Lorenzo Bressani, in arte Rufo, il campionissimo dei Melges
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In questi giorni Lorenzo Bressani, detto “Rufo”, ha fatto parlare di sé perché è stato tra i protagonisti assoluti della tappa di Miami della Coppa del Mondo delle Classi Olimpiche, sui Nacra 17, con la nuova prodiera Caterina Marianna Banti. Triestino, classe 1973, è davvero un velista fortissimo che ha quasi rischiato di vincere il World Sailor of the Year messo in palio dall’ISAF (la Federvela Internazionale, oggi World Sailing), per un’impresa che resterà negli annali della vela: tre titoli mondiali, tra Melges 24 e 32 in meno di un anno, tra il 2010 e il 2011. Noi ad ogni modo lo avevamo eletto Velista dell’Anno in “tempi non sospetti”, nel 2002.
LA STORIA DI RUFO
La storia di Rufo inizia nel modo più classico per un triestino, con i primi corsi di Optimist a 7 anni (ma va in barca da quando ne aveva 5). Nel 1983 si affaccia nel mondo delle regate con la Società Velica Barcola e Grignano, man mano che cresce “bazzica” con successo 470, Farr 40, IMS, IRC, ORC, J/22, J/24, Melges 24, Farr 30, Platu 25, Melges 32, RC 44, Melges 20.
Il primo mondiale importante arriva nel 2003, quando Bressani è iridato tra i J/24 a Medemblik, in Olanda. Due anni dopo in Germania conquista la vittoria al Mondiale IMS 600, nel 2008 trionfa al Mondiale Melges 24 di Porto Cervo. La consacrazione definitiva viene però, come anticipato, tra il 2010 e il 2011: tris di vittorie, iniziato con il titolo iridato a Tallin nell’agosto del 2010 tra i Melges 24, proseguito con quello nei Melges 32 a San Francisco nel settembre dello stesso anno e concluso con la vittoria del Mondiale Melges 24 di Torquay nel maggio del 2011. Nel suo palmares si contano 9 titoli mondiali, 7 europei e 15 italiani in varie classi.
Velista poliedrico e instancabile, ha avuto anche la forza di mettersi in discussione nelle classi olimpiche con il Nacra 17, prima con Giovanna Micol (ex prodiera di Giulia Conti) poi con Caterina Marianna Banti, con la quale sta facendo molto bene a livello internazionale.
COSA AVEVAMO SCRITTO DI LUI NEL 2002
Tratto dal Giornale della Vela dell’Aprile 2002. Alla sua seconda nomination tra i finalisti del premio Il Velista dell’Anno, Lorenzo Bressani si è aggiudicato il Timone d’Oro edizione 2002. Durante la serata di premiazione, ormai giunta alla undicesima edizione, un nutrito pubblico di giornalisti, velisti e amanti della vela ha approvato con un caloroso applauso la scelta della Giuria. E chi meglio di Alessandra Sensini, vincitrice del trofeo la scorsa edizione e nel 1996 poteva premiare il trionfatore. Un passaggio di consegne di grande auspicio quindi per il velista triestino, che aveva già ricevuto una nomination nel 1998 e che quest’anno ha disputato una stagione di regate straordinaria. Decisione unanime, quella della Giuria, che ha confermato il lavoro che ogni anno la redazione de Il Giornale della Vela fa di selezione e di attenta analisi dei cinque finalisti; oltre a Bressani erano stati candidati Flavio Favini, Luca Valerio, Elisabetta Saccheggiani e Gabrio Zandonà. E proprio così Lorenzo, la mattina dopo, ha commentato questo premio.
“Dopo due nomination quest’anno mi sentivo tra i favoriti. Sapevo però che l’altro candidato al Timone d’Oro era Favini che è un nome conosciuto nella vela d’altura e ha fatto ottimi risultati l’anno scorso, magari ne ha fatti meno di me ma di ottima qualità. Io ho avuto la fortuna di fare la stagione IMS con i 40 piedi, mentre lui con i 50 piedi, che contano poche barche ma di altissimo livello. Aveva quindi ottime probabilità di prendere anche lui il premio. Ero abbastanza nervoso, mi sentivo in ballottagio con lui fino all’ultimo. Questa mia stagione la ritengo una delle migliori perché (ho vinto nell’altura e nei monotipi, ma anche nel 1998) avevo conquistato parecchie vittorie anche nelle derive. Vincere con barche d’altura e delle derive è una cosa strana e proprio per questo forse la ritengo la stagione per me più bella. Anche perché sono arrivate le prime vittorie e quindi lo ricordo come un’anno particolare. Uno dei miei pregi nella stagione 2001 è stato quello di mantenere alta la tensione per tutta la stagione, proprio per questo sono riuscito a vincere ad Alassio, la prova di apertura, e all’italiano di Napoli, l’ultima regata.
La mia sensazione lo scorso anno era quella di essere, tra virgolette, imbattibile. Non fraintendetemi, non è una sensazione da sbruffone, è quando ti senti sicuro, sei sempre concentrato e non perdi mai la testa anche quando magari parti male o c’è un salto di vento a tuo sfavore. In alcune regate ho fatto grossi recuperi, e alcuni sono stati incredibili. Nella vela poi ci vuole sempre anche un po’ di fortuna. Tu puoi prevedere tutto in una regata, ma basta un salto di vento e sei dietro. Penso che anche il timoniere più esperto può prevedere sono fino ad una certa percentuale le mutazioni delle condizioni atmosferiche di un campo di regata. La sua bravura è rimediare agli imprevisti il più velocemente possibile.
In futuro, per completare la mia carriera, mi piacerebbe partecipare a una Volvo Race e alla Coppa America. La prima mi affascina per la difficoltà delle situazioni meteo che uno incontra nella manifestazione. Per la Coppa America al momento non mi sento pronto anche perché non ho esperienza di regate di match race. Sicuramente tra qualche anno, e dopo aver accumulato più esperienza nell’altura, sarà uno dei miei obiettivi. Penso che la Giuria abbia fatto una scelta giusta nell’assegnare i premi. Cossutti ha realizzato una barca formidabile che quest’anno ha vinto la Barcolana alla grande. German Frers e Alessandro Vismara hanno disegnato delle belle barche ma forse si sono orientati verso scafi più da crociera. Per quanto riguarda Brava Q8, è ormai un marchio vincente e votandola non si sbaglia mai. Una barca di tre anni, si è aggiudicata un titolo mondiale in una delle classi più difficili. Sono stati bravi loro, ma la barca ha dimostrato di essere ancora attuale e veloce”.
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