DSS, le strane ali che spuntano dai monoscafi: storia, vantaggi, esempi
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Dall’intuizione e dalle ricerche dei progettisti inglesi Hugh Welbourn e Gordon Kay, all’inizio degli anni 2000 sui monoscafi sono iniziate le sperimentazioni dei foil DSS (Sistemi di stabilità dinamica). In realtà Hugh Welbourn era già su questa pista dal finire degli anni 90’ e propose ad Ellen Macharthur di sperimentare sul Kingfisher, la barca con cui avrebbe partecipato al Vendée Globe del 2000, queste appendici. La britannica declinò la proposta, temendo una soluzione tecnica troppo radicale per un progetto cruciale per la sua carriera.
I DSS inizialmente avevano il compito di migliorare il momento raddrizzante della barca e conseguentemente le performance. Successivamente, con l’evoluzione delle forme e della tecnologia, oltre ad occuparsi del raddrizzamento, hanno iniziato a cercare il sollevamento, o cosiddetto effetto lift, che ha aumentato esponenzialmente le velocità.
Le prime appendici di questo tipo erano composte di una sola lama orizzontale, telescopica, che lavorava sottovento appena all’inizio dell’opera viva. Soprattutto negli ultimi 5 anni, con lo sviluppo delle derive a forma di C o L, si è cercato gradualmente di incrementare anche la spinta verticale e sono nate numerose versioni dei foil DSS, diverse tra loro anche in base alla barca sulle quali sono state applicate.
A parte in alcuni casi, come per esempio il Quant 23 uscito nel 2014, la maggior parte delle appendici DSS che abbiamo visto all’opera in questi anni sui monoscafi sono ibride, ovvero favoriscono in modo equilibrato sia il raddrizzamento che il sollevamento. Il caso del Quant 23 è diverso: grazie a un progetto leggero e di dimensioni ridotte, è stato possibile applicare con successo derive a C che hanno consentito il vero e proprio full foiling, ovvero la completa uscita dello scafo dall’acqua. Una fase che adesso è in piena sperimentazione tra i prototipi Mini Transat, il cui volo è più complesso a causa di canting keel (chiglie basculanti) decisamente più voluminose e potenti rispetto a quanto visto sul piccolo Quant.
LO “SBARCO” DEI DSS TRA I CRUISERS
Oggi, con lo sbarco dei foil sugli IMOCA, nella classe Mini e tra i Figaro, altri progettisti si stanno confrontando con questa tecnologia con esiti sempre più spettacolari. La nuova frontiera sembra però essere quella delle barche da crociera e ancora una volta è Infiniti Yachts di Gordon Kay, con il nuovo 56’, a tracciare la rotta verso una nuova strada: in crociera sui foil. Da questo punto di vista i DSS potrebbero essere veramente un grande upgrade per il mondo delle crociere, andando a migliorare un particolare molto caro ai velisti che cercano una navigazione comoda e tranquilla: il raddrizzamento.
Minore sbandamento equivale a più comfort, quindi ad un maggiore godimento della navigazione a vela, un paradigma perfetto anche per il mondo del diporto. Come tutte le tecnologie d’avanguardia, anche i sistemi di stabilità dinamica cercano i limiti estremi nel mondo delle regate, per poi trovare applicazione con le versioni maggiormente collaudate sul fronte della crociera.
La semplificazione dei sistemi di movimentazione delle appendici potrebbe quindi essere giunta ad un punto tale da essere proposta al grande pubblico e potenzialmente in un futuro più o meno prossimo potremo vedere una barca da crociera dotata di foil in produzione su grande serie.
DALLE DERIVE ALLE GRANDI BARCHE DA REGATA OCEANICA, ADESSO IL DSS ARRIVA ANCHE NEL MONDO DELLA CROCIERA
In origine era Nicorette, il 90 piedi disegnato dal sudafricano Alexis Simonis. Con il progetto dello studio neozelandese Bakewell-White Yacht Design, è stata allungata fino a 100 piedi, sono stati ridotti i volumi anteriori e installati i foil DSS, oltre che un particolare sistema per la gestione delle sartie. In questo caso le appendici hanno come compito principale quello di migliorare il raddrizzamento e in misura minore di ridurre la resistenza idrodinamica.
Il daysailer secondo Infiniti Yachts: una barca sportiva, non estrema ma molto performante, dotata di classici foil DSS. Una lama orizzontale, retraibile, che lavora appena sotto la superficie dell’acqua. Più vento c’è, più viene allungata l’appendice che di bolina migliora il raddrizzamento e al lasco a velocità sostenute diminuisce la resistenza idrodinamica. Si tratta del primo modello prodotto da Infiniti Yachts.
Potrebbe essere la barca che rivoluzionerà il mondo del blue water cruising. Si tratta del primo vero test dei DSS su una barca da crociera pura. Le appendici troveranno una collocazione interna non invasiva: lavorando appena sotto la superficie dell’acqua, su un assetto orizzontale, potranno essere installate senza pregiudiare i volumi interni.
Tipico “derivone” da lago dotato di terrazze e di appendici DSS. E’ la prima barca che Quant Boats ha prodotto in una vera e propria serie, con un sistema di movimentazione delle appendici semplificato. Dotata di classici foil DSS per il raddrizzamento, che ad alte velocità innescano un moderato effetto lift riducendo la resistenza dello scafo sull’acqua.
Segna l’esordio di Quant Boats con la tecnologia DSS. E’ la più estrema dei Quant, di fatto l’unica differenza con una deriva acrobatica è l’assenza dei trapezi. Il progetto è sempre di Welbourn ma è dedicato a velisti esperti data la leggerezza dello scafo (550 kg con 140 mw di tela alle portanti). E’ equipaggiata con una delle prime versioni dei foil DSS.
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