Le straordinarie vite parallele dei due eroi del Vendée Globe

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Ci sono due barche, a sud ovest del canale della Manica, 33 miglia l’una dall’altra.
A bordo di quella più vicina a Les Sables d’Olonne c’è un navigatore francese fortissimo e meticoloso: si chiama Armel Le Cléac’h, e sul suo IMOCA 60 Banque Populaire VIII (uno di quelli di ultima generazione, dotato di foil) si appresta a vincere il Vendée Globe (giro del mondo in solitario senza scalo) con un tempo record di 74 giorni, 3 ore, 35 minuti e 46 secondi.

Sulla seconda barca, Hugo Boss (anch’esso scafo all’ultimo grido con tanto di appendici) il gallese Alex Thomson, sempre pronto a dare spettacolo e amatissimo dal pubblico: a poche ore dall’arrivo ha deciso di gettare la spugna e darla vinta al collega transalpino, dopo un match-race di 24.500 miglia intorno al mondo. Grazie ai due skipper, tutti noi appassionati abbiamo vissuto un bellissimo Vendée Globe. E allora conosciamoli meglio, questi due eroi, così diversi per stile di navigazione ed esperienza, ma che il destino ha fatto incrociare nella più epica delle avventure. Conosciamoli attraverso i disegni di un illustratore d’eccezione, il genovese Luca Tagliafico. 

Armel Le Cléac’h, vincitore del Vendée Globe 2016/17, è nato l’11 maggio 1977 a Saint-Pol-de-Léon (nella regione francese di Finistère): è soprannominato “lo Sciacallo” per il suo stile di regata attento e meticoloso, che gli consente di sferrare l’attacco “fatale” al primo errore degli avversari.

IL SENSO DI LE CLEAC’H PER LA NAVIGAZIONE
Cominciamo dal vincitore, Armel Le Cléac’h: “lo Sciacallo”, lo chiamano. Un soprannome brutto e ingiusto (derivante dall’assonanza francese del suo cognome con “le Chacal” oltre che per la sua capacità di sferrare l’attacco al momento giusto quando l’avversario è in difficoltà) per un marinaio timido e modesto ma con due “attributi” così. Le Cléac’h nasce a Saint-Pol-de-Léon (Finistère), l’11 maggio 1977: terzo di quattro figli, i suoi genitori lo portano fin da piccolissimo a bordo della barca di famiglia, un Muscadet (un vecchio progetto del 1963 di Philippe Harlé), tra la baia di Morlaix, le coste della Vandea e persino in Irlanda. Navigando anche di notte, sviluppa un senso per il vento e per le correnti fuori dal comune.

Poi arriva la classica trafila delle derive, l’Optimist e il 420: ma è nel 1994, quando il diciassettenne Le Cléac’h passa la prima notte da solo a bordo nella baia di Morlaix, che il giovane capisce la sua vera strada, la course au large. I risultati non tardano ad arrivare: nel 1997 vince il bronzo alla sua prima regata in solitario, la Solo Le Télégramme.

Il marinaio più veloce intorno al mondo in monoscafo e in solitario ha un lungo palmares di successi alle spalle: Campione del Mondo IMOCA nel 2008 e Campione di Francia di Course Au Large nel 2003, ha vinto la Solitaire du Figaro (regata d’altura atappe) nel 2003 e nel 2010, la AG2R nel 2004 (Lorient-Saint Barth) e nel 2010 (Concarneau-Saint Barth) e la The Transat Bakerly 2016 (ex-Ostar, da Plymouth a Newport) tra gli IMOCA. Inoltre, Le Cleac’h detiene altri primati: quello sulla rotta Marsiglia-Cartagine (18 ore, 58 minuti e 13 secondi) e Cadice-San Salvador (6 giorni, 23 ore, 42 minuti e 18 secondi), entrambi in solitario a bordo del maxi trimarano Banque Populaire VII. Nel 2008/09 e nel 2012/13, si è dovuto “accontentare” del secondo posto al Vendée, dietro al “Professeur” Michel Desjoyeaux nel primo caso e a François Gabart nel secondo: buona la terza, quindi.

Nel 1994, quando Armel Le Cléac’h passa la sua prima giornata (e nottata) da solo in barca nella baia di Morlaix (nel dipartimento bretone di Finistère) capisce che la vela d’altura è la sua strada. Nel 1997 parteciperà alla sua prima regata in solitario chiudendo con un’ottima terza posizione.

LA SUA PIU’ GRANDE SFORTUNA
Talvolta Le Cléac’h è stato molto sfortunato, ma ha sempre saputo rialzarsi: come nel 2014 quando, a causa di un grave infortunio alla mano, ha dovuto rinunciare all’ultimo alla Route du Rhum cedendo il suo velocissimo maxi trimarano al più anziano Loïck Peyron (che ha vinto ed è stato coperto di gloria). Quasi la stessa trama iniziale del film di Cristophe Offenstein “En Solitaire” (In Solitario, del 2013), per la realizzazione del quale, ironia della sorte, Le Cléac’h era stato interpellato come consulente. Ma l’anno successivo si era già ripreso chiudendo al secondo posto la Transat Jacques Vabre (da Le Havre, in Francia, a Itajaì, in Brasile), unico skipper (in coppia con Erwan Tabarly) a bordo di un IMOCA di nuova generazione ad essere arrivato, l’unico ad aver capito come gestire e far funzionare i nuovi foil.

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Alex Thomson, secondo classificato al Vendée poche miglia dietro a Le Cléac’h, è nato a Bangor (Galles) il 18 aprile 1974: lo chiamano “il Boss” perché è testimonial Hugo Boss e per il suo modo molto “americano” di regatare, spingendo sempre al massimo (e a volte, rompendo) le proprie barche e facendo innamorare il pubblico.

THOMSON “SPACCABARCHE”? NO, GRANDE MARINAIO
Ripercorrendo invece la storia di Alex Thomson la parola sfortuna apparirà numerose volte: qualche maligno ha addirittura insinuato che il gallese le disavventure “se le vada a cercare”, perché chiede sempre il massimo, a volte troppo, alle sue barche. Guarda caso, anche in questo Vendée, ha spaccato un foil per l’urto contro un oggetto sommerso (circostanza che ha permesso a Le Cléac’h di superarlo). La scia di disastri che si è lasciato dietro Thomson lo rende simpaticissimo al grande pubblico ma rischia di far dimenticare la sua incontenstabile bravura di marinaio.

Alex nasce nel 1974 a Bangor, piccola città nella regione del Gwynedd, in Galles. Fin da giovane, la sua esuberanza attira l’attenzione del paperone inglese Sir Robert Mills (l’uomo che ha lottato per portare le Olimpiadi a Londra e lanciato la sfida britannica alla Coppa America con Teamorigin nel 2007), che lo sostiene nelle sue imprese permettendogli di entrare precocemente nel mondo della vela d’altura.

UN VERO ENFANT PRODIGE
Una fiducia che Thomson ripaga vincendo nel 1999, a bordo di Ariel, la Clipper Round The World Race (regata a tappe intorno al mondo a bordo dei Clipper 60, ideata da Robin Knox-Johnston) e diventando, a nemmeno 25 anni, il più giovane skipper della storia ad aver trionfato in una regata intorno al mondo. E approfittando di questa nomea di enfant prodige delle regate intorno al mondo entra nel mondo dei più impegnativi Open 60.

QUATTRO ANNI TRA SUCCESSI E SFORTUNE
Nel 2004 arriva la sponsorizzazione di Hugo Boss, un sodalizio che dura fino ad oggi: a 30 anni prende parte al suo primo Vendée ma si ritira a causa di un’avaria alla trozza del boma. Ma risale al 2006 la prima “thomsonata”: durante la Velux 5 Oceans (precedentemente conosciuta come Around Alone e BOC Challenge, il giro del mondo in solitario a tappe) con l’IMOCA 60 affonda al largo del Sudafrica.

La barca viene ritrovata a febbraio del 2016 nel Parco Nazionale O’Higgins, nella desolata costa occidentale della Patagonia, in Cile. Si riscatta subito conquistando nel 2007 in coppia con Andrew Cape il record di percorrenza sulle 24 ore su monoscafi fino a 60 piedi (501,30 miglia, adesso battuto dallo stesso Thomson nell’ultimo Vendée, 536,81 miglia a 22,86 nodi di media!), ma nel 2008 gli tocca nuovamente ritirarsi dal giro del mondo, questa volta per danni strutturali allo scafo, dopo appena sei giorni di regata.

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Dopo aver camminato in smoking sulla chiglia della sua barca inclinata a 50° nel 2012, Alex Thomson si inventa anche la “mast walk”, ovvero la camminata sull’albero, a barca inclinata, sempre vestito di tutto punto. L’impresa, realizzata nel 2014, ottiene 3 milioni di visualizzazioni su Youtube.

LE FAMOSE “THOMSONATE”
Passano gli anni e Thomson trova il modo di far parlare di sé in qualità di “acrobata dei mari”, guadagnandosi la fama di testimonial che ogni azienda dinamica vorrebbe avere al suo servizio. Nel 2012 sale alla ribalta facendosi filmare e fotografare mentre, in giacca e cravatta stile “yuppie della City” rimane in equilibrio sulla chiglia basculante del suo Open inclinato. Sarà poi la volta, nel 2014, della famosa mast walk, in cui passeggia sull’imponente albero della barca sbandata, in smoking e in tempi più recenti dell’incredibile skywalk, che lo vede volare sospeso con un kite a 85 metri sopra il suo ultimo IMOCA. Anche in questo caso, lo smoking è d’obbligo. C’è chi gli dà del clown ma… provateci voi.

Ad aspettare Armel Le Cleac’h al largo di Les Sables d’Olonne un numero impressionante di barche, gommoni, elicotteri. Per non parlare della gente a terra. Il freddo marinaio si rende finalmente conto di essere entrato nella storia e si mette a piangere.

LA “PIOGGIA DI ALBERI” E GLI ULTIMI DUE VENDEE
Facciamo un passo indietro, e torniamo al Vendée Globe del 2012/13, quello in cui Thomson realmente si scontra per la prima volta con Le Cléac’h (nel 2008 non c’era stata storia), arrivandogli alle spalle, in terza posizione: è il primo britannico a salire sul podio del giro del mondo in solitario. Trova il modo di fare parlare di sé anche questa volta: cosa si era inventato per riparare uno dei timoni in navigazione al Vendée Globe! Disponendo del materiale necessario, Alex ha tagliato delle strisce di carbonio, ha eliminato le schegge di fibra causate dalla rottura saldando infine il tutto con una resina a alta resistenza. Un intervento facile se realizzato in tranquillità e senza pressioni, un po’ meno a 20 nodi di velocità tra gli spruzzi dell’acqua.

L’anno successivo Hugo Boss gli compra un’altra barca, l’Ex Virbac-Paprec con cui Jean-Pierre Dick aveva preso parte al Vendée ma il gallese non si trova a suo agio: durante il trasferimento verso New York (da cui sarebbe dovuto partire per la New York-Barcelona) disalbera e arriva a Newport navigando 800 miglia con un albero di fortuna, nel 2015 disalbera in Atlantico del Sud alla Barcelona World Race. Con la nuova barca con i foil, esordisce nel peggiore dei modi rischiando di affondare alla Transat Jacques Vabre e viene salvato dall’elicottero.

In qualche modo recupera la barca e all’ultimo Vendée Globe dà luogo con lo sciacallo Le Cléac’h a una delle sfide più emozionanti di sempre, facendo dimenticare gli altri 27 concorrenti in gara. E se non avesse spaccato un foil al tredicesimo giorno di navigazione, sarebbe arrivato lo stesso secondo?

CHI E’ IL NOSTRO ILLUSTRATORE
L’autore dei disegni è Luca Tagliafico. Genovese, 28 anni, amante della vela, è uno stimato illustratore che collabora con diverse case editrici tra cui Einaudi ed è tra i fondatori dello studio Rebigo (su Facebook: Rebigo – Studio di Illustrazione). Per saperne di più: www.lucatagliaficoillustrator.tumblr.com

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