Sette barche che ci hanno fatto innamorare dal 1974 al 1988
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Ci sono barche che, per un motivo o per un altro, ci rapiscono il cuore. Non sono necessariamente le più belle o le più veloci, ma sono quelle che hanno un “qualcosa in più”. Abbiamo selezionato sette modelli che hanno fatto la storia della vela italiana (e non solo) dalla metà degli Anni 70 alla fine degli 80. Ve le ricordate?
Brava
La prima barca della lunga e fortunata serie di Brava, armata da Pasquale Landolfi, si portò a casa l’oro al Fastnet nel 1983. Nessun equipaggio italiano ce l’aveva fatta fino ad allora: Brava, progetto di Andrea Vallicelli realizzato dal cantiere Minneford, vinse sia in tempo reale che in compensato.
Grand Soleil 34
Quando il Cantiere del Pardo di Bologna approdò sul mercato nel 1974, decise di commissionare ai progettisti francesi del Group Finot uno scafo che, pur mantenendosi fedele al design nautico di quegli anni, potesse contare su una coperta razionalizzata e intelligente. Nacque il GS 34, del quale furono realizzati 290 esemplari fino al 1983. Prima barca moderna, affidabile in crociera e in grado di regalare soddisfazioni anche in regata, 37 anni dopo il suo lancio conserva ancora un grande valore di mercato.
Grifo
L’onnipresente Bruce Farr, che verso la fine degli anni ’70 si era defilato dalla progettazione studiata per il sistema IOR, si diverte a disegnare Open. Per la trentunesima Centomiglia, nell’81, sforna Grifo e Farrneticante, due classe libera di 14,2 metri, dalla chiglia fissa estremamente profonda ma leggerissima. La novità assoluta però consiste nella presenza delle terrazze (chiaramente ispirate dal 18 Piedi australiano) Grifo è affidato a Flavio Scala, Farrneticante a Luciano Lievi: arriveranno primo e secondo.
Longobarda
Bruce Farr siglò il progetto nel 1988, ponendo fine al monopolio degli scafi disegnati da Frers nell’ambito dei maxi da triangolo: nell’89 Longobarda, 80 piedi costruito utilizzando fibra di carbonio, kevlar e nomex nei cantieri Ambrosini, vinse il Mondiale Maxi. La zavorra in piombo che costituisce il fondo dello scafo è uno dei segreti del successo di Longobarda. Una vera rivoluzione in campo velico.
Marisa
Fu una delle sorprese della stagione 1987, diventando trampolino di lancio per il giovane designer Luca Brenta: Marisa è stata una delle prime barche realizzate in tessuti ibridi Kevlar-carbonio preimpregnati e anima di Nomex. Fu costruita nel cantiere Crosato di Roncade, presso Treviso.
Police Car
Nel corso dell’Admiral’s Cup 1979, durante una poppa con oltre 30 nodi d’aria, mentre gli altri straorzano Police Car procede indomita. L’imbarcazione di bandiera australiana, progettata dall’architetto inglese Ed Dubois, vince la storica regata: anzichè disegnare una barca piccola e sovrainvelata, in stile kiwi e nordamericano, Dubois sceglie di allungare il galleggiamento, potenziare le sezioni di poppa e ridurre il piano velico, influenzando le future generazioni di progettisti.
Ziggurat
Costruito tra il 1976 fino alla fine degli anni ’80 dal cantiere Cpr di Fiumicino, fu il primo progetto di successo di Andrea Vallicelli: in regata half tonner difficile da battere, in crociera compagno fedele dotato di con ben 7 cuccette a fronte di uno scafo di 9,16 metri!
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1 commento su “Sette barche che ci hanno fatto innamorare dal 1974 al 1988”
mi ricordo bene di Longobarda , splendido maxi dell armatore Gianni Ravasi