#3/ L’antivegetativa. Speciale Refitting. Il momento di cambiare. Dieci domande in dieci puntate.
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Continua il nostro viaggio nel mondo del refitting e questa volta la barca la prendiamo… “da sotto” per valutare insieme quali sono le alternative in argomento antivegetativa. A meno che non tiriate in secco la barca di frequente, non potrete fare a meno di riservare allo scafo un buon trattamento antivegetativo. E non solo perché alghe e incrostazioni (nel loro insieme, definite “biofouling”) riducono le prestazioni dell’imbarcazione e ne aumentano i consumi: possono infatti intaccare progressivamente la struttura dello scafo danneggiandola (ad esempio con fenomeni di osmosi).
3.Antivegetativa: quale mi conviene?
La prima domanda da farsi quando si decide di rifare l’antivegetativa è: “Che tipo di aspettative ho dall’antivegetativa che andrò a scegliere?”. Se quello che andate cercando sono delle alte prestazioni, perché avete in programma una stagione di regate, il consiglio è quello di utilizzare la matrice dura; se invece l’utilizzo che farete della barca sarà soprattutto crocieristico, senza l’ansia di fare qualche decimo di nodo in più, e avete come esigenza primaria quella di non dover mettere mano alla carena per lungo tempo, allora la scelta migliore è quella dell’autolevigante. Nelle richieste di applicazione dell’antivegetativa vi confronterete con preventivi molto diversi: c’è chi posiziona il prodotto nuovo sopra quello vecchio senza l’opportuna carteggiatura, con il risultato che nel giro di quattro o cinque anni si andrà a formare una crosta che inevitabilmente si scrosterà. Prima di applicare il prodotto nuovo è invece essenziale carteggiare via quello vecchio e poi passare quello nuovo: in questo modo la crosta non si creerà prima di dieci-dodici anni. Comunque è consigliabile portare ciclicamente la carena a zero, ovvero eliminare totalmente tutti gli strati della vecchia antivegetativa.
A meno che non tiriate in secco la barca di frequente, non potrete fare a meno di riservare allo scafo un buon trattamento antivegetativo. E non solo perché alghe e incrostazioni (nel loro insieme, definite “biofouling”) riducono le prestazioni dell’imbarcazione e ne aumentano i consumi: possono infatti intaccare progressivamente la struttura dello scafo danneggiandola (ad esempio con fenomeni di osmosi).
COME FUNZIONANO LE ANTIVEGETATIVE?
Le vernici antivegetative devono la loro efficacia alla presenza di biocidi (il più diffuso è l’ossido di rame, lo stagno è stato messo fuori legge per il suo alto potere inquinante), che vengono rilasciati nell’ambiente in maniera “controllata”, in modo tale da risultare attivi solo in prossimità della barca limitando al massimo l’inquinamento. Esistono vernici “eco” (come le antivegetative all’acqua, la più famosa è Seventy di Veneziani) o innovative: alcuni prodotti, ad esempio, contengono micro-particelle di carbonio in modo tale da creare una pellicola protettiva estremamente liscia, ideale per le barche da regata. Dopo vi parleremo anche delle soluzioni che non prevedono l’utilizzo di vernici. Sulla base della loro composizione, le antivegetative si dividono in due grandi famiglie: autoleviganti e a matrice dura.
AUTOLEVIGANTE O A MATRICE DURA?
Le antivegetative autoleviganti (altresì definite idrosulubili o autopulenti), oltre a essere attive a livello chimico contano anche su un effetto “meccanico”: questa tipologia di pitture assorbe gradualmente l’acqua provocando una dissoluzione graduale della matrice. L’azione chimica dell’acqua e quella meccanica del movimento della barca, rigenerano ogni mano di antivegetativa stesa (la cosiddetta azione ablativa). Il rinnovamento avviene nell’ordine dei micron, quindi non sussiste il rischio che la vernice si consumi completamente durante la stagione. Le autoleviganti non sono adatte a scafi ultraveloci, ma vanno benissimo per le barche da crociera. Inoltre, proprio grazie al progressivo assottigliamento, a fine stagione, una volta alata la barca, rimuoverne gli strati avanzati con l’idropulitrice è un gioco da ragazzi.
I prodotti a matrice dura, a differenza degli autoleviganti, agiscono solo chimicamente. Baste su un legante di tipo polimerico (spesso di natura acrilica o vinilica) sono molto resistenti all’abrasione, per cui rappresentano una soluzione ottimale per imbarcazioni che vengono alate e carrellate di frequente, oppure molto veloci. Generalmente, presentano costi inferiori rispetto alle vernici autoleviganti e soffrono meno le variazioni delle condizioni dell’acqua (temperatura, salinità, correnti), per cui sono adatte anche per gli amanti delle lunghe navigazioni. Esiste poi un terzo tipo di vernice, l’antifouling a matrice mista (o idrofila) che resiste bene ai raggi UV ed è in grado di offrire un’eccellente qualità di scorrimento, ed è indicata per gli scafi performanti.
OCCHIO AL METALLO
Gli scafi in alluminio, acciaio o ferro e in genere tutte le superfici metalliche richiedono una particolare attenzione, perché stendendo su di essi vernici contenenti biocidi metallici si potrebbero innescare processi di corrosione galvanica in grado di danneggiare seriamente lo scafo. Proprio per questo tutti i produttori di antifouling propongono gamme di vernici espressamente dedicate alla protezione di scafi in metallo, sail drive, bulbi ed eliche.
CALCOLARE LA QUANTITA’ GIUSTA
Per calcolare la quantità di superficie verniciabile dello scafo possiamo utilizzare questa formula: [A x (B+2C)] x 0,4 dove A è la lunghezza al galleggiamento, B il baglio massimo e C il pescaggio; 0,4 è il coefficiente di curvatura dello scafo generico per le barche a vela. Facciamo un esempio: prendiamo un cruiser di 12 metri diffuso sul mercato, come l’Oceanis 40 (10,35 m al galleggiamento, largo 4,37 e con 1,90 di pescaggio). In questo caso la superficie verniciabile sarà di 33,8 mq. Ottenuto il valore della superficie verniciabile, dovremo calcolare l’effettiva quantità di antivegetativa in base alla resa della stessa. La resa, mediamente, è di 10 mq per ogni litro di prodotto (comunque è indicata su ogni confezione). Ora vi basterà dividere la superficie per la resa. Sempre tornando al nostro Oceanis 40, quindi, per coprire di antivegetativa l’intero scafo avremo bisogno di 3,38 litri. Visto che il numero di mani consigliato è due, non vi resterà che raddoppiare il risultato: in questo caso 6,76 litri (si veda la tabella per le quantità di vernice indicative in base alla lunghezza dello scafo).
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