“Vi racconto come affronterò la Ostar, benvenuti a bordo”: la barca di Zambelli ai raggi X
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Tra pochi giorni salperà da Plymouth (UK), destinazione Newport (Rhode Island, USA): 3.000 miglia in solitario, nel freddo e pericoloso nord dell’Atlantico, a bordo di un Class 950. Michele Zambelli è pronto per la mitica Ostar, con partenza il 29 maggio. Il suo “scudiero” è il nove metri e mezzo Illumia – Tenace, la barca oceanica autocostruita da Alessandro Bruno, skipper genovese scomparso prematuramente nel 2013.
Affrontare l’Oceano non è un gioco da ragazzi: lo sa bene Zambelli, giovane skipper romagnolo (classe 1990) ma con tantissime miglia sulle spalle (l’ultimo suo grande risultato è il secondo posto di tappa alla Mini Transat 2015). Ha quindi curato l’ottimizzazione e l’attrezzatura di Illumia nei minimi dettagli, perché là fuori, nel nulla, se qualcosa va storto sono guai. Gli abbiamo chiesto di raccontarci tutti i segreti della sua barca.
ILLUMIA AI RAGGI X (PARLA ZAMBELLI)
UN GIOCO DI VELE PER VINCERE
“Partiamo dalle vele”, esordisce Zambelli: “realizzate dalla veleria Quantum Sails di Vittorio d’Albertas. Avevo bisogno di un gioco resistente, perché quello originale della barca (sempre firmato da Quantum) era ideato per il Mediterraneo: una membrana che mi ha aiutato tantissimo alla Rolex Middle Sea Race, ma che per l’Atlantico risultava troppo leggera. Così, assieme a Vittorio e con la consulenza di Matteo Polli di Italia Yachts (che ha curato anche l’ottimizzazione IRC della barca) abbiamo studiato un set di vele con randa square-top in dacron, un solent dello stesso materiale (tagliato con la bugna molto alta in modo tale da non frenare la barca in caso di onde in prua), un fiocco più grande in membrana per le arie più leggere, uno spi grande, un Code Zero su frullone e poi due vele molto particolari. La prima è uno spi medio terzarolabile, ideale per arie superiori ai 20 nodi, la cui parte bassa rimane piegata, ma che in caso di rottura dello spi grande, può essere aperta annullando la perdita di ‘tela’; la seconda è un A5, ovvero una vela con inferitura libera (proprio come uno spinnaker) ma interamente rollabile. Completano il gioco due vele fondamentali per la Ostar: la tormentina e la randa di cappa”.
LA COPERTA
Passiamo al piano di coperta, interamente made in Italy: “Frullone e tutti gli accessori ad esso connessi mi sono stati forniti da Bamar. Nello specifico, il modello è un EVO 08 e mi consentirà di gestire le vele di prua in qualsiasi condizione meteo, dalla bonaccia al vento forte. Antal mi ha fornito winch e stopper, mentre per quasi tutte le cime a bordo ho scelto di affidarmi a Gottifredi Maffioli”.
CONTRO I BLACKOUT
Disporre di fonti di energia costante in una regata oceanica è fondamentale, viceversa un blackout degli strumenti di bordo ti costringerebbe a navigare a naso e con il sestante. Per questo Michele monta i pannelli solari: “La Ostar è una regata fredda e buia, ma grazie alle ultime tecnologie dei pannelli AllinOne di Solbian riusciremo ad approfittare di ogni raggio di sole per caricare le batterie: trattandosi di pannelli con il regolatore di carica integrato, a bordo posso spostarli dove voglio, avendoli collegati alle batterie con un cavo molto lungo.
Quindi coperta, draglie, tuga: li piazzerò dove riusciranno ad essere più efficienti a seconda del sole e della navigazione”. Un altro ausilio sarà quello offerta da un idrogeneratore, “il nuovo e sperimentale Sail-Gen di Eclectic Energy”.
STRUMENTAZIONE E SOFTWARE
“Tutta la strumentazione di bordo è di Garmin: il pilota automatico GHP Reactor, il radar allo stato solido GMR Fantom di ultima generazione, il plotter GPSMAP7407, i ripetitori GNX 20 per vedere i dati, i trasduttori del vento. Ho persino un Panoptix PS51-TH: nelle regate oceaniche, gran parte dei ritiri è dovuto all’urto con oggetti semisommersi, i maledetti “OFNI” o come volete chiamarli.
Questo è un trasduttore frontale che fornisce in tempo reale immagini precise e dettagliate del fondo e degli ostacoli che si trovano davanti alla prua dell’imbarcazione, permettendo così di evitarli e navigare in tutta sicurezza. Ha una portata massima orientativa frontale pari a 8/10 volte la profondità sotto l’imbarcazione, fino ad una portata massima di 100 metri. L’ampiezza del fascio di 20° consente di visualizzare con estrema precisione ciò che si trova esattamente di fronte all’imbarcazione. Mi servirà in prossimità dei banchi di Terranova e di Nantucket. Da quando sono passato a Garmin, inoltre, posso contare su un’assistenza globale: da qualsiasi parte del mondo mi trovi, se ho bisogno di qualcosa, c’è qualcuno che può venirmi a dare una mano. Questa è una comodità da non trascurare”. Per quanto riguarda il software di navigazione, “utilizzo Adrena, che mi è stato fornito da Caim, il distributore esclusivo per l’Italia”.
SOTTOCOPERTA AL CALDO
Scendiamo sottocoperta: “In Atlantico fa freddo, molto freddo. Dato che molto raramente andrò a prua e a poppa, mi sono creato una zona per dormire a centro barca, isolandola con due soffietti in plastica da macellaio: riscaldarla ogni volta è un gioco da ragazzi, con un riscaldatore Eberspächer Airtronic (che pesa solo 2,4 kg, alimentato con il gasolio prelevato dal serbatoio motore e con consumi elettrici bassissimi) impiego solo 10 minuti”. La barca dispone di un motore entrobordo Lombardini da 20 CV, “l’alternatore è potenziato a 90 Ampere”.
COME CI SI VESTE IN NORD ATLANTICO?
Curiosi, chiediamo a Michele che cosa indosserà per tutta la durata della regata: “Partiamo dallo strato superiore: la cerata stagna mi è stata fornita da Nonsolomute, una piccola realtà lombarda che lavora benissimo, e a prezzi più che competitivi. Il resto dell’abbigliamento tecnico è stato studiato da Montura per le difficili condizioni climatiche che andrò ad affrontare. Gli stivali sono Dubarry, avevo bisogno di calzature top di gamma per stare comodo 24 ore su 24”. Per guardarsi intorno, Michele disporrà invece di “un binocolo Steiner, modello Commander 7x50C”. Parlando di sicurezza, la zattera di salvataggio è invece di “Arimar, azienda romagnola considerata un punto fermo nel panorama nautico italiano e non solo”.
MA… L’ASSICURAZIONE?
Infine, ricordiamo che spesso si trascura un dettaglio: come sono assicurate le barche oceaniche? “Non è facile”, ci spiega Zambelli, “soprattutto quando si tratta di scafi autocostruiti e prototipi. Nel mio caso, E-Nave si è occupata della certificazione della barca, che è poi stata assicurata da Generali: vi consiglio entrambi se navigate su barche non di serie! Infine, devo ringraziare DAN Europe, una fondazione senza fini di lucro dedicata al mondo della subacquea che mi fornisce uno dei suoi piani assicurativi e di assistenza medica”.
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2 commenti su ““Vi racconto come affronterò la Ostar, benvenuti a bordo”: la barca di Zambelli ai raggi X”
Pingback: Andrea Mura vuole vincere la Ostar: “Ecco tutti i segreti di Vento di Sardegna” - Armare Ropes
Certo confondere la parola “scudiero” e “destriero” non promette bene sulla qualità del giornalista. E in effetti, più che di barca si parla di prodotti. Forse gli sponsor saranno stati felici… dopo l’abbandono per un urto con un oggetto galleggiante però ci chiediamo dell’effettiva utilità del “panoptix”… forse ancora poco “pan”.