Team New Zealand, è tutto vero! La rivincita con Oracle è servita
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Team New Zealand ha strameritato questa finale. L’ha meritata ben oltre i valori che si sono visti in acqua. Se l’è guadagnata nonostante un budget risicato, l’ha conquistata con il battito d’ala del genio. Mentre Oracle metteva i paletti della monotipia sulla piattaforma (sicuri di essere i più forti invece nella fluidodinamica applicata alle derive), Team New Zealand tirava fuori dal cilindro l’invenzione decisiva dei “ciclisti” per i circuiti idraulici. Mentre il defender si preoccupava di mettere su un team satellite, Softbank Team Japan, e si coalizzava con gli altri sfidanti, i kiwi si allenavano da soli ad Auckland, in silenzio, basso profilo e…”PEDALARE”!
E allora oggi, più che mai, siamo tutti Team New Zealand. Lo siamo perché ci piace immaginare una Coppa dove torni la lealtà e nella quale il defender non cambi il protocollo in continuazione in base alle sue esigenze. Siamo tutti Team New Zealand perché forse con una loro vittoria contro Oracle, l’Italia potrebbe tornare in Coppa America. Siamo tutti Team New Zealand perché, se è vero che i foil sono il futuro della Vecchia Brocca e probabilmente questi cat continueranno a farne parte a prescindere, preferiamo che il destino della più antica competizione velica sia in mano a gente come Grant Dalton o Murray Jones, i fedelissimi kiwi, piuttosto che ad un miliardario capriccioso come Larry Ellison ed ad un fuoriclasse prezzolato come Russel Coutts.
Mauro Giuffrè
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