil, grazie alla loro spinta verticale, permettono di avere meno trascinamento d’acqua diminuendo la superficie bagnata dello scafo. Più i foil vengono messi in forza ruotandoli verso prua grazie a un’apposita regolazione, più aumenta la spinta verticale che agisce sulla barca.
Utilizzare i foil è molto semplice, nel caso del Figaro 3 si naviga sempre con gli alettoni fuori, quello sottovento immerso e quello sopravvento a pelo d’acqua (i 36 chili di quello sopravvento contribuiscono a migliorare ulteriormente il momento raddrizzante); questo perchè quando i foil sono richiamati in barca la parte che rimane esterna è completamente immersa in acqua e farebbe da freno. Le regolazioni sono tre, una per lanciarlo fuori, una per richiamarlo in barca e una per regolarne l’inclinazione di sei gradi verso prua. Il tutto è molto semplice: sono sufficienti un winch e una maniglia. Guardate come.
Per quanto riguarda la navigazione, ovviamente di bolina si ha la necessità di un maggiore momento raddrizzante, più il vento aumenta più il foil subirà una rotazione verso prua che andrà a migliorare il momento raddrizzante e la stabilità della barca. Stesso discorso vale per quando si naviga di lasco, le regolazione del foil varia in base all’intensità del vento, più aumenta più si cercherà si spingere la barca verticalmente e di farla volare.
Ma quando non si utilizzano dove vanno a finire i foil? Ve lo mostriamo in questo ultimo video.
Tutti i numeri a vela, i particolari costruttivi e i dettagli della nostra prova, sui prossimi numeri cartacei del Giornale della Vela.
1 commento su “PROVATA Figaro 3 – Come funzionano i foil su una barca di serie? VIDEO”
Molto scettico.
Un’altra cosa a bordo che si puo’ rompere.
Marco Pellanda – Venezia