Sette barche sulle quali abbiamo tutti sognato di navigare almeno una volta

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barche-da-sognoCi sono barche che, per un motivo o per un altro, ci rapiscono il cuore. Non sono necessariamente le più belle o le più veloci, ma sono quelle che hanno un “qualcosa in più”. Abbiamo selezionato sette modelli che hanno fatto la storia della vela mondiale, barche sulle quali abbiamo sognato di navigare almeno una volta nella vita. Ve le ricordate? E ne approfittiamo per chiedervi: qual è la barca sulla quale avreste voluto navigare?

Esense

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Uno dei gioielli più preziosi mai sfornati dal cantiere di Bassani è il 43 metri Wally Esense, disegnato da Bill Tripp. Ovviamente appartiene alla linea custom, e in teoria si può condurre in solitario: il ponte è completamente sgombro, sono 17 le tonnellate di carbonio impiegate per il solo scafo. “Siamo i maggiori consumatori di carbonio in Italia” ha spesso ricordato Bassani. Con Esense la tecnologia applicata alla vela d’altura ha raggiunto livelli tali da far apparire preistoriche le altre imbarcazioni.

Merit

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Altro grande progetto di Bruce Farr in vista della Whitbread Round the World Race del 1989-90. Dietro a Steinlager 2 e a Fisher & Paikel, lo sloop di 80 piedi Merit si piazzò in terza posizione, timonato da Pierre Fehlmann. Sull’avventura dei ragazzi di Merit, durata 9 mesi e 33.000 miglia di navigazione, è stato anche girat0 un emozionante documentario.

Moro di Venezia

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Varato nel cuore di Venezia con una cerimonia indimenticabile, il Moro di Venezia di Raul Gardini si presentò alla Louis Vuitton con l’ambizione di vincerla. Progettato da Germán Frers, a capo di un folto gruppo di persone, tra cui Giovanni Belgrano, Francesco Ricci e molti altri, venne varato in cinque esemplari, tra i quali l’ultimo risultò essere il più competitivo. A bordo di ITA 25, lungo 22,9 metri e largo ben 5,5, velisti del calibro di Paul Cayard (al timone), Enrico e Tommaso Chieffi, Francesco Rapetti e Lorenzo Mazza. Il Moro vinse la Louis Vuitton nel 1992 acquisendo il diritto di sfidare America Cube. Fu sconfitta per 1-4 a San Diego, ma l’Italia entrò nella storia come primo paese non anglofono a giocarsela contro il defender.

My Song

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Una delle barche più ammirate dell’inizio del 2000. Di questo maxi racer di 84 piedi, disegnato da Reichel & Pugh in collaborazione con Nauta Yachts colpisce la doppia personalità: fuori è macchina da corsa, dentro una comoda, raffinata e lussuosa barca da crociera, con carbonio a vista e mobilio in composito ultraleggero. Una vera e propria pietra miliare del compromesso tra prestazioni e comodità. My Song appartiene al tycoon dell’abbigliamento e dei tessuti Pier Luigi Loro Piana, ed è habitué in tutti le regate prestigiose del Mediterraneo.

Rambler

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Rambler 100 rappresenta l’ennesimo geniale progetto dell’argentino Juan Kouyoumdjian. Commissionato nel 2008 da Alex Jackson, che chiamò l’imbarcazione Speedboat, lo scafo è stato modellato basandosi su ABN Amro I e II, che Kouyoumdjian ideò per la VOR 2005-06. I risultati sono arrivati soltanto dopo alcune modifiche del 2010 (quando l’imbarcazione ha preso il nome Rambler, con l’arrivo dello skipper George David), come la riduzione della superficie della randa e il conseguente aumento di quella del fiocco.

Stealth

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Il genio di Germán Frers a disposizione dell’avvocato Agnelli ha dato vita allo Stealth nel 1996: 26 metri di barca con un albero di 36, interamente costruita in carbonio, eccezion fatta per l’elegante coperta di teak. Nerissima. Nel 1998 la barca matura il record di traversata del Mediterraneo, nel 2001 vince il Fastnet tra i monoscafi e la Regata del Giubileo (intorno all’isola di Wight per celebrare i 150 anni della Coppa America) in tempo reale.

Steinlager

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Il Maxi vincitore della Whitbread Round the World Race ’89-90, timonato dal compianto Peter Blake, si aggiudicò tutte le tappe della regata, rifilando una bella batosta agli altri neozelandesi di Fisher & Paykel, condotto da Grant Dalton. Disegnato da Bruce Farr, che decise di riproporre l’armo a ketch, si rivelò particolarmente performante nelle andature portanti. Una vincente interpretazione moderna di antichi concetti.

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