Un brutto “dietro le quinte” quello che vi raccontiamo, che coinvolge Poste Italiane di cui lo Stato italiano, tramite il Ministero dell’Economia e la Cassa Depositi e Prestiti, è l’azionista di maggioranza. Una storia che coinvolge le migliaia di abbonati del Giornale della Vela che sono stati in questi mesi oggetto di un grave disservizio con la ritardata o mancata consegna della rivista a casa. Un disservizio che ha causato alla nostra casa editrice gravi problemi d’immagine ed economici con giustificate accuse di carenze nei confronti dei lettori, il patrimonio su cui si fonda la nostra impresa.
Ecco il resoconto di quanto accaduto e per fortuna la buona notizia che pensiamo di aver risolto il problema. Cosa succede ad un giornale quando è stampato? Viene smistato in contemporanea al distributore che lo consegna alle edicole e, appunto, alla sede centrale alle Poste Italiane, già preparato in pacchi divisi appositamente per essere smistati celermente alle sedi locali in tutt’Italia e quindi recapitati ai destinatari dal postino. La consegna contemporanea a edicole e poste dovrebbe garantire un’uscita contemporanea del Giornale della Vela. Ma in passato non sempre è stato così sino ad arrivare, a partire dalla fine dello scorso anno, ad un vero tracollo dell’affidabilità del servizio di consegna delle Poste Italiane.
Abbiamo provato di tutto per far presente che il servizio era inaccettabile: proteste verbali, esposti a fantomatici funzionari a Roma. Nessuna risposta davanti ad un muro di gomma. Intanto al nostro ufficio abbonamenti arrivavano, giustamente, valanghe di proteste che intasavano il telefono e le mail con conseguente centinaia di rispedizioni di riviste che a loro volta spesso non arrivavano. Un esempio paradossale? “Grazie, mi è appena arrivato il numero di aprile” – ci telefona un’affezionato abbonato. Peccato che era il 30 giugno e il giornale era stato consegnato alle Poste il 24 marzo!
Voi direte, va bene ma perché non avete cambiato fornitore, siamo in regime di libero mercato? Semplice, esiste una convenzione Stato/Editori tramite le Poste Italiane per la spedizione dei giornali ad un prezzo convenzionato, a cui tutti gli editori aderiscono, che dovrebbe appunto garantire un efficiente servizio di consegna della stampa, considerata in passato un servizio essenziale dello stato democratico. Ma il mondo cambia e noi colpevolmente non e ne eravamo accorti, che ingenui! Le Poste Italiane, controllate dallo Stato, che dovrebbero garantire tra gli altri servizi essenziali della nazione la consegna postale per cui ricevono lauti rimborsi dallo stato stesso, hanno abdicato a questo servizio. Ormai sono una banca che bada a raccogliere il risparmio e, in silenzio, sta smantellando il servizio di recapito postale, considerato deficitario. Saltato il principio democratico garantito (ma tradito) dallo Stato, ci siamo adeguati.
Dal numero di agosto, in edicola dal 28 di luglio, il servizio è stato affidato ad un’impresa privata che ci garantisce consegna certa con il tracciamento della spedizione. Costa di più, ma noi non vogliamo più tradire i nostri abbonati. E speriamo che coloro che ci hanno lasciato, esasperati, tornino ad abbonarsi. Siete voi il nostro patrimonio e non i principi traditi della democrazia italiana.