
Ve lo avevamo anticipato, ma adesso sta navigando e le prime immagini dicono subito molto, tantissimo sul nuovo Figaro 3. Basta osservarlo navigare per capire subito come i foil facciano la differenza: guardate queste foto e notate come il nuovo super monotipo di serie della Beneteau tiene la prua alta di bolina, tradendo l’effetto lift (sollevamento) generato dalle appendici. Qualcuno potrebbe pensare che le foto a prua alta siano state abilmente scattate sull’onda, ma si nota chiaramente lo stato generalmente calmo del mare e l’assetto prua poppa parallelo all’acqua che conferma il grande lavoro delle nuove appendici.
Come detto i foil del nuovo Figaro 3 non generanno il full foiling in stile cat, ma serviranno a determinare una drastica riduzione della resistenza idrodinamica e accenni di volo alle andature portanti con aria medio-forte.
Questo monotipo è stato concepito per correre la mitica Solitaire (regata in solitario a tappe, super classica della course au large d’oltremanica), ma il bello è che, volendo, tutti possiamo acquistarlo e navigarci essendo una vera e propria barca di serie.
Ovvio, non sarà una barca necessariamente facile, è però un mezzo che nasce per le regate d’altura quindi costruito in maniera robusta e sicura, concepita dallo studio di architetti Van Peteghem Lauriot-Prévost (VPLP) che ha dominato gli ultimi Vendée Globe.
Diversamente dai foils degli Imoca 60, i foils del FB3 avranno un profilo rivolto verso l’interno. La loro funzione è diversa : sono dei foils versatili che riducono lo scarroccio e migliorano il momento raddrizzante senza aumentare il dislocamento, oltre a fornire un effetto lift che riduce la resistenza idrodinamica.
La barca peserà appena 2900 kg per una lunghezza di 10.85 mt e promette di essere una delle grandi novità del panorama dello yachting internazionale. Non a caso è già in nomination per l’European Yacht of the Year nella categoria Special Yacht.
Mauro Giuffrè
1 commento su “Il primo “volo” del Figaro 3 e quella sostenibile leggerezza della prua. GALLERY”
Il Figaro 3, nelle foto presentate, ha chiaramente un assetto inefficiente. Per avere un risultato positivo dall’adozone degli hydrofoils, occorre che la componente verticale della spinta verso l’alto generata dai foils sia baricentrale, ossia sulla stessa linea d’azione della forza peso globale. Se la prua si solleva, mentre la poppa resta “appoppata”, oltre un certo (piccolo) angolo le linee d’acqua vengono ad avere una eccessiva “incidenza”, l’acqua non scorre parallela allo scafo, e si generano resistenze addizionali idrodinamiche. Chiaramente quegli hydrofoils sono mal posizionati rispetto a una data posizione dell’equipaggio (o viceversa). La posizione dell’equipaggio, con i foils, diviene critica, e occorrerebbe che i pesi fossero costantemente posizionati in modo che la somma delle componenti verticali rispetti l’optimum di progetto. In poche parole, se una persona si muove verso prua per una operazione, un’altra dovrebbe andare verso poppa per controbilanciarne il peso e il momento generato.
L’ideale sarebbe un ballaast mobile longitudinalmente che, istante per istante, controbilanci la posizione dell’equipaggio. Questo porterebbe per esempio all’idea di chiglie che non solo ruotino attorno a un asse longitudinale per controbilanciare la spinta laterale del vento, ma traslino anche longitudinalmente per mantenere costante la posizione del baricentro in tempo reale. Difficile da realizzare, ma prima o poi, con la presenza di foils, si sarà obbligati a farlo. I foils obbligano a mantenere costante l’assetto longitudinale della barca, come le ali obbligano alla stessa cosa sugli aerei, che per il volo più efficiente non debbono avere assetto nè “cabrato” nè “picchiato”.