PROVATA. In Oceano come in crociera: ecco a voi il Pogo 12.50

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Il Pogo 12.50, armato con vele Elvstrom, durante la nostra prova. Foto James Robinson Taylor

L’avete ammirata in banchina durante il VELAFestival dove è stata una delle barche più visitate. Non potevamo quindi farci sfuggire l’occasione di provare il Pogo 12.50 nelle acque del Tigullio.

La giornata non prometteva nulla di buono: pioggia ed umidità lasciavano intravedere la tipica giornata ligure da zero vento. Alla fine il cielo sopra Santa Margherita Ligure si è aperto e, complice un timido sole che ha scaldato velocemente, una brezza da sud si è stesa nel golfo consentendoci di mollare velocemente gli ormeggi per non lasciarcela sfuggire.

Visto da dietro il Pogo 12.50 mostra la sua poppa da open oceanico dalla larghezza pronunciata. Foto James Robinson Taylor

Con una barca larga ben 4,50 mt, ed un baglio massimo piuttosto arretrato, temevamo che le condizioni di aria leggera fossero veramente critiche per il progetto di Finot-Conq. Il vento non superava infatti i 6-7 nodi con rare raffichette fino ad 8-9 nodi, il tutto condito da una fastidiosa ondina. Issata la randa square top di 63 mq, abbiamo poi srotolato il Solent (44 mq): messe a punto le vele e concesso un angolo di bolina non troppo impiccato, il Pogo 12.50 ha accelerato immediatamente nella brezza.

Con i pesi dell’equipaggio (due persone) centrati sottovento in posizione avanzata, la poppa lascia una scia molto pulita e la velocità sale facilmente fino a 5.5 nodi nei momenti di massima pressione, consentendoci di stringere l’angolo di bolina fino ai 2830 gradi di apparente.

Grazie alla barra si può comodamente timonare in condizioni di vento leggero da sottovento, anche sul bordo per ottimizzare l’assetto

Con i grandi Code ed i potenti asimmetrici che si possono armare sulla delfiniera di prua, il Pogo 12.50 mostra tutta la sua potenza al lasco. La grande stabilità di forma, determinata dalla larghezza, e la carena a spigolo, ne fanno un vero purosangue al lasco stretto con vento forte, condizione che esalta le caratteristiche della barca.

Vista da prua si nota la tuga imponente che protegge il pozzetto dall’acqua quando si naviga ad alta velocità

L’attrezzatura di coperta è ottimamente dimensionata e soprattutto il layout ben concepito con tutte le manovre rinviate con i giusti angoli di tiro.

Il sistema per regolare il punto di scotta della vela di prua. Foto James Robinson Taylor

Molto interessante il sistema adottato per il carrello della vela di prua: il carrello, semplicemente, non c’è e la regolazione del punto di scotta è tutta affidata ad un sistema di barber che consente di spostare il punto di scotta su una duplice direttrice: avanti-indietro ed esterno-interno, in base all’intensità del vento ed all’andatura.

L’albero del Pogo 12.50. Foto James Robinson Taylor

L’armo del Pogo 12.50 è all’insegna della semplicità: niente volanti, niente paterazzo, ma un robusto albero in carbonio dotato di due crocette molto larghe ed acquartierate. Un rig semplice ma efficace e sicuro anche con aria sostenuta.

La dinette del Pogo 12.50. Foto Pogo

Internamente il Pogo 12.50 è la tipica barca senza fronzoli. Niente accessori superflui, nessun vezzo, i pesi concentrati al centro e le rifiniture interne all’insegna della leggerezza ma con buon gusto. L’uso del legno è presente ma in misura moderata, soltanto nelle componenti essenziali. Interessante notare come siano state arrotondate al massimo tutte le asperità dei mobili per evitare che con onda o barca sbandata si possa sbattere su punti contundenti.

In definitiva una barca con cui potere fare l’Oceano in modalità cruise ma vivendo le sensazioni di un vero open capace di regalare, in totale sicurezza, velocità costantemente a due cifre non appena le condizioni si fanno toste.

www.pogostructures.com

Mauro Giuffrè

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