ESCLUSIVA La traversata oceanica a bordo di una Star: la pazza idea di Dario Noseda
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La Star di Dario è stata appositamente modificata per tentare l’impresa. (a proposito, la potrete venire a vedere al TAG Heuer VELAFestival, dal 4 al 7 maggio a Santa Margherita: e ci sarà anche Dario, pronto a rispondere a tutte le vostre domande!)
“Innanzitutto”, esordisce, “abbiamo rinforzato l’attacco di scafo e coperta e chiuso quasi tutto il pozzetto. Di modo tale che tolto lo spazio per il timoniere (io), si crei uno vano coperto a prua dove potrò dormire. Una sorta di abitacolo di sopravvivenza reso stagno.
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A prua abbiamo chiuso il foro che permetteva la regolazione dello strallo, l’albero non è più passante ma termina in coperta. Ovviamente la base d’albero è stata rinforzata con piastre antitorsione”. Anche gli attacchi del timone sono stati rinforzati. Inoltre “abbiamo predisposto un secondo timone di emergenza con agugliotti e femminelle”.
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L’albero, è stato realizzato da Massimo Tagliaferro. Spiega Noseda: “E’ più corto di un metro rispetto a quello originale e anche il boma è ‘tagliato’ di un metro. A poppa è stato costruito un carrello rialzato per la scotta della randa. E’ sopraelevato cosicché io possa agire senza intralcio qualora dovessi utilizzare il timone di emergenza a poppa).
Abbiamo lasciato le volanti, a prua invece abbiamo montato tre stralli. Su ognuno è armata una vela rollabile diversa. Il tradizionale fiocco da Star, una tormentina e un asimmetrico in stile ‘drifter’ sperando di avere per la maggior parte del tempo l’aliseo alle portanti”.
ENERGIA E VIVERI
Per quanto concerne l’energia di bordo, Dario potrà contare su tre pannelli solari e, probabilmente, su due piccoli idrogeneratori (“ma forse non ne avrò bisogno”), che andranno a caricare due batterie al litio installate sulle due murate interne. Queste serviranno per alimentare due GPS e il satellitare.

Ma è nel rivestimento interno dello scafo la novità. “Idea dell’ingegner Bertolotto. Utilizzare una sorta di scheletro di bottiglie di plastica, piene d’aria. In caso di urti e criticità, abbiamo avuto modo di sperimentare, costituiscono un ottimo ammortizzatore”.
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