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La quinta giornata di questa “pazza” Coppa America ci ha dato un po’ di tregua: niente vento nel Great Sound e programma di regate slittato di un giorno. Ne approfittiamo per fare un po’ di analisi e qualche riflessione. Partiamo da una considerazione. La Coppa, anche se agli organizzatori non importa molto, ĆØ riuscita a svegliare la comunitĆ velica italiana ed internazionale. Le riviste specializzate vedono i propri lettori animarsi, dibattere, sui sociale network i commenti impazzano e si sono definiti ormai nettamente due schieramenti, chi la ama e chi la odia.
Il problema di fondo perĆ² sembra che, almeno dal nostro punto di vista, indipendentemente dagli schieramenti, queste barche, che abbiamo ironicamente definito ānon barcheā proprio per interpretare il sentimento di stupore del āvelista medioā, siano poco capite e lo stesso sia per il formato delle regate. Andiamo a vedere quindi quali sono gli interrogativi piĆ¹ comuni, provando a sfatare qualche mito e ponendoci nuovi quesiti.
Quanto conta la tattica e quanto la velocitĆ ?
Partiamo subito dal pezzo forte, la tattica sugli AC50 e nel contesto del nuovo formato delle regate. Dire che la tattica non conta ci sembra unāaffermazione quanto meno approssimativa. Se ci sono delle boe da girare, un vento che varia per intensitĆ e direzione, un avversario da battere, ĆØ impossibile ridurre tutto ad un gioco di mera velocitĆ tranne nel caso in cui la performance stessa dei mezzi sia radicalmente diversa. Abbiamo appurato che le velocitĆ degli AC50 da sole non sono in grado di creare distacchi abissali, non a caso abbiamo visto Groupama (sulla carta i piĆ¹ lenti) battere Artemis e Land Rover BAR Racing.
Come si ĆØ evoluta la tattica?
La domanda a questo punto ĆØ: come si ĆØ evoluta la tattica? La risposta la si puĆ² avere solo seguendo le regate e soprattutto ascoltando i dialoghi a bordo. Si noterĆ come sia diminuita lāimportanza dei salti di vento, tranne nei casi piĆ¹ significativi, e sia aumentata di molto la ricerca dellāintensitĆ del vento, della migliore pressione rispetto a quella dellāavversario. PerchĆ©? Un aumento dellāintensitĆ del vento di 1-2 nodi, puĆ² innescare un incremento di velocitĆ di 5-6-7 nodi, determinando recuperi o perdite significative.
Per questo motivo osserviamo in alcuni casi assenza di marcatura classica da match race o difficilmente vedremo virate su scarsi di pochi gradi se il cat in questione sta navigando su unāintensitĆ migliore di quella dellāavversario. La velocitĆ di questi mezzi da la possibilitĆ a chi li conduce di posizionarsi sempre al meglio nel campo rispetto alla pressione del vento: ĆØ questo a nostro avviso il nocciolo dellāevoluzione tattica delle regate. Poi cāĆØ il problema dei limiti del campo, imposti sostanzialmente per motivi di show: non permettonoĀ lo sviluppo di colpi tattici a lungo termine (i tipici “bordi estremi” alla Grael)Ā ed impongono piuttosto decisioni rapide, strambate sulle raffiche e scelte repentine.
Quanto conta lāuomo e quanto la barca?
Il fatto di non vedere piĆ¹ le issate, le ammainate, le strambate col tangone, ha sostanzialmente sconcertato il pubblico della āvela classicaā inducendolo a pensare che su questi catamarani il ruolo dellāequipaggio sia diminuito o si sia ridotto a quello di semplici generatori di energia idraulica per la āmacchinaā. In realtĆ la questione ĆØ molto piĆ¹ complessa e probabilmente il ruolo dellāuomo a bordo degli AC50 ĆØ invariato, o piuttosto aumentato, rispetto a quello dei vecchi monoscafi. Come ĆØ possibile? Il compitoĀ del timoniere ĆØ estremamente piĆ¹ complesso e non solo per la velocitĆ dei mezzi. Chi conduce il cat deve avere una visione tridimensionale e non solo il classico orza-poggia.
Il timoniere deve condurre la barca in sincronia con lāassetto delle appendici, per evitare quellāup and down disastroso in termini di performance. In alcuni casi ĆØ lo stesso timoniere a curare direttamente lāassetto dei foil tramite dei bottoni posizionati sulla sua postazione.
Il tutto a 40 nodi di velocitĆ : se la si guarda con questāottica, i tempi di decisione del timoniere, le correzioni di rotta, diventano enormemente piĆ¹ complessi rispetto a quelli di un vecchio ACC, aumentando in maniera esponenziale il ruolo dellāuomo a bordo. Vogliamo parlare del tattico? In questa Coppa non esiste chi fa solo la tattica. Ian Percy su Artemis fa da grinder, navigatore e contemporaneamente chiama le virate o le strambate. Lo stesso fa Tom Slingsby su Oracle, mentre Glenn Ashby su Team New Zealand addirittura si occupa del trimm dellāala mentre elabora la strategia con Peter Burling. Il tutto, non dimentichiamolo, con velocitĆ dai 25 ai 43 nodi. Non ĆØ la modalitĆ classica con la quale abbiamo osservato il lavoro degli equipaggi in Coppa, ma non si puĆ² certo dire che gli uomini a bordo non contino. Poi ci sono i grinder puri, che alimentano i circuiti idraulici: un ruolo fondamentale, ma non troppo diverso dai grinder, meccanici, dei vecchi ACC, solo che quelli di oggi hanno un compito atletico enormemente piĆ¹ impegnativo davo che devono pompare quasi costantemente per tutta la regata.
Come sono cambiate le partenze?
La partenza ĆØ al traverso rispetto al vento, cāĆØ una barca che entra prima nella zona di prestart ed una che la segue. Data la poca manovrabilitĆ di questi catamarani a bassissima velocitĆ , non vedremo mai un circling classico, altamente difficile vedere anche la tipica attesa contro vento aspettando la mossa dellāavversario. Le barche vengono mantenute quasi sempre in movimento ed il gioco principale ĆØ quello di āprendereā il sottovento allāavversario per spingerlo contro vento e āparcheggiarloā contro vento. La spettacolaritĆ delle partenze in definitiva, per quanto ci siano i giochi orza/poggia per rompere gl ingaggi, ĆØ diminuita rispetto alla vecchia Coppa dove cāera piĆ¹ imprevedibilitĆ .
Su questa barche non si manovra piĆ¹? Non esistono piĆ¹ le regolazioni?
Tutto sembra immobile sugli AC50. Quando si sollevano sullāacqua niente sembra muoversi a bordo. In realtĆ tutto si muove, tutto viene regolato, in continuazione. Ovvio, quando girano la boa di bolina non ci sono spinnaker che vanno su, non ci sono genoa da ammainare. Questo perchĆ© una vela da andatura portante sarebbe controproducente data la velocitĆ ed il vento apparente (come spieghiamo nel prossimo punto). Gran parte del movimento avviene sotto lāacqua, con le continue regolazioni delle appendici per mantenere il volo costante. Ma tantissimo avviene anche sullāala: il flap viene aperto e chiuso centinaia e centinaia di volte durante la regata alla ricerca del migliore equilibrio tra leva ed accelerazione. Eā un gioco al limite di quello che potrebbe essere considerato pompaggio (Ma con questa definizione ha assai poco in comune): soprattutto di bolina (e ce lo confermano i rumori di bordo), il trimmer dellāala apre e chiude quasi in continuazione il flap con microvariazioni sulla scotta che possono determinare incrementi di diversi nodi sulla speed. Eā difficile da capire e da osservare, ma cāĆØ eccome. Di gran lunga minori invece le regolazioni sul fiocco, che ha unāinfluenza piĆ¹ modesta sulla velocitĆ , tanto che i team hanno spesso provato in allenamento a navigare senza fiocco.
Questi cat vanno sempre di bolina?
Eā quasi vero. Lāabbattimento della resistenza idrodinamica determina una velocitĆ che al lasco puĆ² anche triplicare lāintensitĆ del vento. Sappiamo che il vento apparente ha un angolo sempre piĆ¹ stretto rispetto a quello reale, perchĆ© influenzato dalla velocitĆ della barca. Con un aumento di velocitĆ talmente esponenziale rispetto al vento il risultato ĆØ che lāapparente ĆØ quasi sempre prossimo alla bolina, anche quando si naviga al lasco.
Quando la barca poggia alla boa di bolina, piĆ¹ aumenta la velocitĆ piĆ¹ il trimmer cazza lāala. Se per esempio la barca, per un errore del timoniere o di assetto dei foil, tocca lāacqua, la velocitĆ crolla ed il vento apparente si sposta violentemente verso poppa. Vedremo lāimmediata reazione del trimmer dellāala che lasca molta scotta per adattarsi alla nuova situazione, e torna a cazzare non appena la barca riprende il volo e lāapparente torna in prua.
Come ĆØ possibile che volino?
Si tratta di un principio di stabilitĆ dinamica. Riducendo il concetto in termini molto semplici, possiamo dire che i foil a L immersi determinano una spinta verticale crescente con l’aumentare della velocitĆ . Quando questa spinta diventa maggiore rispetto al peso dello scafo e allo sbandamento, si innesca il “volo”.
L’angolo di incidenza dell’appendice ĆØ perĆ²Ā fondamentale per avere un volo stabile e costante, e qui interviene l’equipaggio con le regolazioni dell’assetto delle derive.
Come fanno le penalitĆ ?
Posto che le regole di regata sono sempre regole di regata e su questo poco ĆØ cambiato rispetto alla vecchia coppa, la cosa piĆ¹ āavvilenteā della nuova formula ĆØ il come si sconta la penalitĆ . I giudici obbligano il āmultatoā a rallentare, scendendo dai foil e lascando le vele, dandogli poi il via libera per ripartire. Addio vecchio 360, impraticabile su scafi simili perchĆ© determinerebbe di fatto la sicura sconfitta per chi lo deve scontare.
Cosa si fa con lāala quando la barca viene disarmata?
Lāala, logicamente, non puĆ² essere ammainata nel senso classico del termine. Una gru la imbraca e la estrae dal cat, per riporla orizzontale dentro un capannone o verticalmente, contro vento, con apposite e particolari precauzioni.
Dove vanno e come ormeggiano i cat finita la regata?
Niente di diverso dai vecchi ACC. Un potente gommone li traina al proprio molo, successivamente vengono tirati a secco e rimessi in acqua il giorno successivo, proprio come ai tempi di Luna Rossa.
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Mauro GiuffrĆØ
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