Quando la Coppa America era “la Coppa”. La leggenda di tre uomini straordinari
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Quando la Coppa America era la “Coppa”. Nel 2017, la mitica Hall of Fame dell’America’s Cup (fondata nel 1992 come un’ala dell’Herreshoff Marine Museum di Bristol – Rhode Island – da Halsey Herreshoff, quattro volte defender della “vecchia brocca”), che conta un’ottantina di leggende della vela che hanno fatto la storia della Coppa, si arricchisce di tre nuovi nomi: John Knox Marshall, Doug Peterson e Syd Fischer. La cerimonia è in programma il prossimo 5 ottobre a San Diego. Ecco le loro storie.
JOHN MARSHALL, UNO SCIENZIATO AL SERVIZIO DELLA COPPA
John Knox Marshall, nato nel 1942 negli States, è stato uno dei personaggi più influenti della Coppa America visto che la sua capacità unica fondere l’arte e la scienza della navigazione lo ha aiutato a vincere la Coppa tre volte.
Una volta a bordo come randista, nel 1980 con Freedom e, due volte, come coordinatore del team di progettazione, nel 1987 e nel 1988 con Star & Strinse. Ma c’è di più, fino ad oggi Marshall ha giocato un ruolo di primo piano in nove campagne.
Inoltre, ha vinto un bronzo olimpico sui dragoni nel 1972, come prodiere di Donald Cohan. Laureato in genetica molecolare, ha lavorato per 21 anni in North Sails. Nel 1989 ha fondato la Partnership for America’s Cup Technology (PACT), che ha supportato la campagna yankee del 1992. In quel periodo, ha presieduto un panel di designers che si occupò dello sviluppo della AC Class, il regolamento di stazza che è stato utilizzato per la Coppa dal 1992 al 2007.
DOUG PETERSON, UN AUTODIDATTA DALLA MENTE GENIALE
Doug Peterson, statunitense classe 1945, lo conosciamo bene. Anche perché fu lui a firmare il mitico “silver bullet” di Prada, quella Luna Rossa che ci fece sognare all’America’s Cup del 2000 (e, con minore successo, nel 2003). Ha vinto la Coppa due volte, come membro del design team di America3 (1992) e di Team New Zealand (1995).
Ha detto di lui il suo ex collega Davi Egan: “Doug possiede un grandissimo talento nel progettare barche che siano in grado di passare attraverso le onde. Qualsiasi tipo di onde!”. Le prestazioni della sua Black Magic nella Coppa del 1995 furono davvero fuori dal comune: a parte la finale (5-0) vinta contro i suoi conterranei, la barca neozelandese totalizzò 42 vittorie su 43 sfide con un margine medio di vittoria di 3 minuti e 6 secondi. La carta vincente di Peterson, in quel frangente, fu il progetto di uno scafo dal baglio più stretto rispetto a quelli dei team avversari e un albero posizionato più a poppa.
Oltre ai suoi successi in Coppa America, Peterson è anche conosciuto come il dominatore della scena IOR tra gli anni ’70 e ’80. E pensare che, a livello di design navale, è stato un autodidatta, influenzato dal padre, ingegnere aerospaziale e dallo yacht designer Skip Calkins: “Ho iniziato a mettere nero su bianco barche quando avevo 10 anni, e non ho mai voluto fare altro”, riflette Doug. Diciamo pure che i suoi risultati valorizzano il suo lavoro molto di più di una qualsiasi laurea ad honorem.
IL VELISTA OFFSHORE PIU’ ANZIANO DEL MONDO
In 166 anni di storia di Coppa America, solo due personaggi hanno messo in piedi cinque campagne di Coppa autofinanziate. Uno è Sir Thomas Lipton, l’altro è l’australiano Syd Fischer.
A 90 anni di età, Fischer è famoso per aver lanciato la carriera di alcuni grandissimi velisti australiani: Jimmy Spithill, Iain Murray, Hugh Treharne (tattico a bordo di Australia II, nel 1983). Oltre alla Coppa, Fischer è considerato il più vincente marinaio offshore d’Australia: ha vinto la Sydney Hobart, il Fastnet, il mondiale One Tonner ed è stato alla guida di sei campagne australiane all’Admiral’s Cup. E, quando può, continua ad andare in barca: fino a poco tempo fa alla Sydney Hobart, una delle regate più dure, lo si vedeva a bordo del suo 100 piedi Ragamuffin: per la prima volta, nel 2016, ha optato per stare a terra!
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