Scivolone Artemis: Team New Zealand ringrazia e va sul 2-1
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Inizio pirotecnico nella finale di Louis Vuitton Cup tra Artemis e Team New Zealand, la sfida che nominerà lo sfidante di Oracle per l’America’s Cup. Vento medio leggero nel Great Sound, 8-12 nodi, ma i team nell’incertezza meteo della giornata optano per i foil all round preservando ancora una volta quelli da vento leggero. L’episodio decisivo delle tre prove, dopo numerosi duelli ravvicinati, alla fine è stato un clamoroso e “fantozziano” scivolone di Nathan Outteridge, che nella virata decisiva spicca il volo fuori bordo.
La prima prova inizia con pressione sugli 8 nodi che sorprende il timoniere kiwi Peter Burling. Sbaglia nettamente il time on distance e regala il primo vantaggio a Nathan Outteridge. Con questa intensità di vento la barca neozelandese si conferma però decisamente più solida e il vantaggio di Artemis si scioglie presto di bolina, dove Team New Zealand pennella le virate sui foil dimostrando scioltezza in manovra mentre Artemis arranca. Ad un incrocio Outteridge prova una lee bow virando appena sotto la prua dell’avversario, ma il cambio di mura è lento e Burling mure a dritta si affianca da sopravvento chiudendo la virata agli svedesi. Team New Zealand spinge l’avversario verso il “boundary”, il limite obbligato del campo, le due barche virano in contemporanea ma Artemis scoda oltre il confine e riceve una penalità. Il resto è un assolo dei neozelandesi che vanno a vincere con 47 secondi, dimostrando una superiorità netta in condizioni di vento leggero.
La seconda regata si apre con vento in aumento fino a 12 nodi. Niente bagarre in partenza ma scintille nel primo lato al traverso: Burling prova a passare da sopravvento ma Outteridge morde e resiste all’interno girando la boa in testa. Poi sale in cattedra Ian Percy: il tattico olimpionico fa sentire la sua voce in pozzetto e Artemis chiude tutte le porte in marcatura, dimostrandosi fra l’altro molto stabile sui foil se non veloce come Team New Zealand. Vincono meritatamente la regata con 15 secondi di distacco, dimostrandosi un avversario solidissimo per i kiwi.
Vento stabile per la terza prova. Bagarre in partenza con Peter Burling molto aggressivo che si piazza sottovento all’avversario e lo chiama all’orza. Ne viene fuori una battaglia di orza-poggia tra i due timonieri amici-rivali che finisce con una partenza pari. Artemis però ha un leggero sopravvento e accelera prima riuscendo a girare in testa la prima boa. Regata combattutissima, distacchi sotto i 5 secondi, con Team New Zealand che sembra più veloce ma Artemis resiste con uno Ian Percy sempre più ispirato alla tattica. I kiwi cercano sempre la separazione e la trovano nell’ultima bolina. All’incrocio decisivo le due barche virano quasi in contemporanea, ma New Zealand ha mure a dritta e sembra poter passare. A bordo di Artemis però è sparito il timoniere. Nathan Outteridge scivola clamorosamente e finisce fuori bordo, gli svedesi si scompongono e New Zealand passa. Incredibilmente Artemis prova ad andare avanti senza il timoniere, ma all’inizio della poppa New Zealand è già scappata e gli svedesi si ritirano per recuperare il loro skipper.
Punteggio quindi sul 2-1, regate tiratissime e ravvicinate, a tratte esaltanti a volte noiosa per l’assurdità di questi boundary imposti. In acqua ci sono senza dubbio i due migliori team sfidanti. Artemis è in crescita, New Zealand deve tornare a farlo dopo lo shock della scuffia. Gli svedesi sembrano meno veloci ma molto reattivi in partenza e in netta crescita come assetto sui foil, tatticamente sale e si sente il peso specifico di Ian Percy. I kiwi si confermano solidissimi sui foil, leggermente più veloci, ma spesso meno brillanti in partenza ed in alcune circostanze con qualche sbavatura tattica. Burling è sembrato sempre freddissimo, quasi compassato nelle prime due partenze, troppo. Se i neozelandesi vogliono vincerla, la sensazione è che dovranno sudare non poco. Il programma prosegue subito con la seconda giornata, con altre tre regate in palio. La serie è al meglio delle 9.
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