“Pur di non usare il motore alla ARC ho perso l’aereo!”
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“Noi non abbiamo acceso il motore neanche per un secondo alla ARC. Avremmo potuto farlo, quando siamo stati fermi in bonaccia. Anzi, avremmo dovuto farlo. Visto che abbiamo perso l’aereo per tornare in Italia: avevamo preventivato di attraversare l’Atlantico in 16 giorni ma ce ne abbiamo messi 21”. A parlare è Paolo Martinoni, un lupo di mare d’altri tempi (due Whitbread alle spalle: in quella 1981/82 cadde fuoribordo nei mari del Sud e fino ad oggi è l’unico essere umano ad essere stato recuperato vivo in quelle acque gelide). Ha partecipato alla Atlantic Rally for Cruisers (ARC, la regata/traversata Atlantica di 2.700 miglia da Las Palmas di Gran Canaria a Rodeny Bay, Saint Lucia) a bordo dell’Hallberg Rassy 48 Falabrach di Filippo Fermé in classe Cruising F, chiudendo al terzo posto. Una ARC che, come abbiamo già scritto, è terminata tra le polemiche relative alla mancata dichiarazione delle ore effettive di utilizzo motore da parte degli equipaggi.

PER NOI DOVEVA ESSERE UN’AVVENTURA
“Nella categoria Cruising”, spiega Martinoni, “si poteva utilizzare il motore salvo poi dichiararne le ore di utilizzo e ricevere una penalità una volta giunti ai Caraibi. Ma, ripeto, a noi non è passato neanche in mente, neanche mentre ciondolavamo nella calma oceanica. Eravamo partiti con l’idea di vivere un’avventura (ad esempio c’era mia moglie che era alla sua prima traversata, idem per la figlia 18enne dell’armatore), e non un semplice trasferimento dalle Canarie ai Caraibi”. In poche parole, aggiungiamo noi, con lo spirito giusto.
PERCHE’ E’ FACILE APPROFITTARSENE
Se in linea di principio è giusto dare la possibilità di utilizzare il motore (nella divisione Cruising spesso sono iscritti equipaggi a conduzione famigliare, gente che si sente più sicura ad attraversare l’oceano in flottiglia e persone che, proprio come Martinoni, hanno delle tempistiche da rispettare), è anche vero che di questa concessione è facile approfittare. Già, perché la penalizzazione per l’utilizzo del motore è comunque minore al reale vantaggio che questo comporta: mettete che siete fermi in bonaccia, e usate l’entrobordo per raggiungere una zona dove c’è vento. Il vantaggio che ne avrete è sicuramente maggiore rispetto alle mere ore di “smotorata” perché sarete sospinti dal vento per molto più tempo rispetto a chi lo attende in bonaccia. Ecco come un’edizione poco ventosa della ARC, come quella di quest’anno, si sia per certi versi trasformata in una gara a chi usa in maniera più furba il motore, senza poi contare gli equipaggi che, si dice in banchina, non hanno dichiarato le ore motore ma lo hanno usato eccome. Certo, c’è il tracking, ma se un concorrente non fa protesta il Comitato di Regata non può fare nulla. Con buona pace dello spirito d’avventura.
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