Chi è Nérée? Intervista al giovane marinaio che vuole conquistare il mondo

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néréeQualche giorno fa vi abbiamo raccontato, con le sue parole, l’impegnativa navigazione a bordo del suo Lello 34 Rendezvous tra le coste della Repubblica Sudafricana, in attesa di raggiungere Falmouth e partire il 16 giugno 2018 per la Golden Globe Race (nel cinquantenario della mitica regata che consacrò Robin Knox-Johnston e Bernard Moitessier). Oggi ci concentriamo su di lui, Nérée Cornuz, per capire cosa lo abbia spinto a intraprendere questo sogno costellato di ostacoli che lo “svizzero” (le virgolette sono d’obbligo: Nérée ha il doppio passaporto, regaterà con i colori elvetici ma parla napoletano doc) coltiva da tempo.

LA NOSTRA INTERVISTA A NEREE CORNUZ

Nérée. A proposito. Perché il tuo strano nome?
“A papà piaceva la mitologia greca, Nérée era una divinità marina antecedente a Poseidone, padre delle nereidi e nonno di Achille. Papà ha avuto due barche, un double ender in legno di 8 metri (che ancora fa una gran figura ormeggiato alla Societé Nautique de Geneve) e un ketch, Jouet 13000, venduto quando avevo 8 anni (lo rividi all’arrivo della Carthago nel 2008 a Sidi Bou Said in Tunisia), entrambe si chiamavano Nérée, io ho ereditato il nome della barca. Per mio padre sono sempre stato N3”.

Nérée Cornuz nel 1994

E’ vero che sei nato in barca?
“Sono nato in barca, precisamente a Napoli il 16 novembre 1989. Il 17 eravamo già per mare. Ho compiuto un anno a Tangeri, poi abbiamo fatto la traversata atlantica e un paio di stagioni fra Caraibi e Venezuela. Abbiamo passato tre anni in Costa Azzura, con la barca ormeggiata a Cogolin e casa una ventina di chilometri nell’entroterra. A sei anni sono tornato a Procida con mia madre, ne avevo otto quando abbiamo venduto la barca e siamo andati a vivere a Ischia”.

Ma la passione per la vela non è certo scemata…
“Negli anni del liceo ho navigato e regatato fra Napoli, Ischia e Procida, oltre che fare un po’ di offshore d’estate. A Procida ho frequentato il Nautico e a 19 anni ero allievo in Carnival Cruise Lines. A 21 sono diventato terzo ufficiale, ho girato le coste USA in lungo e in largo, Hawaii, Alaska, Canada, Messico, Caraibi, Bahamas e compagnia cantante. Ho combinato qualche “minchiata” in Carnival (non indaghiamo, ndr) ma a 24 sono stato promosso secondo ufficiale sulla portarinfuse svizzera “Massoel”, un’esperienza durata due anni. Nel mio primo imbarco ho navigato in Arabia saudita, Australia, Nuova Zelanda, Singapore, India, Sud Africa (tutto), Kenya, Mozambico e Madagascar. Nel secondo imbarco: Argentina, Brasile, Mauritania”.

néréeMa non ti sei mai fermato?
“Nell’estate del 2014 ho trovato lavoro a Ginevra come istruttore di vela presso la scuola di vela Les Corsaires. Ho riattaccato a regatare e mi è venuta voglia di fare qualcosa in solitario. All’inizio mi ero orientato sull’idea di fare la Mini Transat…”.

Il percorso del Golden Globe 2018

In realtà, finirai per pensare ancora più in grande. Quando ti è scattato il desiderio di fare la Golden Globe Race?
“Faccio un trasferimento di qualche giorno su un 12 m Stazza Internazionale, Vanity, insieme a Matteo Miceli. Arrivando a Crotone, una signora mi chiede se potessi per cortesia passare in barca da loro che hanno un problema con la randa visto che, a detta sua, ho la faccia da professionista. Vado, piombo il circuito dell’avvolgiranda, salgo in testa d’albero e tiro qualche calcione per liberare la randa avvolta “alla cacchio”. Conosco l’armatore che un paio di mesi dopo posa 15 mila euro euro sull’unghia per sponsorizzare, su mia proposta, un’amica alla Swan Cup 2014.

Nel luglio del 2015 esce un post su Facebook sulla GGR 2018, ne chiacchieriamo con gli amici prima della 151 miglia corsa su Dufour 34 Duffy. Alla Centomiglia del Garda incontro il signore di cui sopra, mi dice: questo è il tuo sogno? E io ti aiuto! Ci penso un mesetto e mi iscrivo diretto senza preamboli, dopo una settimana ho pagato i 2.000 euro di preiscrizione. Faccio scrivere il contratto di sponsor da un’amica, dovevano entrare 15.000 euro a semestre a partire da luglio 2016, ma aspetta tuttora una firma…”.

Nonostante la mancata sponsorizzazione, ti metti in cerca della barca…
“Faccio le mie ricerce, una barca forte e poco cara. A fine anno sono in Sud Africa per vedere alcuni Lello. Nel 2016 mi iscrivo al CER (centro d’addestramento alla regata) di Ginevra, tante amicizie con altri velisti elvetici veramente forti e bravi! Bella Ginevra, ma non è sempre facile con il mio boss, abbiamo entrambi la capa tosta. Comunque alla fine della stagione 2016 mollo il lavoro per dedicarmi in toto alla preparazione della Golden Globe”.

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Rendezvous, il Lello 34 di Cornuz

La barca. Perché il Lello 34?
“Cercavo una barca performante ma abbordabile per il mio budget: due erano le possibilità sulle quali orientarmi. O un carroarmato tipo Clipper, lunghissimo al galleggiamento, ma che senza aria è un chiodo, o una barca leggera snella e manovriera. Mettermi su un clipper per 9 mesi non è tanto nelle mie corde, mi sono detto. Ho scartato il Rustler 36 che a meno di 40mila euro non si trovava, il Baba non mi piaceva, il Tashiba è bello ma non si trovava a meno 100.000 dollari, ho cercato uno S&S, l’organizzazione dava l’ok alla partecipazione al GGR solo per tre progetti: il Chris Craft Caribbean 36, scartato poi dal comitato perché troppo poco zavorrato, l’Hinckley Pilot 35, bellissimo ma carissimo, il Gaia Benello (un mio amico lo possiede a Ischia).

Il Lello 34 è stato disegnato sulle linee di Hestia (prototipo S&S che poi divenne Swan 34, Gaia Benello 36 e Polaris Union 36). E’ stato costruito per una costa dove non esci con meno di 30 nodi e onde di tre metri con corrente e depressioni assassine. Mi pareva una garanzia. Peraltro costavano proprio poco tra 10 e 20 mila euro. Quindi ho ricercato i piani e ottenuta l’approvazione sono venuto in Sud Africa a vedere un po’ di barche all’epoca. Non ce n’erano molte sul mercato e visto il budget limitato avevo fretta di cominciare la preparazione tecnica della barca presto: quando hai pochi soldi i tempi si dilatano. Ho scelto quella sbagliata perché era tutta da rifare e mi sono affidato ad un cantiere che aveva le credenziali sulla carta ma si è dimostrato valere un soldo bucato se non proprio truffaldino”.

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La chiglia del Lello 34…

Quali lavori hai eseguito a bordo per mettere “in bolla” la barca?
“Siccome è venuto a mancare il capitale, meno della metà di quelli che desideravo fare, ma meglio così. Perché sarebbero stati fatti male comunque. La barca e tosta di suo, ma c’è tanto da fare ancora. Ad ogni modo, ecco dove sono intervenuto: ho fatto il trattamento antiosmosi. Ho aperto la chiglia per controllare e bonificarla ma mi sa che è da rifare bene, abbiamo realizzato una crash box a prua.

Abbiamo messo una paratia stagna a mezzanave con un oblò per l’accesso al compartimento di prua. Poi abbiamo provato a cambiare il motore con uno più piccolo e leggero da 12 Hp contro il vecchio Arona da 33 Hp (il Lello nasce senza motore). Ma non è andata. Ho realizzato un timone nuovo rinforzato con un terzo attacco al centro, mi sono costruito il servopendolo da solo per spendere poco e vedere come va così. Per quanto riguarda l’attrezzatura di coperta ho quella originale, se arrivano i soldi la cambio con roba buona…”.

Qual è il tuo marinaio mito?
“Eric Tabarly è il genio indiscusso della navigazione e regata offshore. Altri mi piacciono per altre ragioni: Bernard Moitessier, Jack London, Joshua Slocum, per aver trasformato in lettere i sentimenti dei marinai veri, Ulisse, i corsari e pirati del ’500, i marinai del Bounty per l’avventuara e il misticismo legato alle loro storie!”.

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E lo sportivo che stimi di più?
“Non seguo tanto lo sport…”.

Il tuo piatto preferito?
“Mangio qualsiasi cosa io… comunque la cucina di casa è sempre la migliore!”.

Musica?
“Ascolto un po’ di tutto, quando ero più giovane erano indubbiamente The Doors”.

Cosa vuol dire per te “vela”?
“La gioia di potersi spostare per miglia e miglia portandosi dietro la propria casa, in totale indipendenza economica, in armonia con l’ambiente e la natura senza dover ricorrere ai combustibili fossili. Alle volte è anche tanta adrenalina!”.


Qual è il posto più bello che per adesso hai visto in barca?
“Difficile a dirsi… ogni posto è bello se è legato a un ricordo particolare, un’avventura o un momento di felicità. La Corricella (il porto di pescatori dell’isola di Procida) di quando ero bambino avrà sempre un posto speciale nel mio cuore”.

Visto che li hai citati. Ti senti più Moitessier o Knox-Johnston?
“Me lo chiedo spesso, e alla fine mi rispondo che sono Nérée Cornuz e che la mia storia sarà scritta nel solco della chiglia della mia barca attraverso gli oceani”.

E.R.

Per saperne di più su Nérée Cornuz: pagina Facebook e sito web

Per saperne di più su Federico Beccaria, l’italiano in gara alla Golden Globe: pagina Facebook e sito web

Per saperne di più su Patrick Phelipon, il “franco-romagnolo” alla Golden Globe: nostra intervista e sito web

Per saperne di più sulla Golden Globe Race 2018: sito web

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