Così abbiamo attraversato l’Atlantico e dato un senso alla nostra vita – PRIMA PUNTATA
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Vi ricordate di Erika Storelli e Stefano Mandrioli? I due avevano un sogno e lo stanno realizzando: il giro del mondo in totale tranquillità. “Siamo partiti 4 anni fa da Finale Ligure”, ci aveva raccontato Erika, biellese, 36 anni (Stefano ne ha 40 ed è di Pieve di Cento, nel bolognese), “con la nostra Alexa, un Alpa S&S 36/38 del 1976 con il progetto di fare il giro del mondo in tutta calma. Intanto ci siamo fermati a lavorare alle Baleari e poi alle Canarie, da dove siamo ripartiti per attraversare l’ Atlantico. In molti ci chiedono come viviamo, che lavoro facciamo: Stefano è chef di cucina, e io parlando 5 lingue mi adatto e riesco sempre a trovare un lavoro: in aeroporto, in negozio come commessa, in ristoranti, dove sono stata comunque anche direttrice per anni. Fino ad ora abbiamo avuto molta fortuna”. Dalle Canarie, poi, i due si sono spostati a Capo Verde (da lì ci avevano mandato una guida utilissima per tutti voi che volete far tappa in quel paradiso), adesso ci hanno contattato dai Caraibi. L’oceano Atlantico è alle spalle, finalmente. Negli ultimi tempi era diventata la loro “ossessione”! Ecco, in tre puntate, il loro racconto.
IL NOSTRO PRIMO ATLANTICO
“È già passato qualche mese”, scrive Erika, “prima non sono stata in grado di liberare la mente dalle emozioni e provare a metterle su carta, del resto non è da tutti realizzare un sogno, ed elaborare i propri sentimenti. L’emozione immediata è quella dello smarrimento, perché fino al giorno prima il tuo sogno era li , non riuscivi ad afferrarlo, e ora invece se n’è andato in un misto di aspettative inattese, sentimenti contrastanti, momenti insperati . Poi arriva la presa di coscienza: è tutto vero, che hai attraversato un Oceano, una vastità di acqua che non puoi contenere negli occhi e nel cuore. Dopo, arriva un vortice di domande, analizzi le risposte, ti riponi le domande e le risposte guardando da altre angolazioni , ed è inutile girarci intorno, a volte anche i sogni in parte possono portare con loro delle piccole delusioni.
UN EVENTO CHE HA SEGNATO LA NOSTRA VITA
Il 25 Febbraio 2017 alle 13 orario di capo Verde, siamo partiti con la nostra Alexa (Barchettalove nel nostro blog), un Alpa 36/38 Sparkman&Stephens del ’76, da Mindelo puntando la prua a Ovest (direzione Martinique), come Cristoforo Colombo in un lontano 1492, ma coscienti della rotta e dell’approdo e senza pretese di scoperte, solo seguendo la scia di altri che ci hanno preceduto, che condividendo i loro viaggi hanno dato forma ai nostri progetti e a quella che ormai era quasi un ossessione: attraversare l’Atlantico. Sono moltissimi i velisti che ogni anno divorano le miglia di questa tratta, anche più volte nella stessa stagione, e per molti certo non è un impresa, ma nel nostro piccolo per noi lo è stata, niente di eroico, ma comunque un evento che segnerà per sempre la nostra vita come il primo sogno e progetto portati a termine.
Cercherò di riassumere 18 giorni e qualche ora con stralci del diario di bordo che ho redatto in modo certosino anche durante i momenti più duri, con il mal di mare e con le coliche biliari (ecco questo nel sogno non era previsto….)!”.
SI PARTE!
“Felici di aver trovato una coppia di ragazzi inglesi con il nostro stesso progetto, con la loro piccola Ariadne di 32 piedi, quel 25 febbraio, pensavamo proprio di partire insieme, comunicando via radio e via Iridium per restare in costante contatto. Purtroppo, nello stesso momento in cui abbiamo mollato gli ormeggi i ragazzi hanno avuto un ripensamento, non sentendosi ancora pronti, via radio ci comunicano che sarebbero partiti il giorno seguente.
Ci avviamo quindi baldanzosi e solitari, affrontando l’uscita dalla baia di Mindelo non realmente consapevoli del Rock ’n Roll che ci aspettava…
SCHIAFFONI DA 30 NODI!
Schiaffoni da 30 nodi, nel canale tra Sao Antao e Sao Vicente , tra corrente contro e mare poco clemente ti fanno davvero pregare che questo non sia il preludio di 18 giorni con le stesse condizioni ! Partenza a motore con un “fazzoletto” di Genoa, che apriamo e richiudiamo cercando un assetto impossibile, sia le onde che le raffiche non ci rendono la navigazione piacevole e nemmeno facile.
Ad un certo punto, sbucati fuori dalla baia, tra i due capi, una forte corrente a favore ci sputa fuori dal canale a quasi 8 nodi di velocità, nonostante le montagne di entrambe le isole a quel punto ci riparassero dal vento, tanto da avere calma piatta, siamo riusciti a spegnere il motore per poco tempo, dopodiché per cercare di allontanarci da terra, abbiamo chiesto nuovamente aiuto al caro vecchio Nanni Mercedes.
Completamente fuori dal riparo delle isole, torna un venticello costante tra i 15/18 nodi, la barca viaggia bene di poppa con solo Genoa, con una media di quasi 6 nodi. La prima notte, lo spossamento si fa sentire, sarà che abbiamo approfittato fino all’ultimo delle bellezze di Cabo Verde, del Carnevale e delle fantastiche serate ascoltando musica di grande qualità , in uno dei locali Jazz /Soul migliori che io abbia mai frequentato, sarà l’agitazione che pian piano va scemando, ma il mal di mare fa capolino, e la sola idea di passare lunghe giornate cosi, fa pensare “ ma chi me lo ha fatto fare’” !
A turno siamo riusciti a dormicchiare nel nostro letto, ma ci auguriamo di riposare meglio abituandoci alla situazione, rispetto alla traversata verso Cabo verde, dove i turni erano di 2 ore ciascuno, stiamo facendo turni di 3 ore (in alcuni casi anche 3 ore e mezzo) e ci sembra vada meglio, nonostante tirare giù Stefano dalla branda quando è il suo turno, risulta sempre più complicato!
PRIMO BILANCIO ATLANTICO
Velocemente ogni rituale quotidiano acquista il suo valore, aiuta a scandire il tempo e a ritrovare una dimensione di propria normalità, passare del tempo anche all’interno della barca preparando torte, o approfittando di momenti di calma per cucinare per la sera in modo da avere già tutto pronto fa trascorrere il tempo rapidamente. A 24 ore dalla partenza, il bilancio è ottimo, viaggiamo in serenità a 5.5 nodi di media con solo Genoa (per ora ancora non tangonato) senza toccare la randa, 127 miglia alle spalle e 1965 davanti, i delfini ci tengono compagnia , spegniamo l’automatico e lasciamo libero il nostro timone a vento ( battezzato Pierre!) di tenerci in rotta. Con vento costante e poca onda Pierre mantiene i 270° alla perfezione, nonostante per sicurezza vada monitorato di tanto in tanto”.
FINE DELLA PRIMA PUNTATA
Potete seguire le avventure di Erika e Stefano sulla loro pagina Facebook BARCHETTALOVE
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