
Vi stiamo presentando, in ordine di tempo, quelle che secondo noi sono le 30 barche mitiche della storia della vela. Hanno fatto imprese, riuscite e non, hanno segnato la storia dello yachting moderno, hanno stupito perché hanno osato anticipare i tempi. Non le troverete mai esposte in un museo reale, noi ve le mostriamo, vi raccontiamo le loro incredibili storie e vi invitiamo a votare online la vostra preferita.
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DUE BARCHE MITICHE
Lo scafo che segna l’ingresso italiano alla Louis Vuitton Cup nel 1983 a Newport, promosso dal principe Kharim Aga Khan e da Gianni Agnelli, venne costruito tra il febbraio e il luglio dell’82 a Pesaro. Ad Andrea Vallicelli, Vittorio Mariani, Nicola Sironi e Patrizia Ferri venne affidato il progetto della barca (i quali assunsero come termine di paragone Enterprise di Olin Stephens, barca utilizzata nella Coppa America del ’77 da Lowell North), le vele furono curate da Guido Cavalazzi.
Un team italiano, in tutto e per tutto, a bordo di uno scafo in lega di alluminio con chiglia in piombo. Azzurra era lunga 19,98 metri e larga 3,81: gli slanci abbastanza lunghi e le linee dello scafo, che si prolungavano oltre la poppa, conferivano alla barca un’armonia difficile da riscontrare nelle moderne imbarcazioni di stazza IACC, senza pregiudicarne le prestazioni. Il team, capitanato da Cino Ricci, con al timone Mauro Pelaschier, raggiunse le semifinali della Louis Vuitton Cup, permettendosi anche di battere, nei gironi, Australia II di John Bertrand, che vincerà la Coppa.
Nella foto, sopra, è impegnata nel match-race (vinto) contro la grande sorpresa del 1983, Australia II (19,21 x 3,64 m), timonata da John Bertrand e progettata da Ben Lexcen: la barca che vinse la Coppa America strappandola agli americani dopo 132 anni! La sua efficacissima chiglia dotata di “alette” fu al centro di una furiosa e infinita polemica (di cui vi parliamo qui).