E Coppa sia. Tra polemiche, dispetti e veleni, il 26 maggio alle Bermuda inizierà l’America’s Cup, o meglio la Louis Vuitton America’s Cup Qualifiers, la selezione degli sfidanti, storicamente destinata agli avversari del defender ma non in quest’edizione. Oracle infatti, dopo aver rischiato concretamente di perdere la Coppa a San Francisco, non vuole correre il pericolo di un’altra rincorsa: il colosso americano questa volta vuole partecipare alle regate di selezione, per correggere subito eventuali ritardi rispetto ad uno o più sfidanti.
L’ingombrante presenza del defender uscirà di scena in occasione delle semifinali. La finale sfidanti si disputerà dal 10 al 12 giugno, quella dell’America’s Cup dal 17 al 27. Che Coppa sarà? La sensazione è che, nonostante l’arroganza e la prepotenza di Oracle con i cambi di regole in corsa, quest’America’s Cup qualcosa da raccontare potrebbe averla ancora.

I nuovi AC50, pur avendo dimostrato una carenza preoccupante in termini di sicurezza (vedi i tanti “uomo a mare” dei test), e pur essendo in larga parte dei monotipi, sono per rapporto lunghezza/performance forse i mezzi a propulsione eolica più spettacolare mai visti. Certo in molti si chiedono se questa si possa considerare ancora vela o va classificata ormai come un altro sport, ma la sostanza è che tra pochi giorni alle Bermuda ci sarà un campo di regata e degli uomini che si giocheranno la Vecchia Brocca, portando avanti la storia di questa saga ultra-secolare.

Il dato di fatto è che fino a quando alcuni dei migliori velisti al mondo riterranno che vale la pena battersi per questo trofeo, la Coppa esisterà e non possiamo fare finta che non ci sia. Ciò non significa esattamente che piaccia, ma c’è e resta la competizione più antica del nostro sport, nonché quella che riunisce i migliori talenti velici al mondo. Ben Ainslie, Nathan Outteride, Tom Slingsby, Peter Burling, e potremmo continuare ancora molto, tra medaglie olimpiche e vittorie mondiali è difficile tenere il conto della quantità di successi che i protagonisti di questa America’s Cup hanno raccolto.

Se le regate si confermeranno ravvicinate, prepariamoci allora a vederne delle belle: match race a stretto contato vissuti a oltre 45 nodi di velocità, con gli scafi che toccheranno l’acqua soltanto una manciata di volte durante la regata. Un potenziale di spettacolo simile, prima di bocciarlo, va visto e seguito con attenzione. In ultimo, non certo per importanza, c’è il grande tema Team new Zealand. I kiwi hanno tenuto un profilo basso, si sono preparati in silenzio ad Auckland giustificando la scelta con una mancanza di fondi, ma poi hanno tirato fuori dal cilindro l’idea dei pedali al posto dei coffe grinder.

Sono arrivati alle Bermuda all’ultimo momento utile per installare la base, con una barca carica di segreti il cui potenziale al momento è sconosciuto. Il fattore pedali potrebbe essere decisivo e questo ha innervosito non poco gli americani.
A tal punto che Oracle ha cambiato, per l’ennesima volta, il protocollo, reintroducendo in fase di preparazione la possibilità delle regate test tra due differenti team. I più attenti e informati sottolineano che al defender la novità di Team New Zealand da molto da pensare, quasi fastidio.
Per la prima volta dal 2000 sarà una Coppa America senza un team italiano. Molti professionisti del nostro paese sono impegnati in quest’edizione, ma, dopo Luna Rossa, +39 e Mascalzone Latino e quasi un ventennio ininterrotto di presenza italiana, non avremo una barca in regata. Un bene? Un male? Molto dipenderà dall’esito, da chi e come la vincerà. Se questo formato si rivelerà vincente, o se a conquistarla sarà Team New Zealand, siamo pronti a scommettere che la “pausa” italiana dalla Coppa potrebbe non durare molto.
I PEDALI DEI KIWI
Sugli AC50 l’idraulica sarà essenziale per potere regolare con efficacia i foil, l’assetto dei timoni a T rovesciata e l’ala, rendendo così fluide le manovre: un compito che sarà affidato all’azione continua dei grinder che “pomperanno” quasi incessantemente sui coffee per fornire energia ai sistemi idraulici. I grinder sono praticamente diventati degli accumulatori di energia, mantenendo alta la pressione dell’olio nei circuiti consentono di effettuare le regolazioni e i settari delle appendici in tempo reale ed al meglio. Un calo di pressione può causare un crollo verticale della velocità (per l’impossibilità di regolare correttamente l’assetto delle appendici) o peggio situazioni come la quasi scuffia proprio di ETNZ a San Francisco.

Ed ecco che arriva il battito d’ala geniale: sostituire i classici coffee grinder azionabili a braccia con delle pedaliere. Non è infatti un mistero che le gambe abbiano più “watt” rispetto alle braccia: gli enormi grinder neozelandesi saranno quindi “comodamente” seduti sull’AC50 a pedalare come degli ossessi per mantenere sempre al massimo la pressione dei sistemi idraulici e facilitare tutti gli assetti e le regolazioni in diretta. Una soluzione completamente innovativa? Non proprio: la soluzione in Coppa America risale al lontano 1976 ad opera di Pelle Petterson impegnato con il team svedese e proprio per il vantaggio che poteva portare venne rapidamente dichiarata fuori regola.
I NOSTRI PRONOSTICI
Oracle: Il defender ha una possibilità di budget pressoché sconfinata che ha dimostrato di sapere usare bene a San Francisco per la clamorosa rimonta. Ha ingaggiato i migliori velisti, parte in una posizione di forza difficilmente scalfibile.
LAND ROVER BAR RACING: è lo sfidante più accreditato e anche qui il budget è molto importante. Nonostante tutto i primi test non sono andati benissimo. Pretattica? Forse, anche se i problemi di velocità dei britannici ad un mese dal via sembrano concreti. Ben Ainslie, però, vuole essere ricordato per avere riportato la vecchia brocca a casa e da un vincente come lui è lecito aspettarsi di tutto.
GROUPAMA TEAM FRANCE: Per loro stessa ammissione questa sfida è solo un ponte verso una futura partecipazione più competitiva. il budget di partenza era basso, difficile vederli competitivi ai fini della classifica finale come si è già visto nei test.
SPFTBANK TEAM JAPAN: Team Japan ha caratteristiche simili ai francesi, ma con la differenza della grande esperienza in Coppa America di Dean Barker. Sono il satellite di Oracle, ma non sono da sottovalutare, si dono dimostrati veloci.
ARTEMIS TEAM RACING: Dopo lo shock di San Francisco Artemis ritorna in gioco con un progetto competitivo. Partiva dietr BAR Racing e forse anche a Team New Zealand ma ha tanto talento a bordo che può portare risultati e nelle ultime settimane ha dimostrato spunti di velocità nei test anche superiori ad Oracle.
EMIRATES TEAM NEW ZEALAND: Sono tanti i punti interrogativi, a cominciare dal fatto che i kiwi hanno sviluppato le loro soluzioni in totale indipendenza senza allenarsi mai con gli altri team. Difficile fare pronostici, impossibile considerarli fuori dai giochi: nei primi test alle Bermuda hanno subito mostrato i muscoli alla concorrenza.
Mauro Giuffrè
1 commento su “America's Cup: è tempo che la resa dei conti abbia inizio, un mese al via”
“se questa si possa considerare ancora vela o va classificata ormai come un altro sport…”
“ci sarà un campo di regata e degli uomini…”
“effettuare le regolazioni e i settari delle appendici…”
“Partiva dietr BAR Racing…”
Ormai scrive chiunque senza curarsi più della forma…
e della grammatica!
E neanche viene riletto il testo, prima che sia pubblicato.
Complimenti, GdV sempre più vicino alla scuffia,
proprio come ETNZ!