Vincenzo Onorato, vincitore del Gran Premio TAG Heuer VELAFestival, ha vinto di tutto, su tutto. Farr 40, Cookson 50, Melges, IMS, Mumm 30, Altura. E’ presidente di Mascalzone Latino, il team che ha lanciato tre volte la sfida alla Coppa America. Appena ha un minuto libero è a navigare sul suo splendido Swan 65. La passione per la vela di Onorato, napoletano, 59 anni, armatore della compagnie di traghetti Moby e Tirrenia, è totale.
Chi più di lui (noi lo avevamo premiato Velista dell’Anno 2007, adesso è “rinato” vincendo nel 2016 la Rolex Middle Sea Race sul suo Cookson 50, il titolo europeo di Melges 32 e conquistando un secondo posto alla Swan Cup sul suo Swan 38) merita il Gran Premio VELAFestival? Vincenzo sarà al TAG Heuer VELAFestival di Santa Margherita il 5 maggio, in occasione della Serata dei Campioni, per ricevere questo importante riconoscimento alla carriera.
Nell’intervista che abbiamo realizzato con lui capirete perché, se verrete a celebrarlo con noi, il divertimento sarà assicurato.
LA NOSTRA INTERVISTA A VINCENZO ONORATO
Onorato buongiorno. Noi sappiamo che lei “sta bene soltanto quando è in mare”. Ci spiega perché?
E chi lo sa? Dio mi ha fatto così.

Quanti giorni ha passato per mare nella sua vita? E quante miglia ha navigato?
Stessa risposta di prima: E chi lo sa? Una cosa però è certa, sono sempre a debito di mare e ogni giorno lontano dal mare è un giorno sprecato. Il mare è la faccia di Dio rivelata agli uomini che sanno leggerla. Mi immagino il Paradiso come un lungo lasco con 30 nodi di vento tutto in planata su una barca disegnata da LUI.
Qual è il suo sogno (ancora irrealizzato) di velista?
Ogni uomo è posseduto da un Demone, il mio è la regata. E’ tempo di fare le grandi regate classiche a cui ancora non ho partecipato prima di diventare troppo vecchio per farlo e quasi ci siamo…
Qual è il suo velista mito?
Eric Tabarly, che ho avuto il privilegio di conoscere tanti anni fa. Gli chiesi cosa bisogna fare quando ci si trova al centro di un uragano. Lui mi rispose laconico: “Niente, aspettare che passi…”. Era un gran marinaio ma non sapeva di essere anche un filosofo. Mi ricordai delle sue parole durante la tragica Transat des Alizes del 1995. Tanto passa, pensai, e tutto passa…

E il suo sportivo preferito?
Dennis Conner. In un’epoca in cui tutti sono soliti incolpare gli altri delle proprie sconfitte rivelandosi così persone da niente, Dennis, quando perse la Coppa si limitò a dire: “No excuse to lose” e poi ebbe le palle di andarsi a riprendere la Brocca in Australia. C’è anche da dire che è un caro amico. Devo a lui l’unica volta che sono andato in coma etilico. Accadeva ad Auckland la mattina dopo io ero una larva che si reggeva a stento in piedi, dopo aver bevuto tre litri d’acqua. Lui stava li al timone come se niente fosse. Avremo fatto fuori mezza cassa di rum. Giorgio Passerella mi riportò a casa a notte inoltrata in una carriola…
Onorato scrittore o Onorato velista?
Sono facile preda dei vizi minori: Bacco, Tabacco e Venere, con un occhio particolare per quest’ultimo. Ogni tanto mi scappa anche da scrivere, e un po’ come la pipì, quando scappa scappa.

Chi è il marinaio/velista che le ha insegnato di più?
Mio padre, quello si che era un marinaio. Se potessi chiedere un piacere a Dio lo pregherei di farmi tornare una mezza giornata con lui sull’Alcyon, il cutter con fiocco bomato con cui mio padre girava con me in Mediterraneo. Avevo 7/8 anni d’età.
Il momento, in mare in cui ha avuto più paura?
Ho sempre paura in mare, chi non ha paura del mare non è un buon marinaio o semplicemente gli è andata sempre bene. Io ho visto troppi morti in mare e ne sono rimasto segnato.

La barca preferita della sua “scuderia”?
Nessun dubbio. Diverse mogli, ma una sola barca: lo Swan 65, Mascalzone Latino XIV.
La barca dei suoi sogni come deve essere?
Come lo Swan 65.
La sua vittoria più bella?
A Napoli, il “giro delle isole”. Correva l’anno 1978 e mi sembrava di aver vinto la Coppa America.

Il suo luogo preferito dove andare in crociera?
Il mar di Sardegna che non è necessariamente la Costa Smeralda, anzi. L’isola di Malu Entu è il posto più bello del Mediterraneo, deserto e magnificamente privo di “scassacazzi” in motoscafo con musica a palla.

Cosa è per lei la vela?
Il vizio assurdo, sono drogato di vela. Se non timono una barca vado in crisi d’astinenza. E’ difficile trovarmi in eventi sociali legati alla vela, a me piace la regata punto e basta.
La Coppa America ha preso una piega “volante”. Cosa ne pensa?
Non voglio parlare di Coppa America, è una ferita ancora aperta, forse un giorno si rimarginerà, chissà quando e come, magari con un monoscafo di 20 metri…
Eugenio Ruocco
2 commenti su “ESCLUSIVA “Mi immagino il Paradiso come un lungo lasco con 30 nodi”. Intervista a Vincenzo Onorato”
Grande Uomo di mare e grande Armatore ,un giorno spero di regattare con Lui, magari su un monoscafo di 20 mt.,al momento felice di Comandare una delle sue navi.Domenico
Grande saggezza e grande Passione.
Davvero un mito vivente!!!