Ecco perché è finita l'avventura oceanica di Gaetano Mura
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Niente da fare per Gaetano Mura. La sua circumnavigazione del mondo in solitario senza scalo su un Class 40 si è fermata purtroppo a Fremantle, Australia Occidentale, dove la barca è approdata l’ultimo giorno dell’anno, ferita da alcune serie avarie. Dopo il fallimento (ben più pericoloso, con la scuffia al largo del Brasile) di Matteo Miceli due anni fa, anche il sardo ha dovuto gettare la spugna. Il record da battere rimane quello del recentemente scomparso skipper cinese Guo Chuan, che era partito da Qingdao nel 2013 e aveva impiegato 137 giorni a compiere il giro del mondo.
MALEDETTI OFNI
A Fremantle, l’esame della situazione ha chiarito che Italia ha bisogno di una permanenza di ben più di qualche ora in cantiere. Non si tratta solo di ripristinare il sistema di navigazione satellitare, ma anche e soprattutto di intervenire su parti strutturali per ovviare ai danni causati dall’urto dei timoni contro un oggetto flottante non identificato, avvenuto nella notte del 9 dicembre, da poco superato Capo di Buona Speranza, che dopo una prima riparazione in mare si erano ripresentati. Infatti, a seguito di un’attenta perizia cantieristica le avarie riscontrate si sono rivelate ben più serie delle stime iniziali, richiedendo l’alaggio e la messa in cantiere della barca. In particolare si è determinata una delaminazione dello scafo conseguente all’urto subito.
LA SICUREZZA PRIMA DI TUTTO
Inoltre è necessaria una completa revisione del pilota automatico e del dissalatore, ossia il dispositivo che garantisce la produzione d’acqua dolce per evitare di sovraccaricare la barca con scorte d’acqua potabile che rappresenterebbero di per se un peso eccessivo. Senza il corretto funzionamento di questi due sistemi è impensabile affrontare una navigazione in solitario. 1Off, il Team di Gaetano, non vuole esporre l’ocean racer al rischio di prendere il mare con un’imbarcazione non perfettamente in ordine.
Italia infatti dovrebbe scendere lungo l’Oceano Indiano fino a oltre 48° di latitudine Sud per passare a sud della Nuova Zelanda, e proseguire nel Pacifico scendendo a oltre 55° di latitudine Sud per passare Capo Horn, per poi completare il viaggio risalendo lungo l’Atlantico. La permanenza in cantiere a Perth e il percorso con venti contrari o sfavorevoli necessario a riportare Italia in rotta farebbero slittare il tratto finale in Atlantico in un periodo caratterizzato da forte instabilità e dai primi cicloni tropicali. Quindi la decisione, sofferta ma unanime, di fermare qui la corsa di Italia, e riprendere il progetto in futuro, in condizioni più favorevoli.
SI POTEVA ANCHE BATTERE UN NUOVO RECORD
Questo malgrado, con una comunicazione del 2 gennaio 2017, il World Sailing Speed Record Council (WSSRC), l’organismo deputato a omologare i record di velocità a vela abbia dato luce verde alla possibilità di continuare a correre per il giro del mondo, nella configurazione con assistenza e scalo. Questo tipo di record tuttavia comporta che il cronometro non venga fermato nel corso dello scalo tecnico. Il tempo di percorrenza complessivo sarebbe stato penalizzato non solo con la durata della sosta stessa, ma anche per il tempo necessario all’avvicinamento allo scalo e, successivamente, a riprendere la rotta originaria. A questo punto, tentare di abbreviare i tempi di sosta significherebbe mettere a repentaglio la sicurezza di imbarcazione e navigatore. 1Off, di comune accordo con Gaetano, ha quindi dovuto prendere la difficile e dolorosa decisione di rinunciare al completamento dell’impresa.
Mentre 1Off sta già provvedendo al rimpatrio dello skipper in Italia, da Cagliari parte un piccolo gruppo di tecnici che, assieme agli esperti che stanno supportando 1Off a Perth, prepareranno Italia per il rientro a bordo di un cargo.
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1 commento su “Ecco perché è finita l'avventura oceanica di Gaetano Mura”
Indubbiamente dispiace molto sia per Gaetano Mura che per Il tentativo di record di Italia. Il problema dei rifiuti semigalleggianti in mare è ormai in conto ai naviganti esperti nel senso che sono coscienti del pericolo. Per rimuovere questo rischio dovrebbe crescere molto ed in generale la cultura di rispetto per l’ambiente e chi lo vive. Lo sversamento indiscriminato e la produzione abnorme di imballaggi inutili ed inquinanti può essere limitato solo da una cultura nuova e presente che l’uomo ha il dovere di raggiungere al più presto. Buon vento.