Ti ritrovi in burrasca? Tutti i consigli per salvarti la ghirba

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Il Mediterraneo è un mare “bastardo”, talvolta le previsioni meteo non ci azzeccano e vi ritrovate nel bel mezzo di una burrasca non preventivata.
In due puntate (qui il link a quella precedente), vi diciamo tutto quello che dovete e potete fare per uscirne fuori evitando tragedie. E anche quello che avreste dovuto fare in precedenza in modo tale da non farvi comunque trovare impreparati. Dopo i primi sette consigli… proseguiamo. (foto Dan Towers/onEdition)

SALVARSI NELLA BURRASCA, PARTE 2

burrasca8 – La fuga dal vento
Se ci troviamo nel posto sbagliato al momento sbagliato, ovvero nel settore della depressione che ci obbliga a mare e vento contrario, è opportuno e consigliabile invertire la rotta e navigare al lasco per cercare di preservare l’attrezzatura e la barca dal forte stress. Se anche in queste condizioni la barca risulta ingovernabile va valutata la cappa, anche con l’ausilio dell’ancora galleggiante per frenare lo scarroccio (di cui vi parliamo qua sotto).

burrasca9 – L’ultima spiaggia: l’ancora galleggiante
Quando la cappa filante, la cappa a secco di vele e la fuga davanti alla burrasca non sono più efficaci, c’è un unico mezzo in grado di rendere la navigazione gestibile: un generatore di resistenza idrodinamica, detto in altre parole, un sistema per frenare. Chiamate indistintamente ancore galleggianti, senza differenziarle secondo il tipo di meccanismo utilizzato e la sua funzione,  le tipologie di prodotti per fermare, rallentare e trattenere uno scafo in mare aperto sono in realtà due: la prima, quella delle ancore galleggianti o ancore a paracadute, viene fissata a prua per mantenere la barca pressoché ferma nella direzione del vento e delle onde; la seconda, quella delle spere, viene assicurata a poppa per rallentare e stabilizzare la barca in movimento. I modelli di ancora galleggiante sono tutti molto simili, più vario è il panorama delle spere: si va dal copertone “fai da te” ai prodotti più evoluti, distinti in “morbidi semplici” (Paratech e modelli tipo manica a vento), “morbidi in serie” (Jordan Series) e “rigidi” (Seabrake e Galerider).

burrasca10 – Approcciare la burrasca
Sapere dove è posizionata una bassa pressione e conoscere il movimento dei venti al suo interno sono, sul piano meteorologico, i due capisaldi per affrontare una burrasca in alto mare. Si può infatti attuare una tattica di navigazione che ci permette di allontanarci dal centro depressionario dove i venti sono più forti anziché finirci dentro, così come di posizionarci rispetto al centro della bassa pressione in modo da prendere venti portanti oppure al mascone, a seconda delle reazioni della nostra barca. La legge che regola la direzione del vento negli anticicloni (alte pressioni) e nei cicloni (basse pressioni) prende il nome dal meteorologo olandese Buys Ballot e dice che, relativamente al nostro emisfero, nelle zone anticicloniche il vento soffia dal centro verso la periferia in senso orario, mentre nelle zone cicloniche il vento soffia dalla periferia verso il centro in senso antiorario. La direzione del vento in mare aperto (sotto costa esso è influenzato dai rilievi e in generale dall’orografia del territorio) è quasi parallela alle isobare, con una leggera deviazione (da 10° a 20°) verso l’esterno nelle alte pressioni e verso l’interno del centro nelle basse. Se ci si pone dunque con la faccia al vento reale, il centro dell’alta pressione si troverà alla nostra sinistra, mentre il centro della bassa pressione si troverà alla nostra destra.

burrasca11 – Timonare di bolina con il ventone
Vi ritrovate nel bel mezzo della burrasca. Se state navigando in bolina con onda proveniente dalla direzione del vento, i frangenti colpiranno lo scafo al mascone. Questo si traduce in un aumento dell’angolo di incidenza del vento apparente in un cosiddetto “effetto rollio”. Se siete al timone, sappiate che non potrete concedervi un minuto di pausa. Alla prima distrazione, potreste inchiodare la barca che scarroccerà inesorabilmente: orzate salendo dolcemente sull’onda (il vento rinforza gradualmente dal cavo alla cresta) per poi poggiare lungo la discesa, guadagnando la velocità sufficiente per affrontare nuovamente la salita. Meglio riuscire a coinvolgere anche un randista, facendolo cazzare la scotta sulla cresta e lascare nel cavo, e un tailer per il fiocco. Tenete presente questa possibilità quando a bordo avete qualcuno che soffre il mal di mare: tenendolo impegnato, diminuirete la possibilità che si lanci verso i candelieri in preda alla nausea.

12 – Frenare lo sbandamento
Ma uno sbandamento oltre i 20° riduce drasticamente le prestazioni di un’imbarcazione: se il vento sta aumentando e vi rendete conto che la barca è più inclinata del dovuto (a proposito, perché non acquistare un inclinometro, da montare, ben visibile, in pozzetto? Un modello della Sea World arriva costa circa 10 euro + Iva), dovete agire immediatamente sulle vele. Tesate il paterazzo, in modo da flettere l’albero e smagrire la randa, cazzate la base e lascate la scotta randa (e il carrello) per svergolarla, finché la stecca in alto non sarà parallela al boma. Dovete intervenire anche sul fiocco (si presuppone che ne abbiate armato uno a bassa sovrapposizione, visto il vento forte), tesandolo e svergolandolo sui profili più alti: cazzatelo bene e spostate il carrello verso poppa.

13 – Allertare i soccorsi
Uno skipper preparato e consapevole allerta i soccorsi preferibilmente solo in caso di grave avaria, reale ingovernabilità della barca o ferito a bordo. Il Mayday via VHF va lanciato soltanto in caso di uomo a mare o pericolo di imminente affondamento. Dopo aver ripetuto la parola “Mayday” sul Canale 16 per tre volte, va detto il nome della barca richiedente soccorso per tre volte, e ripetere l’operazione ogni due minuti fino a che non si riceve risposta. Per tutti gli altri casi, come un ferito a bordo, si chiama il “PanPan” per tre volte, seguito anche in questo caso dal nome dell’imbarcazione tre volte e dal tipo di emergenza: (ad esempio, ”medico a bordo”). Occhio al tasto rosso DSC (Distress) sul VHF, che deve essere utilizzato unicamente per una richiesta di soccorso e non per altre comunicazioni. Utilizzarlo per un’urgenza (Pan-Pan) o per una segnalazione di sicurezza (securitè) può costituire un procurato allarme e si è passibili di una condanna a 6 anni di galera, una multa salata ed il rimborso delle spese. Risulta importante quindi che lo skipper o i membri più esperti dell’equipaggio, aiutano i più impreparati a gestire il panico in attesa che il maltempo diminuisca. La lucidità, può sembrare banale sottolinearlo, è il primo soccorso che si dà a noi stessi se stiamo affrontando una burrasca o condizioni critiche.

14 – La zattera di salvataggio
Speriamo che non vi serva mai, ma se serve… A bordo, cercate di posizionare la zattera in modo che sia facilmente accessibile in caso di emergenza. Evitate di metterla sottocoperta (sarebbe difficile trasportarla all’esterno, soprattutto se l’equipaggio si fa prendere dal panico). Anche riporla in un gavone esterno non è una scelta consigliabile, poiché le altre attrezzature stivate ne ostacolerebbero l’estrazione. Sono molti i cantieri che hanno pensato di creare spazi appositi per l’alloggiamento della zattera, riposta nella custodia. Robuste cinghie a sganciamento rapido consentono la messa in opera del battello con la massima prontezza. Fate attenzione a non eseguire nodi che, nel momento del bisogno, potrebbero rivelarsi difficili da sciogliere.

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1 commento su “Ti ritrovi in burrasca? Tutti i consigli per salvarti la ghirba”

  1. per l’autore, consiglierei di rileggere l’articolo e corregere i vari “lapsus” riguardo alle definizioni di “parallelo” e “perpendicolare”.

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