Sei anni in barca senza perdere un giorno di scuola? Si può!

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sail-for-good-apeTante volte, quando si parla di mollare tutto per salpare alla volta del giro del mondo in barca, i principali impedimenti sono sempre gli stessi: la famiglia, i figli che vanno a scuola, i soldi, il lavoro che non ritroveremo al ritorno…

Tutti discorsi validi, ma che oggi stanno sempre più perdendo importanza grazie a… internet! Già, perché le possibilità di lavorare in qualunque parte del mondo ci si trovi si stanno moltiplicando. E soprattutto, stanno aumentando anche i programmi scolastici realizzati apposta per l’insegnamento a distanza. Un esempio? Il progetto Sail for Good.

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UNA VITA QUASI… NORMALE

Prendete una famiglia finlandese “normale”, composta da padre, madre e tre figli piccoli, che sogna di lasciare la vita di tutti per lanciarsi in un giro del mondo… con tutta calma. Lui, Tuomo, un passato di successo nell’industria del turismo, lei, Riikka, esperta di comunicazione internet. Il primo passo è stato quello di contattare il Ministero dell’Istruzione finlandese (che per essere sinceri era già considerato all’avanguardia nell’ambito dei programmi di studio a distanza), per mettere a punto un piano speciale per i tre figli della coppia, di sette, cinque e tre anni.

Ci era chiaro fin dall’inizio”, mi racconta Tuomo quando lo incontro in Sardegna, mentre la famiglia si prepara alla lunga navigazione che li porterà fuori dalle Colonne d’Ercole, in oceano Atlantico, “che quello che volevamo realizzare non era un ‘semplice’ giro del mondo, ma qualcosa che potesse lasciare un segno. E’ così che abbiamo pensato di sfruttare i vantaggi della tecnologia per creare un progetto educativo che non fosse dedicato solamente ai nostri figli, ma anche ai bambini dei luoghi dove avremmo fatto tappa durante il nostro giro del mondo”.

Panacea, lo Swan 57 della famiglia Meretniemi.
Panacea, lo Swan 57 della famiglia Meretniemi.

Un progetto ambizioso, anche perché sei anni in barca in giro per il mondo necessitano di fondi impegnativi (ed eccoci che torniamo al problema economico). “All’inizio del progetto non sapevamo bene dove girarci, prima di tutto perché sia io che mia moglie abbiamo studiato economia, non possiamo certo definirci insegnanti. Io ho grandi problemi di dislessia e a scuola ho avuto i miei bei problemi. Non ci siamo però arresi e abbiamo iniziato a contattare diverse aziende tecnologiche con programmi di insegnamento, con l’idea di creare una vera e propria scuola digitale da seguire in barca. è stata una sfida lunghissima, fatta di centinaia di mail e telefonate. Alla fine i nostri sforzi sono stati premiati: abbiamo riunito oltre venti aziende che hanno creduto nel progetto e che ripaghiamo con diverse attività promozionali sui social network”.

LA SCUOLA E’ UNA BARCA SPECIALE

Nella pratica, Tuomo e la sua famiglia hanno trasformato la loro barca, uno Swan 57 disegnato da Sparkman & Stephens, in una piccola piattaforma elettronica, con diversi hardware contenenti programmi di apprendimento. Una parte delle lezioni avviene invece tramite Skype. Certo, vi assicuriamo, è strano vedere una tale quantità di tecnologia a bordo di una barca del 1982.

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Abbiamo acquistato Panacea nel 2012 e l’abbiamo sottoposta a molti lavori, anche in vista del nostro giro del mondo. Per esempio, abbiamo sostituito tutta l’elettronica. Alcuni interventi hanno riguardato anche l’armo; abbiamo infatti deciso di modificare l’albero e le manovre per rendere la barca più manovrabile. La lista dei lavori fatti è davvero lunghissima…”.

UN GIRO DEL MONDO… CON TUTTA CALMA

Tuomo e la sua famiglia si sono preparati a quest’avventura anche dal punto di vista pratico negli ultimi due anni. La barca è stata di base in Turchia e ogni vacanza è stata l’occasione per testare non solo le capacità marinaresche della famiglia ma anche… la convivenza a bordo! Sei anni in barca sono decisamente lunghi…

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Hai ragione, sei anni rappresentano un periodo molto lungo, ma nella realtà navigheremo effettivamente per circa un anno. Trascorreremo lunghi periodi a terra; abbiamo per esempio deciso di viaggiare via terra in Nuova Zelanda per circa quattro mesi. Compatibilmente con le problematiche pratiche e gli inconvenienti che sempre si verificano in un viaggio di questo tipo, abbiamo cercato di stilare un calendario il più preciso possibile, sfruttando anche l’aiuto di diversi professionisti, dai medici agli educatori e coinvolgendo ovviamente diversi navigatori che hanno già vissuto un’esperienza di questo tipo. Abbiamo previsto di trascorrere questi soggiorni terrestri anche in concomitanza dei periodi solitamente meno favorevoli dal punto di vista meteorologico”.

La famiglia Meretniemi è salpata per la sua avventura nella primavera del 2016 e ha trascorso buona parte dell’anno a zonzo per il Mediterraneo, partendo dalla Turchia per poi “perdersi” tra le decine di isolette greche, prima di arrivare in Italia e lanciarsi alla scoperta della Sicilia (“Una bellissima esperienza”, commenta Tuomo) e della Sardegna.

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L’autunno è stato invece il momento di mettere la prua verso occidente, toccando le coste spagnole per poi raggiungere le Canarie e attraversare finalmente l’oceano. Ma cos’è che vi ha spinti verso quest’avventura?

La voglia di realizzare un sogno personale. Ma anche la speranza di creare il più importante progetto di “famiglia velica” (la definisce proprio così: “family sailing project”, ndr) al mondo. Spero che il condividere le nostre esperienze sia di ispirazione per tante altre persone affinché facciano lo stesso”.

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