Assicurazione nautica: la nostra guida anti-fregature
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Assicurazione sulla barca: è quella cosa che, se vi capita un incidente tipo questo qua sopra, vi salva la ghirba. O meglio, ve la salva se avete in precedenza stipulato la polizza giusta, altrimenti sono guai. Ecco la nostra guida per evitare di finire sul lastrico.
ASSICURAZIONE NAUTICA: LA NOSTRA “BIBBIA” ANTI-FREGATURE
La barca. “Finalmente. Dopo anni di sudore e sacrifici, posso permettermela”. Mi sono immaginato nei panni di un neo-armatore, amante del mare e della navigazione, che decide di fare il grande passo. Dopo l’acquisto, il primo scoglio da superare è l’ assicurazione. Il mondo delle polizze, per i non addetti ai lavori, è una vera giungla in cui è doveroso sapersi districare, per evitare brutte, bruttissime sorprese.
Da un’indagine preliminare sul web, svolta da perfetto profano, ho capito che le assicurazioni, nel mondo della nautica, si dividono in due grandi famiglie: c’è la Responsabilità Civile verso terzi (RC), obbligatoria per tutti, proprio come avviene per le auto, e le cosiddette polizze Corpi Yacht, che offrono coperture e clausole aggiuntive a vari livelli, fino ad assicurare l’imbarcazione contro ogni tipo di danno.
TI SENTI SLOCUM?
Il mare è la mia casa, Slocum era un mio antenato? In questo caso, non sarò “emotivamente portato” alla copertura dei danni di entità ordinaria, quindi posso decidere di rischiare stipulando solo la RC: il suo premio, la cui cifra difficilmente supera i 300 euro, varia principalmente in funzione dei cavalli fiscali del motore entro, fuori e entrofuoribordo e del massimale stabilito da contratto (il minimo, secondo la legge, è di 2 milioni e mezzo di euro per danni a persone e mezzo milione per danni a cose). Certo, se il motore decide di abbandonarmi in mezzo all’oceano, devo pagarmi danni e salvataggio, e questo non sarà l’unico rischio a cui mi espongo.
VUOI NAVIGARE TRANQUILLO?
Se invece preferisco navigare senza pensieri e in tranquillità, o sono alle prime armi, mi conviene controllare tra le polizze Corpi Yacht per vedere se c’è qualcosa che fa al caso mio. Tra le altre cose, suddette polizze risultano obbligatorie per legge qualora l’imbarcazione venga acquistata in leasing o con tassi agevolati, come accade soprattutto nell’ambito del nuovo.
La dottrina vuole che le Corpi Yacht, da me soprannominate “Superkasko”, si dividano in tre grandi famiglie, a seconda dei livelli di garanzia offerta: la Corpi “C”, o Minima, include le clausole di base, tra cui perdita totale dello yacht, copertura delle spese di salvataggio, spese di rimozione del relitto e abbandono (clausola sviscerata nelle “domande&risposte” qui sopra); la “B”, o Ridotta, aggiunge alle coperture previste dalla Minima i danni parziali da incendio e furto e la “A”, o Massima, che ricomprende la “B” aggiungendo i danni parziali causati da qualsiasi evento. I costi in questi casi sono molto più eterogenei, determinati dall’età e dalla lunghezza della barca, dalla velocità massima, dal valore assicurato, dalle clausole scelte e dalla qualità della compagnia di riferimento.
OCCHIO ALLA FRANCHIGIA
Altro fattore determinante è il valore della franchigia, ovvero quella cifra che, anche in caso di copertura danno, rimane a carico dell’assicurato. Una franchigia bassa, generalmente, fa salire il costo del premio e viceversa: quindi, prima di stipulare una polizza caratterizzata da un premio molto basso, sarà il caso di controllare attentamente alla voce “franchigia”.
Mi sono divertito, consultando comparatori online, broker e compagnie (sia aziende leader che piccole realtà), a stilare una tabella che individua, grosso modo, la forbice di mercato delle assicurazioni nautiche, considerando di volta in volta l’età, la lunghezza fuori tutto e il valore indicativo della barca ipotetica. Un lavoro che possiamo fare tutti, perdendo un po’ di tempo ma uscendone più scafati. La trovate qui sotto, vi aiuterà a farvi un’idea di quanto possa costarvi una buona assicurazione (cliccate per ingrandirla):
L’IMPORTANZA DEL BROKER GIUSTO NELLA STIPULA DELLA ASSICURAZIONE
Qualora fossi un inguaribile cultore del fai-da-te, ho pensato, posso provare a rivolgermi in prima persona alle compagnie assicuratrici, cercando di capire qual’è la polizza giusta per la mia barca. Viceversa posso contattare un broker, che fa il “lavoro sporco” per me ed è meglio inserito nell’ambiente, avendo la possibilità di trattare numerosi prodotti di diverse compagnie.
Va detto che alcuni marchi rifiutano la trattativa con il diretto privato. In entrambi i casi, mi sono posto la stessa domanda: quali sono le caratteristiche di un buon broker e di una compagnia valida? Il potere contrattuale di un broker è direttamente proporzionale al suo prestigio, quindi diffidate di agenti sullo stile dell’avvocato alcolista Sandy Snyder interpretato da Dustin Hoffman in “Sleepers”.
La bravura di un broker si misura nella capacità di saper ritagliare una polizza su misura dell’assicurato, inserendo nel contratto determinate clausole, e magari eliminandone altre. Se si possiede una barca “speciale” (prototipi, monotipi e via dicendo) il lavoro dell’agente risulta più importante che nel caso di una barca di serie, poiché la “customizzazione” della polizza risulta il fattore determinante. L’altro criterio di valutazione va cercato nella gestione del sinistro: il buon broker segue l’intero iter fornendo costante consulenza.
L’assicurato che compili da solo la denuncia di sinistro ha poche possibilità di veder risarcito il proprio danno, spesso per semplici vizi di forma. La gestione del sinistro è anche la chiave che ci permette di tracciare una linea netta tra buone e cattive compagnie assicuratrici.
Piccolo, catastrofico esempio: se un giorno, arrivando in banchina per uscire in barca con la mia famiglia, trovassi un buco di due metri in prua e l’imbarcazione semiaffondata, la prima cosa di cui avrei bisogno sarebbe un ufficio sinistri tempestivo, capace di nominare un perito entro 24 ore. Sarebbe molto difficile e costoso quantificare i danni una volta che la barca è affondata.
LA VELOCITA’ DELLA COMPAGNIA
Altro parametro di valutazione, una volta compiuta la perizia (che supponiamo essere rapida e corretta), è la velocità con cui la compagnia emette la quietanza di liquidazione del danno: in poche parole, quanto ci mettono a ridarmi i soldi? Trenta giorni, sei mesi, un anno? Meglio leggere con scrupolosità ogni riga del contratto, onde evitare di venire rimborsati nel 2020 per un danno ricevuto nell’82.
ASSICURAZIONE: LE DIECI CLAUSOLE DELLA BUONA POLIZZA
Ascoltando pareri di persone informate sui fatti e “smanettando” in rete, io, ipotetico armatore fresco di acquisto, ho stilato una check-list delle dieci clausole che una buona polizza deve contenere. In primis quella relativa ai limiti di navigazione: se impostiamo il Mediterraneo come area di navigazione, dobbiamo sapere che al di là di Gibilterra non saremo coperti. Se vogliamo inserire anche altri mari e acque dolci, il premio salirà. Se ipotizziamo di utilizzare la barca pochi mesi all’anno, possiamo richiedere una limitazione temporale nella polizia riducendo i rischi e quindi il premio. Altra clausola: la copertura assicurativa nelle fasi di alaggio e di varo. Spesso i cantieri hanno una propria polizza, ma se aggiungiamo la nostra saremo in una botte di ferro.
Poi c’è l’importantissima rinuncia all’azione di rivalsa (nel solo caso di incendio): nel caso la mia barca prenda fuoco in una marina o in cantiere, l’assicurazione mi rimborserà il danno rinunciando a “rifarsi” sulla suddetta marina o cantiere. Questa clausola è spesso richiesta dai cantieri, specialmente se si possiede una barca di valore. Un’altra opzione, di rilievo fondamentale spesso compresa nelle varie Corpi, è la cosiddetta stima accettata: secondo questa clausola, la valutazione della barca indicata in polizza equivale a stima accettata dagli assicuratori, e pertanto corrisponde alla cifra che sarà risarcita in caso di perdita totale.
La stima avviene secondo prezzi di listino per imbarcazioni nuove o usate di pochissimi anni, mentre in caso di barche più anziane deve essere solitamente compiuta da un perito, a carico dell’assicurato. Di anno in anno, poi, la stima va cambiata seguendo i valori di mercato: se ci dimentichiamo di aggiornarla (o se ne dimentica il broker), continueremo a pagare lo stesso importo per il premio anche se, di fatto, l’imbarcazione si è svalutata.
In una buona polizza non deve mai mancare la copertura delle spese di salvataggio e di rimozione del relitto, e, perché no, il rimpiazzo a nuovo: con questa opzione, in caso di sostituzione di parti della barca o accessori danneggiati, questi mi saranno risarciti al prezzo d’acquisto, senza l’applicazione del degrado d’uso. Altro catastrofico esempio: nell’ipotesi in cui un fulmine colpisse la barca, facendomi saltare l’impianto elettrico, potrei dormire notti tranquille. Se ho speso duemila euro per tale impianto, ne avrò duemila dall’assicurazione.
Un’altra clausola consigliata è quella relativa ai danni all’apparato motore. Chi possiede una barca sa bene che la fonte primigenia delle rotture (sia in senso letterale che figurato) proviene dal vano motori. Possiamo, con un’estensione, coprire i danni al motore causati da difetti occulti, surriscaldamento, negligenza e occlusione delle prese a mare.
SE VI PIACE REGATARE
Se mi piace prender parte a competizioni e regate, la copertura in fase di gara, nella stipula dell’ assicurazione, è imperativa: abbastanza costosa, ma utile a evitare decine di controversie. A volte, poi, le pompe di sentina fanno i capricci: meglio essere assicurati contro alluvioni e inondazioni, in modo da risultare cautelati a priori. Last, but not least, la copertura in acque non protette: fondamentale per gli aficionados della rada.
Se con il nostro tender andiamo a mangiare in un ristorantino a terra, lasciando l’imbarcazione incustodita, un qualsiasi criminale da strapazzo potrebbe appropriarsi della barca con la classica scusa “l’ho trovata alla deriva, ora è mia”: è già successo. Le clausole citate rappresentano soltanto un campione rappresentativo della vasta gamma di cui sono venuto a conoscenza in rete: infortuni a bordo, tutela legale, assistenza 24 ore su 24, eventi sociopolitici, eruzioni, pirateria e chi più ne ha più ne metta. C’è l’imbarazzo della scelta, basta pagare.
Ghego Saggini
(foto di copertina via claimconcepts.com)
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2 commenti su “Assicurazione nautica: la nostra guida anti-fregature”
L’articolo credo sia utile a dare una generale conoscenza del problema rischio e copertura senza, come a volte accade, criminalizzare e basta le compagnie.
Marco Pellanda – Venezia
se la barca ormeggiata in porto accidentalmente prende fuoco,la mia non interessa, ma i danni eventuali alle barche vicine sono coperti? che tipo di assicurazione dovrei fare??