Giorgio Zuccoli, un mastino da regata (dal cuore d’oro). Fino all’ultimo
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Il compianto Giorgio Zuccoli è il primo velista ad aver vinto il premio di Velista dell’Anno nel 1991/92, ed è quindi il primo nome che compare nella Hall of Fame del premio più prestigioso della vela italiana: è stato un grandissimo, sempre protagonista sui campi di regata (vinse i mondiali di Tornado e partecipò a due Olimpiadi), sia da sportivo che da velaio (con Ullman Sails Italia). Fino all’ultimo: la foto che vedete qua sopra è l’immagine dell’ultima grande impresa di Giorgio, al timone del suo Melges 24, il volto già scavato dal male che da lì a breve lo avrebbe portato via, abbracciato dai compagni dopo la vittoria del Mondiale di La Rochelle a dicembre del 2000. (Leggi qui la bellissima storia che si cela dietro alla “coppiglia d’oro” che Zuccoli ha regalato al suo amico Federico Michetti: una vicenda che rivela il cuore d’oro di Giorgino).
PERCHE’ LO AVEVAMO PREMIATO
Tratto da Il Giornale della Vela del febbraio 1992: “Il 34enne di Brescia nel 1991 ha confermato la sua indiscussa supremazia nella classe Tornado conquistando per la seconda volta il posto in squadra olimpica. Nella stagione ha raggiunto anche un’altro importante meta, la vittoria al mondiale Tornado”.
CHI ERA GIORGIO ZUCCOLI
Giorgio Zuccoli (Giorgino) – (Iseo, 17 Febbraio 1958 – Borgonato, 27 Marzo 2001). E’ stato tra gli anni ’80 e ’90 un velista di fama internazionale ed uno dei velai più apprezzati a livello mondiale (le sue vele per la Classe Tornado vincono la Medaglia d’Oro a Barcellona ed Atlanta). Una breve ma intensa vita iniziata sul lago d’Iseo quando il piccolo Giorgio iniziò con i primi bordeggi a bordo del Flying di papà Gianni, tra Iseo, Sulzano e Monteisola, per poi partecipare ai Campionati Nazionali dove raccoglie i primi successi e le prime medaglie, nella Classe 420, specialista dei catamarani ed in particolare nella Classe Olimpica Tornado, fu per tre volte in zona medaglie (nel 1987, 1988 e 1989) e, conquista il Titolo Iridato a Cagliari nel 1991. Partecipò a due Olimpiadi, a Seul nel 1988 e Barcellona nel 1992 qui condivisa con il prodiere iseano Angelo Glisoni. Nel 1993 vince la Centomiglia del Garda al timone della Classe Libera Dimore stabilendo un record storico non ancora battuto, in sei ore e cinque minuti. A 42 anni, nel Settembre del 2000, già provato dalla malattia, vince l’ultimo e più importante titolo, il più meritato, il più struggente: la Medaglia d’Oro al Mondiale, nella Classe Melges 24, sull’Atlantico a La Rochelle in Francia battendo una flotta di oltre cento barche, un titolo tanto desiderato e che inseguì a lungo e che centrò dopo due Medaglie d’Argento. In ricordo del campione scomparso, la Provincia di Brescia ed il Comune di Iseo intitoleranno a Giorgio Zuccoli la palestra dell’ Istituto d’Istruzione Superiore Giacomo Antonietti ITCG Liceo IPIA di Iseo.
CHE COSA AVEVAMO SCRITTO
Tratto da Il Giornale della Vela del febbraio 1992: “Giorgio Zuccoli è dal 1987 uno dei migliori timonieri al mondo nella classe Tornado. In quell’anno per la prima volta, aveva come prodiere Luca Santella, approdò sul podio al mondiale che festeggiava i 100 anni dello Yacht Club di Kiel. Da allora, stabilmente, questo bresciano dell’Associazione Nautica Sebina, si è aggirato sornione intorno al gradino più alto: terzo l’anno dopo al mondiale di Tallin, addirittura secondo nel 1989 a Houston , in Texas, battuto soltanto da un taglio di vele particolarmente indovinato dal vincitore, l’australiano Booth. Lo scorso anno la battuta d’arresto di Medemblik, in Olanda, quando la “scuola” o, se preferite, “l’esempio” Zuccoli cominciò anche a dare i suoi frutti, con l’affacciarsi ai quartieri alti delle classifiche internazionali di altri due equipaggi italiani, quello dei fratelli Pirinoli e Ducati-Roveraro.
La vittoria definitiva è venuta in settembre nelle acque di Cagliari con Angelo Glisoni sulla prua. La naturalezza con la quale, da una incolore parentesi nel 470 dopo uno scoppiettante esordio nei 420 (titolo italiano nel 1975), Zuccoli era arrivato nell’elitè del tecnicissimo catamarano olimpico, aveva fatto pensare al miracolo. Zuccoli, grazie anche alla felice simbiosi – caso purtroppo unico sulle nostre coste – con il suo allenatore Franco Pivoli, ha letteralmente inventato la classe Tornado in Italia, ed è anche riconosciuto “opinion maker” della specialità, dato che taglia personalmente non solo le sue vele (Ulman Italia) ma anche quelle di gran parte della flotta mondiale, e valga per tutti un solo dato: al mondiale di Cagliari, sei dei primi dieci classificati usavano vele tagliate dal campione bresciano. A lungo era sembrato che Zuccoli non fosse in grado di vincere, che fosse insomma una splendida opera incompiuta. Adesso che ci ha così brutalmente smentito, siamo qui a festeggiarlo.
I ricordi personali ingombrano la mente. La sera di giugno dell’87 a Kiel nella hall dell ‘Olympia Hotel di Kiel, subito dopo la premiazione del mondiale gli occhi di Zuccoli e Santella erano gonfi di incredula felicità, camminavano senza sosta, il bianco dei loro sorrisi faceva davvero tenerezza. I primi ad essere increduli erano davvero loro, in un exploit di modestia davvero notevole. Di quel sorriso non v’era più traccia nel monumentale Marina di Pusan durante le olimpiadi del 1988 alla fine della quinta regata, quello del “tilt” nel lato di poppa, quando qualche fusibile saltò nel generatore di certezze che deve essere la mente di un velista che vuole vincere una medaglia olimpica. Da quella caduta, ricordo perfettamente le due facce sconvolte di Zuccoli e Santella nel tirare a terra il loro Tornado fradici di mar del Giappone, incupiti dal grigio del cielo coreano, è nata la magia che da uno splendido ma incapace di vincere equipaggio ne ha generati due, uno di Tornado, uno di FD, entrambi vincenti. Sulla carta però il divorzio post Pusan tra Zuccoli e Santella appariva tragico.
Non era disponibile in Italia un velista altrettanto valido tecnicamente da imbarcare sulla prua del Tornado, e Zuccoli optò per il suo primo vecchio prodiere dei tempi del 420, Angelo Glisoni, che nel frattempo aveva abbandonato l’attività agonistica. Per Zuccoli in pratica si trattava di ricominciare da zero con tutti gli innumerevoli svantaggi che ne derivano, ma ben deciso anche a sfruttare i pochi vantaggi che una situazione del genere offre. Con tenacia, uscita dopo uscita, Zuccoli si è modellato Glisoni a suo uso. Lo poteva fare perchè Glisoni stesso era da tempo lontano dalle competizioni, ma anche perchè il prescelto era prima di tutto un amico, sensibile e intelligente. Pochi ricordano – molti direttamente non lo sanno – che sul Tornado il prodiere ha in mano costantemente la scotta della randa, è insomma molto più e molto meglio di un semplice aiutante, o di una zavorra dinamica come talvolta accade su altre classi olimpiche. Glisoni non è diventato semplicemente uno dei prodieri più bravi in circolazione, è diventato il prodiere che Zuccoli voleva. E questa incomparabile fortuna gli è valsa il titolo di campione del mondo, nel quale il piccolo, bravo e modestissimo Angelo Glisoni, può vantare davvero un gran merito. Che Zuccoli fosse un fuoriclasse lo sapevamo dal 1987, ma che a bordo del suo Tornado i campionissimi fossero due lo abbiamo scoperto in ritardo, per colpa nostra: scusaci Angelo“.
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11 commenti su “Giorgio Zuccoli, un mastino da regata (dal cuore d’oro). Fino all’ultimo”
Grande velista gia’…..ma anche grande “fregone”…mi vendette una vela usata facendola passare (e pagare…) per nuova.
Per cui non posso ricordarlo come grande persona ma solo come grande velista
Peccato….
Penso che un commento più cretino di questo non avresti potuto farlo.
Complimenti. Io non credo che lo abbia fatto semplicemente perchè non era nel suo stile, ma se l’ha fatto, a questo punto, ha fatto bene.
Angelo Glisoni
Sig.Arturo il suo comnento e’ proprio fuori luogo!! Non credo proprio che Giorgio abbia potuto fare una cosa del genere. Ho lavorato x anni con lui in veleria e posso garantire che una persona piu onesta di lui difficilmente la si trovava….si faccia un lavaggio del cervello!
Arturo, non so chi lei sia, anche se il suo commento la qualifica.
Abbia almeno il coraggio di firmarsi per esteso.
Sig Arturo il suo commento si spiega da solo,anche perchè non può avere diritto di replica.Io ho lavorato per anni con Giorgio in veleria mi sembra difficile credere quello che lei dice!ho avuto modo di apprezzare Giorgio prima come uomo poi come atleta.sicuramente il premio coglione da tastiera dell anno la vinto lei! Saluti
Federico
Sono un appassionato di catamarani e ho sempre ammirato Giorgio per la sua bravura e la sua umiltà pur essendo un grande campione come se ne vedono pochi in giro. All’epoca mi dispiaque molto per la sua scomparsa e se così non fosse accaduto, oggi avremmo ancora un Italia un campione inegugliabile.
Accusatio non petita…escusatio manifesta.
per quei trogloditi che si sono levati contro la mia testimonianza e che si sono dichiarati collaboratori in veleria….forse il vostro comportamento e levata di scudi conferma quanto da me purtroppo subito….ovviamente per le vele per le mie barche mi sono servito da altri velai dopo la negativa esperienza avuta con la veleria Zuccoli
Accusatio non petita…escusatio manifesta.
per quei trogloditi che si sono levati contro la mia testimonianza e che si sono dichiarati collaboratori in veleria….forse il vostro comportamento e levata di scudi conferma quanto da me purtroppo subito….ovviamente per le vele per le mie barche mi sono servito da altri velai dopo la negativa esperienza avuta con la veleria Zuccoli
Credo, illuminatissimo sig. Arturo o Arturo bis (bis è forse il cognome?), che il suo commento rimanga fortemente inopportuno e fuori luogo.
Credo anche che se lei fosse così illuminato come crede, visto che si può permettere di dare del troglodita a chiunque, avrebbe potuto, considerando il momento e il contesto, evitare un tale commento che non riesce ad elevare lei e neppure a gettare fango sulla figura di Giorgio Zuccoli che per me rimane un esempio sia come uomo che come velaio/velista. Lui ora non può né difendersi né smentirla e il suo commento non ha nessuna utile finalità. Ancora ritengo che avrebbe potuto tenerlo per sé, ragione per la quale credo che forse tanto illuminato lei non sia.
Ancora, se fosse vero quanto lei asserisce così accanitamente, le assicuro che da troglodita quale lei crede che io sia, nessuno sarebbe mai riuscito a vendermi una vela usata facendola passare per nuova.
Cosa facciamo? Viene anche lei da questa parte ad alimentare le fila dei trogloditi o rimane lì con gli illuminati?
Cortesemente, rimanga con gli illuminati!
Angelo (nome) Glisoni (cognome)
Concordo a pieno con le parole di Angelo Glisoni…e da troglodita qual sono stata definita mi permetto solo di far notare al Sig. Arturo la necessità di dare una ripassatina alle sue conoscenze di latino: “Excusatio non petita, accusatio manifesta ” dovrebbe essere la frase corretta…voleva esordire stupendoci con effetti speciali..invece… dommage !!! Cordiali Saluti, Laura Vezzoli
Arturo, in quo nascetur, asinus corio morietur.
Marco Molinari