VIDEO. Caprerini di ieri e di oggi, pronti alle lacrime? Guardate in 50 anni come siete cambiati!
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Essere un caprerino è un po’ uno status symbol: ogni italiano se sente la parole barca a vela pensa a tre cose, il Moro di Venezia, Paul Cayard e Caprera. Quante volte vi è successo, dopo aver “confessato” di essere dei velisti, di essere subito incalzati con la domanda: “Hai fatto Caprera?”
Questo perché il Centro Velico Caprera è un pezzo storico della vela italiana, che in 50 anni ha “dato alla luce” 120.000 nuovi velisti. Quest’anno, a 50 anni di distanza dal giorno in cui Guido Colnaghi ha deciso di portare in Mediterraneo il modello di scuola vela francese alla Les Glénans, Caprera festeggia il suo compleanno.
E allora vogliamo farvi un po’ piangere, mostrandovi due video, il primo che racconta la Caprera dei primi anni Settanta e commentato da Luca Goldoni, il secondo che mostra invece la Caprera di oggi. Perché 50 anni non sono bastati per cambiare lo spirito di un caprerino DOC!
GUARDA IL VIDEO DELLA CAPRERA DEGLI ANNI 70 COMMENTATO DA LUCA GOLDONI
GUARDA IL VIDEO DI CAPRERA OGGI E TU CHE CAPRERINO SEI?
LA STORIA DI CAPRERA IN BREVE
Il CVC- Centro Velico Caprera non è solamente una grande istituzione della formazione velica ma è soprattutto un’esperienza di vita che ha lasciato una profonda traccia nei 120mila allievi che dal 1967 a oggi hanno imparato ad amare l’arte della marineria e della navigazione a vela. Una storia che si racconta attraverso le emozioni di chi ha vissuto questa esperienza contribuendo a costruire la notorietà e la credibilità dell’associazione che oggi è un patrimonio a disposizione della sostenibilità ambientale e sociale.
Da cinquant’anni a questa parte è cambiato tutto, ma tutto è rimasto uguale. Le imbarcazioni tecnologiche hanno sostituito quelle in legno, l’acqua corrente e l’acqua calda sono arrivate sull’isola mandando in pensione le bettoline che l’approvvigionavano, l’energia elettrica rende oggi più confortevole la vita alla base dopo il tramonto. Ma, decennio dopo decennio, la straordinaria esperienza umana che porta l’individuo a riconnettersi con la natura, con l’uomo e con se stesso è rimasta immutata e continua a travolgere ogni individuo che metta piede a Caprera.
Era il 1967 quando, per iniziativa della Lega Navale italiana Sezione di Milano e del Touring Club Italiano, con il patrocinio della Marina Militare che concesse in uso l’insediamento della base militare di Caprera nello spettacolare Arcipelago di La Maddalena, nacque il CVC- Centro Velico Caprera. Erano gli anni nei quali erano necessari due giorni per arrivare in Sardegna ed un’ulteriore mezza giornata per raggiungere Caprera.
Quel viaggio segnava l’inizio e diventava parte integrante dell’esperienza al Centro Velico Caprera: nel lento trascorrere del tempo gli aspiranti e gli esperti velisti si preparavano a vivere sensazioni totalizzanti. Oggi i collegamenti con l’isola sono facilitati, ma ciò che consente di vivere quelle emozioni autentiche e irripetibili è il ritmo con cui sono cadenzate le giornate, fra esercitazioni di navigazione, lezioni teoriche, e forti momenti di aggregazione alla base immersa nello scenario di un paesaggio incontaminato.
La natura incontrastata, la forza dei suoi elementi e le barche costituiscono un trittico che disegna un’esperienza fatta di riflessione, intraprendenza, coraggio e condivisione. La vita al Centro Velico Caprera è un insieme di momenti semplici i ma “veri” che offrono ai ragazzi l’opportunità di recuperare il prezioso contatto con una dimensione primordiale dove i valori fondanti diventano protagonisti ed il futile ridimensionato. Fin dalle sue origini, il Centro Velico Caprera rappresenta, per chi arriva in base per la prima volta, un rito d’iniziazione: il passaggio da un’età a un’altra, un’evoluzione verso una nuova dimensione.
Un rituale intenso e profondo, che incide e lascia un segno, spesso indelebile, nell’individuo. Scotte, vele, virate diventano quotidianità; le strade sterrate, che disegnano l’Isola, sono sentiero verso la navigazione e palcoscenico del rientro in base con il tramonto nello sguardo. E’ un virus che contagia allievi ed istruttori di una grande comunità che parla un linguaggio comune, e che da sempre, condivide gli stessi valori. Lo stesso virus che negli anni ha contagiato, fra gli altri, l’allievo Luca Goldoni, il primatista mondiale di apnea Stefano Makula, l’istruttore del CVC Gian Maria Volontè, ed in tempi più recenti Antonia Klugmann, chef stellata e nuovo volto femminile di Marsterchef.
Quella del CVC- Centro Velico Caprera è anche una storia di amicizie e di amori, in cui i rapporti si definiscono nella loro essenza più profonda, in cui le scelte individuali lasciano spazio alle dinamiche del gruppo. Andare in barca significa fidarsi degli altri, in una dimensione collaborativa e schietta. Nel rispetto dell’individuo e della natura, ma soprattutto del mare e dei suoi venti, protagonisti e padroni assoluti della scena.
Doppiata la boa dei suoi primi 50 anni, il Centro Velico Caprera mette la prua verso il 2067 assumendo una nuova responsabilità etica e sociale nei confronti delle nuove generazioni, dell’uomo e dell’ambiente. Quella di offrire ai giovani un’ “esperienza formativa unica”, in grado di avere un forte impatto positivo nella loro vita e cambiare, in meglio, il loro futuro.
Quella di rendere accessibile il suo patrimonio ad una collettività sempre più ampia aprendola ad allievi con ridotte capacità motorie e vari livelli di disabilità.
Rientra in questa visione il progetto del CVC a supporto di WOW (Wheels on Waves) che partendo da New York, il prossimo mese di aprile, preleverà dal Segretario ONU Antonio Guterres la Convenzione dei Diritti dei disabili per consegnarla, dopo la traversata oceanica a bordo del primo catamarano al mondo totalmente accessibile ai disabili, in Vaticano a Papa Francesco.
Quella di offrire una diversa opportunità a persone affette da particolari patologie, ad esempio di tipo oncologico, che possano trarre benefici concreti dalla straordinaria forza terapeutica dell’esperienza al CVC, dal suo mare e dal suo vento.
In questa ottica nasce la nuova collaborazione fra il Centro Velico Caprera e l’Istituto Europeo Oncologico, che vedrà, il prossimo mese di giugno, un gruppo di allievi/pazienti oncologici, assistiti da una equipe di specialisti IEO e con il supporto tecnico di un team di selezionati istruttori del CVC, misurarsi in una esperienza fuori dall’ordinario.
Il commitment assunto nei confronti dell’ambiente, vedrà il Centro Velico Caprera impegnato per la tutela del delicato ecosistema dello splendido Parco Nazionale di La Maddalena dove la base è inserita, realizzando programmi d’informazione e disseminazione, e mettendo a disposizione la propria flotta per programmi di monitoraggio e campionamento delle acque. Nasce da questa visione la collaborazione con Plastic Busters, progetto dell’Università di Siena sotto l’egida dell’ONU, con l’obiettivo di monitorare e ridurre l’impatto delle micro plastiche nel nostro mare.
Situato in quella che è stata la terra abitata da Giuseppe Garibaldi, il CVC- Centro Velico Caprera grazie al bassissimo impatto ambientale del suo insediamento ed al suo approccio ecosostenibile contribuisce a conservare questo luogo straordinario nella sua originaria naturalità.
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2 commenti su “VIDEO. Caprerini di ieri e di oggi, pronti alle lacrime? Guardate in 50 anni come siete cambiati!”
da groppo a groppo
Che emozione le estati passate al CVC