
In molti dicono : “Io la Middle Sea la faccio solo con una barca da 45-50 piedi in su, bello comodo”. Punto di vista condivisibile, ma, lasciatecelo dire, farla con una barca piccola e vincerla ha tutto un altro sapore e l’impresa assume una dimensione ben diversa (leggi QUI). Attenzione però perché la “piccola” barca in questione, il JPK 10.80 (costruita da JPK Composites e lanciata nel 2014) Bogatyr di Igor Rytov, di “small” ha solo la lunghezza, perché se andiamo a vedere le performance e le caratteristiche tecniche di questo progetto ci rendiamo presto conto che non si tratta di una barca qualsiasi.

Partiamo dai numeri di Bogatyr alla Middle Sea Race 2017: il JPK 10.80 russo ha coperto le 608 miglia teoriche del percorso in 3 giorni, 16 ore, 23 minuti e 5 secondi, alla velocità media di circa 6.9 nodi. In realtà le miglia effettive percorse da Bogatyr sono state 666, alla media di oltre 7.5 nodi. Considerate le fasi di bonaccia e di vento molto leggero in avvicinamento allo Stretto di Messina, la media di 7.5 nodi è stata costruita nella durissima bolina tra Stromboli e Favignana (LA BURRASCA SU SAGOLA-VIDEO), con vento fino e oltre 40 nodi e picchi di onda a 4 metri (GUARDA ANCHE IL RACCONTO ON BOARD SU BORA FAST), e soprattutto nella discesa verso Pantelleria e Lampedusa dove, tracker alla mano, il JPK 10.80 ha tenuto medie ampiamente superiori ai 10 nodi di velocità, con punte ben superiori ai 15 nodi.
BOGATYR AL PASSAGGIO DELLO STRETTO – LA FOTOGALLERY DI TATIANA COSTANTINO
Il che ci fa arrivare dritti alla prima considerazione: il JPK 10.80 è si una piccola barca, ma è planante ed è grazie a questa sua caratteristica che è arrivato un simile risultato, impossibile per una barca dislocante in queste condizioni. Barca planante significa meno sollecitazioni all’attrezzatura nella dura discesa del Canale di Sicilia, meno rischi di rottura, maggiore sicurezza per l’equipaggio che ha potuto quindi “spingere” al massimo con minori rischi.

Il JPK 10.80 è una barca espressamente pensata per le regate offshore e la crociera molto sportiva, un progetto concepito per il regolamento IRC, disegnata da Jacques Valer – uno dei grandi interpreti del mondo IRC – ma con caratteristiche generalmente all round. Baglio massimo pronunciato, 3, 65 mt, e arretrato per avere potenza e stabilità nei laschi con vento forte e onda. Leggero spigolo a poppa, che termina molto prima di mezza nave, per navigare al meglio di bolina con molto vento, ma volumi anteriori fini e rotondi per non essere penalizzata nel vento leggero.

Per quanto riguarda le appendici, doppio timone quasi obbligato data la larghezza e chiglia a forma trapezoidale tipica del regolamento IRC che garantisce performance molto elevate soprattutto alle portanti data la sua minore resistenza idrodinamica. Ma attenzione, ciò non significa che di bolina il JPK soffra, anzi: l’immersione a 2,20 mt per una barca di questa lunghezza è notevole, soprattutto se si considera che su un dislocamento di appena 4750 kg ben 2150 sono concentrati in chiglia per garantire un elevato momento raddrizzante. Il tutto unito a una buona, rigida e solida costruzione in sottovuoto, impiegando per lo scafo il sandwich di vetro, airex e resina vinilestere. La leggerezza della costruzione consente di avere un piano velico non necessariamente “enorme”: 40 mq di randa, 33 di fiocco a bassa sovrapposizione, 105 mq di spinnaker simmetrico e 120 di asimmetrico. Numeri importanti, ma non XXL considerata la lunghezza della barca.

E’ così che Bogatyr ha “tenuto botta” nella bolina dura, grazie anche ovviamente alla marineria del suo equipaggio nel quale figuravano diversi velisti professionisti provenienti dal mondo dei monotipi, per poi andare a vincere la sua Middle Sea Race nella discesa “furiosa” del Canale di Sicilia.
Un progetto con il vizietto della vittoria: molti ricorderanno infatti che nel 2015 fu proprio un JPK 10.80, Courier du Leon di Géry Trentesaux, a vincere il Fastnet nella classifica overall. Ma c’è di più, e qui entriamo nei meriti generali del cantiere: nel 2013 a vincere il Fastnet fu ancora un JPK, ma addirittura l’ancor più piccolo 10.10 e, pensate un po’, con un equipaggio composto solo da padre e figlio, i francesi Pascal e Alexis Loison su Night and Day. E qui giungiamo a una delle ultime considerazioni su queste barche: tutti i JPK sono generalmente concepiti anche per essere condotti in equipaggio ridotto, il layout delle manovre è ad alta ergonomia e con un livello di demoltiplica e cura degli angoli di tiro teso a conferire il massimo confort ed efficienza al lavoro dell’equipaggio. Tutto al posto giusto e ben dimensionato, così come deve essere su una barca a vela con simili ambizioni e caratteristiche.
Scheda tecnica
Cantiere: JPK Composites www.jpk.fr – jpk.composites@wanadoo.fr
Progettista: Jacques Valer
Lunghezza: 10.80 mt
Larghezza: 3,65 mt
Dislocamento: 4750 kg
Randa: 40 mq
Fiocco: 33 mq
Spinnaker: 105 mq
Asimmetrico: 120 mq
Prezzo base: 159.000 tasse escluse
Mauro Giuffrè