La prima barca a vela intorno al mondo: la storia dello Spray
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Vi stiamo presentando, in ordine di tempo, quelle che secondo noi sono le 30 barche mitiche della storia della vela. Hanno fatto imprese, riuscite e non, hanno segnato la storia dello yachting moderno, hanno stupito perché hanno osato anticipare i tempi. Non le troverete mai esposte in un museo reale, noi ve le mostriamo, vi raccontiamo le loro incredibili storie e vi invitiamo a votare online la vostra preferita.
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Oggi il viaggio nel nostro “museo virtuale” prosegue con la prima barca con cui un marinaio fece il giro del mondo in solitario, lo Spray di Joshua Slocum.
LO SPRAY, LA PRIMA BARCA A VELA INTORNO AL MONDO (1895-1898)
Lo Spray, la barca con la quale Slocum fece il primo giro del mondo in solitario della storia della vela – impiegò tre anni, due mesi e due giorni per circumnavigare il globo (1895-1898) – era uno sloop di 11,20 metri che lui stesso si costruì. La “nave” era in realtà uno sloop quasi centenario che in passato era stato adibito alla pesca delle ostriche e che giaceva su un prato di Fairhaven, nel Massachusetts, in stato di abbandono.
Poco più di un relitto che nessuna riparazione avrebbe rimesso in sesto: Slocum lo ricostruì seguendone il modello e le linee originali. La chiglia e le ordinate furono rifatte utilizzando il legno di quercia che abbondava nei dintorni. Per dare la piega voluta alle coste, Slocum allestì una camera a vapore di fortuna e «una marmitta a mo’ di caldaia». Per il fasciame e la coperta usò il legno di pino. Le sovrastrutture sul ponte erano due, una sul boccaporto principale, di circa 2 metri per 2, ad uso di cucinetta e l’altra, all’estrema poppa, per una tuga di 3 metri per 3,60 ad uso di cabina; entrambe sporgevano di circa un metro sopra il ponte.
Lo scafo, così terminato, misurava 11,20 metri di lunghezza fuori tutto per 4,32 di larghezza, con una stazza netta di 9 tonnellate. Dopo il calafataggio e la verniciatura, fu infine montato l’albero di maestra, ricavato da «uno splendido spruce del New Hampshire». Lo Spray era pronto per il varo. Era costato 553,62 dollari di puro materiale e 13 mesi di lavoro. Giunto a Rio de Janeiro, dopo diverse miglia percorse, Joshua Slocum decise di attrezzare lo Spray a yawl, ritenendo quest’armo più adatto per la navigazione in solitario.
LA FINE DELLO SPRAY E DI SLOCUM
All’una del mattino del 27 giugno 1898, lo Spray entrò nel porto di Newport, nel Rhode Island. Il capitano Slocum aveva navigato per 46mila miglia in tre anni, due mesi e due giorni. I giornali, tutti presi dalle notizie della guerra ispano-americana scoppiata due mesi prima, ne dettero soltanto qualche cenno. Alcuni arrivarono a dire che la circumnavigazione era un falso, benché Slocum fosse in grado di mostrare la licenza di navigazione con i timbri di tutti i porti che aveva toccato. Due giorni dopo l’arrivo a Newport, Slocum sentì il desiderio di tornare là da dove era partito, a Fairhaven.
Ormeggiò lo Spray «allo stesso palo di cedro piantato sulla riva per trattenerlo al momento del varo». Si sentiva vivo solo a bordo dello Spray, nell’immensità dell’oceano. Nel 1903 ricominciò a navigare da solo. Andava a svernare nelle Indie Occidentali e ogni anno tornava a terra sempre più cupo. Il 14 novembre 1909 partì di nuovo. E non fece più ritorno.
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2 commenti su “La prima barca a vela intorno al mondo: la storia dello Spray”
Ho letto quanto scritto a proposito dello Spray. Carta, matita,gomma, una ruga e tanta pazienza, ho rifatto il disegno e costruito il modellino.
E’ venuto bene. A lavoro ultimato, ho notato che il bompresso non è montato al centro nave ma messo di lato come tradizione inglese.. Non posso pubblicare nemmeno una foto piccina.
Ora è insieme a tutti i miei altri modellini. Chi sa che fine faranno. Sono anziano e non li vuole nessuno.. Li porterò tutti e trenta sulla spiaggia e ne farò un bel falò.
La capisco ma i modelli, per me, sono come i libri. In essi è racchiusa non solo la storia e i segreti della nave ma, anche, tutto il tempo che ci è voluto per costruirli, i sogni, le sere d’inverno passate a lavorare su un pezzo che non voleva venire o un bozzello che non si lasciava infilare. Non li bruci, lasci a chi verrà dopo di lei o di noi la scelta se perpretare quei ricordi, quegli attimi o, ahimé, cancellarli. Lello Castagnozzi di Ariano Irpino, biblofilo, scrittore che non pubblica, modellista di navi a vela e appassionato di marineria. “Nihil Desperandum”