Andrea Mura trionfa alla Ostar, ancora. E noi siamo arrabbiati neri

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mura
Premessa:
la super vittoria della Ostar di Andrea Mura, di cui vi parliamo qui sotto, ci fa schiumare di rabbia. Si, perché questo sardo testardo ancora una volta ci ha dimostrato il suo valore, là fuori, nell’oceano che urla. Un marinaio di razza, capace di giocarsela con i grandi al Vendée Globe. Se solo glielo lasciassero fare. Lui ce lo ha sempre detto: “Navigare è un gioco, la mia lingua. Il mare è la mia vita. Quando sono là da solo, in oceano, so affrontare le burrasche e le avarie, non ho problemi. La vera difficoltà, spesso, è reperire il budget per poter partire”. Difficoltà che gli aveva impedito di prendere parte al Vendée Globe 2016/17. Disperato, aveva dovuto vendere il suo IMOCA 60 nuovo di zecca al riccone olandese Pieter Heerema, che aveva preso parte alla regata intorno al mondo senza alcuna velleità di classifica. Che spreco, che rabbia. Cari sponsor, Andrea Mura ha 53 anni. Il prossimo giro del mondo potrebbe essere la sua ultima occasione. Non sprechiamola.

CRONACA DI UNA VITTORIA STORICA

Partiva da defender in questa Ostar “bastarda”, Andrea Mura. L’aveva già vinta nel 2013. E adesso, primo italiano nella storia, è ancora lui a varcare per primo la linea d’arrivo davanti a Newport (il tempo: 17 giorni 4 ore 6 minuti e 19 secondi). Nonostante si sia fermato ben due volte, ad Halifax, in Canada, poco più a ovest dei banchi di Terranova, per problemi al motore della chiglia basculante, molto sollecitato durante la tempesta che ha decimato la flotta (da qui Ostar “bastarda”) . “E’ stata una Ostar estremamente impegnativa. Sono contento di essere qui, sano e salvo“: le sue prime parole.

Andrea Mura è di nuovo re dell’Atlantico: a dire la verità sarebbe il suo terzo trionfo sul percorso di 2.800 miglia che separano Plymouth da Newport, dato che ha vinto anche la Twostar in coppia Riccardo Apolloni nel 2012.

Il tracking parla chiaro: “1st in Line Honours, 1st in Ostar Line” (primo sull’arrivo, primo nella categoria Ostar Line). Oltre al risultato sportivo, a essere di grande valore è l’impresa da navigatore e marinaio dello skipper sardo, sempre in testa dall’inizio alla fine della regata. Rispetto alla flotta, ha preferito una rotta molto settentrionale rispetto all’ortodromica (“che cosa fa, vuole andare al Polo Nord?”, commentavano i maligni da scrivania). Una resistenza stoica in condizioni meteo dantesche, un’impresa per pochi, un successo da grandi.

Solo nella categoria Gipsy Moth, in tempo compensato, il suo Open 50 Vento di Sardegna si dovrà probabilmente arrendere al Sun Fast 3600 Bam dell’irlandese Conor Fogerty, attardato di quasi 650 miglia, ma davanti nello strano mondo dei rating.

UNA OSTAR DA SOPRAVVIVENZA
Su 21 imbarcazioni partite da Plymouth ben 13 si sono ritirate: tra queste si segnalano due disalberate, una affondata (il Luffe 37 Furia), il Class 950 di Zambelli abbandonato, e cinque interventi dell’elisoccorso per recuperare gli equipaggi. Tutte barche di serie ed skipper “amatori” (a parte ovviamente Zambelli ed Illumia), il che apre una riflessione obbligata sulla filosofia originaria della OSTAR che è per l’appunto una regata aperta anche a barche non esplicitamente concepite per sfidare gli Oceani. La regata si corre nel Nord Atlantico, in un periodo che, con i cambiamenti climatici in corso, espone gli skipper a violente depressioni. Ma stavamo parlando di Mura.

BARCA VECCHIA FA BUON BORDO
Parafrasando un detto popolare, dietro a un grande velista c’è sempre una grande barca. E l’Open 50 Vento di Sardegna è stato fondamentale nella brillante carriera oceanica di Mura. Costruito su progetto di Umberto Felci per Pasquale De Gregorio in vista del Vendée Globe del 2000-01, è stato acquistato dal velista sardo nel 2007 dopo un ampio rimaneggiamento ad opera dello stesso Felci. Riprendiamo quanto ci aveva raccontato dopo essere stato eletto Velista dell’Anno 2014.

“Toglietemi tutto ma non Vento di Sardegna”, ha scherzato Mura. Poi, più serio: “Questa barca è la mia ragione di vita”. Lunga 15,24 metri (più 1,45 di bompresso), ha un baglio massimo di 4,73 e pesa 7 tonnellate e mezzo. Realizzata sottovuoto dai Cantieri Dolphin di Roma e SC Latina, ha lo scafo in sandwich di PVC e Kevlar e la coperta in carbonio e PVC. “Vento di Sardegna è una delle mie più grandi soddisfazioni come progettista”, ci ha raccontato Felci, “e faccio i complimenti ad Andrea per aver saputo tirarla al massimo, è un grande perfezionista”. Albero e timoni sono ancora quelli originali del 2000 (e quindi hanno sul “groppone” sicuramente più di 50 mila miglia): questo la dice lunga sul lavoro maniacale di Andrea, capace di andare a rubare la vittoria nelle più impegnative regate oceaniche a bordo di una barca vecchia di 17 anni. Che cuore!

QUI TUTTI I SEGRETI DELLA BARCA DI MURA PER VINCERE LA OSTAR

SFORTUNACCIA ZAMBELLI
L’altro italiano in gara, il giovane Michele Zambelli, è stato soccorso in elicottero. Mentre con il suo Class 950 Illumia stava compiendo una regata magistrale, poco più a est di Terranova, ha perso la chiglia a seguito della collisione con un UFO.

Eugenio Ruocco

CHI E’ ANDREA MURA
Andrea Mura nasce a Cagliari il 13 settembre 1964. Dall’età di 6 anni si dedica alla vela agonistica, collezionando successi e record nelle classi più diverse, che comprendono dieci titoli italiani, due titoli europei nella classe 420, un titolo mondiale Juniores 470, due campagne olimpiche in 470, una in Tornado. Nel 1992 gareggia con il Moro di Venezia per la Coppa America, vincendo due campionati del mondo, uno in Coppa e uno nella classe 50 piedi, e una Louis Vuitton Cup.

Andrea Mura non è solo un atleta: già fondatore nel 1985 della Veleria Andrea Mura Sail Design, Andrea sviluppa soluzioni tecniche innovative che gli valgono l’Oscar come “Miglior Velaio 2005”.

Nel 2007 Andrea lancia una nuova sfida votandosi alla vela d’altura a bordo di Vento di Sardegna, un formidabile Open 50. Vince la Route du Rhum, famosa regata transatlantica in solitario che si svolge ogni quattro anni, 3.543 miglia attraverso le fredde acque del Nord Atlantico, fino ai Caraibi. Con questa vittoria, Andrea è il primo italiano ad entrare nella leggenda. Andrea replica nel 2012 con vittoria e record sia nella Twostar (13 gg 14 h), sia nella Quebec – S. Malò. (11 gg, 12 h). Nel 2013, affronta e vince la terribile Ostar, 2.850 miglia dall’Inghilterra agli Stati Uniti, la più dura delle regate in solitario perché a temperature polari, controvento e controcorrente (il suo tempo: 17g 10h 22m). Andrea nel 2014 è stato il nostro “Velista dell’Anno”.

A novembre 2014 ha concluso al secondo posto (primo dei monoscafi) la Route du Rum 2014 – Destination Guadeloupe in “Rhum Class”. Andrea Mura ha vinto per la quinta volta la “Roma x 1” nel 2016. Dopo la sfortunata parentesi Vendée Globe, ritorna alla grande con la vittoria, per la seconda volta in tempo reale, della Ostar.

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7 commenti su “Andrea Mura trionfa alla Ostar, ancora. E noi siamo arrabbiati neri”

  1. Tanto di cappello ad Andrea che, conoscendolo bene, posso dire essere un marinaio anche migliore di quello che ha dimostrato fin’ora.
    Un professionista completo, grande velista, ottimo tecnico e buon marinaio. Capace di validi interventi tecnici sullo scafo al fine di migliorarne le prestazioni; grande velaio, capace di ottimizzare i tagli ed i tessuti, per ottenere vele davvero potenti e veloci; ottimo tattico, capace di interpretare al meglio la situazione meteo, su grande scala, e di “vedere” il vento su scala più piccola; grande timoniere, capace di far correre la barca in tutte le condizioni; grande marinaio e problem solver, capace di affrontare burrasche ed altre avversità e di far fronte nel migliore dei modi a tutte le avarie, rimettendosi sempre in cammino.
    Bravo Andrea!
    Peccato per il secondo posto nella classifica Gipsy Moth per il cui primo posto (temporaneo, ma spero per lui finale) va a Fogerty tutta la nostra ammirazione.
    Anche perchè quelli più attardati hanno trovato condizioni più severe di quelle incontrate da Andrea.
    Ancora una volta una nota negativa riguardo ai commenti dell’autore dell’articolo (ma non si usa più firmarlo?) che evidentemente, per sua stessa affermazione, NON CAPISCE bene il mondo dei rating, trovandolo STRANO.
    L’unica cosa che questa persona si dovrebbe chiedere è se, potendo scegliere, correrebbe una qualsiasi regata con la barca di Andrea o col Sun Fast 3600 di Fogerty. Io non ho dubbi, preferirei di gran lunga quella di Andrea; non credo possano esserci dubbi sul fatto che Vento di Sardegna abbia la capacità di dare 600 e passa miglia di distacco al suo ben più modesto inseguitore, a parità di skipper.
    Caro autore, il rating non è altro che una valutazione NUMERICA della velocità che teoricamente può sviluppare la barca nelle varie condizioni, quella stessa valutazione che fanno TUTTI i progettisti nei loro studi quando disegnano una barca. Ed in questi ultimi anni, questa valutazione, con computer sempre più potenti e programmi di CFD sempre più sofisticati, è divenuta estremamente accurata!
    Dunque il rating, e la compensazione del tempo d’arrivo, non è altro che IL PIU SENSATO TENTATIVO DI “EGUAGLIARE” LE PRESTAZIONI DELLE BARCHE, troppo differenti a volte nelle prestazioni, per premiare il più possibile la prestazione dello skipper e del timoniere, piuttosto che quella del progettista.
    Lo sanno bene tutti i “regatanti poveri” che non potranno mai ambire a tutti i trofei che premiano il tempo reale, appannaggio esclusivo degli armatori più ricchi.

    1. Eugenio Ruocco

      Gentile Tony, grazie per l’intervento. L’articolo è firmatissimo, l’autore sono io, come si può leggere prima del ‘chi è Andrea Mura’. Riguardo ai rating, li ho definiti strani ma il termine non aveva alcuna accezione negativa. Io stesso, quando regato, vengo assorbito da quel mondo. Certo, da ex-derivista la mia passione è per la monotipia! Sinceri complimenti a Fogerty, il Sunfast 3600 è una gran barca, e buon vento.

  2. Andrea, carattere, tenacia, coraggio, preparazione e un grande cuore. Un gran bel marinaio.
    Concordo pienamente con voi, DEVE andare alla Vendée Globe.
    Un gran peccato, sarebbe stata una barca competitiva, l’esperienza di Andre e quella di Persico Marine, mannaggia alla Regione Sardegna..
    Mauro

  3. Ma non fu il vostro giornale a criticare pesantemente Andrea per aver dovuto lasciare la Vendeè per la carenza di sponsor?

    1. Gentile Antonello, a dire il vero no, abbiamo sempre espresso la nostra vicinanza ad Andrea (nostro Velista dell’Anno 2014) mettendo l’accento sulla sua difficile situazione.

      Cordiali Saluti,

      Eugenio Ruocco – Il Giornale della Vela

  4. Primo Italiano?? Allora Giovanni Soldini e Franco Ciccio Manzoli hanno sognato di vincerla la Ostar?? Mah, Il Velafestival vi da alla testa.. Paolo Pitto

    1. Ma signor Paolo: nell’articolo è scritto chiaramente che è il primo italiano a vincerla due volte (tre se contiamo la vittoria nella Twostar). BV

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