Da Tabarly a Plant: cinque miti della vela scomparsi in mare

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tabarlySe sei un velista oceanico, lo metti in conto. Sai che potrebbe capitare di partire per non tornare mai più, inghiottito da quel mare che sfidi ogni volta, così selvaggio e mortale da farti sentire vivo. Potrebbe capitarti di essere buttato fuori dalla tua barca da un’onda, nel momento in cui non sei legato. Potresti perdere il bulbo e ritrovarti lo scafo per cappello. Potrebbe succederti di tutto. Ma lo sai, e lo accetti. Lo sapeva Guo Chuan, il grande velista cinese scomparso in martedì scorso nelle acque del Pacifico (aveva dichiarato di avere una sola paura: quella di cadere in acqua senza essere agganciato alla safety-line, e pare che così sia stato). Lo sapevano questi cinque grandissimi velisti scomparsi tra i flutti (vuoi per un loro errore, vuoi per sfortuna), di cui vi raccontiamo le storie.

tabarlyERIC TABARLY (1931-1998)
Nella notte tra venerdì 11 e sabato 12 giugno 1998, la vela perde il più importante dei suoi interpreti, Eric Tabarly, Eric il Bretone, Eric l’innovatore. Eric l’eroe della Ostar (vinta ben due volte, nel 1964 e nel ’76), Eric eroe nazionale francese. Mentre era a bordo del suo adorato Pen Duick I (il suo vero amore, disegnato da William Fife III nel 1898), al largo di Milford Haven (Galles), cade in acqua dopo una manovra e scompare tra le onde. In quelle acque fredde puoi sopravvivere per pochissimo tempo. Il suo equipaggio, composto da velisti inesperti, non può far nulla per aiutarlo. Disse di lui Giorgio Falck: “In barca sembrava una scimmia, si attaccava dappertutto. Però non si legava mai e in questo sbagliava. Ricordo che al giro del mondo non faceva legare nessuno del suo equipaggio. Lui diceva che un bravo marinaio deve avere l’equilibrio. Fu Miriam, una ragazza bretone come lui, del suo equipaggio, che frequentavo vent’anni fa a raccontarmelo: “Legarsi da’ una falsa sicurezza”, ripeteva Eric”.

4JOSHUA SLOCUM (1844-1909)
Tra il 1895 e il 1898 l’americano Joshua Slocum fu il primo uomo a concludere la circumnavigazione del globo in solitario, entrando nel mito. Nel 1909, all’età di 65 anni, Joshua Slocum salpò per l’ultima volta con il suo Spray verso le Indie Occidentali. Non arrivò mai. Né Joshua Slocum né lo Spray furono più ritrovati. Secondo Howard I. Chapelle, curatore di storia marittima allo Smithsonian Institution, lo Spray era un’ottima barca ma presentava una criticità letale: poteva scuffiare qualora il mare lo colpisse al giardinetto con un angolo troppo stretto. Potrebbe essere accaduto questo, nel novembre del 1909 Per lo studioso, Slocum aveva avuto una gran fortuna a non essersi capovolto prima!

resizeALAIN COLAS (1943-1978)
Primo navigatore a compiere il giro del mondo a vela in solitario su un multiscafo: un po’ sbruffone (nel 75 navigava sul Club Mediterranee, 62 metri di barca ipertecnologica!), ma valente marinaio, scomparse nel 1978, a soli 35 anni. L’ultimo viaggio di Colas fu alla Route du Rhum, a bordo del trimarano Manureva (che altro non era che il Pen Duick IV comprato da Tabarly nel 1970 e con cui aveva vinto la Transat nel 1972). Undici giorni dopo la partenza, esattamente il 16 novembre, sia Colas che la barca sparirono nel corso di una forte tempesta al largo delle Isole Azzorre.

arnaud-de-rosnayARNAUD DE ROSNAY (1946-1984)
Grande fotografo, avventuriero, ma soprattutto windsurfista, il barone Arnaud de Rosnay era invidiato da tutti (sua moglie era la bella Jenna Severson, fotomodella e a sua volta windsurfista). Spirito romantico (poteva permetterselo), fu l’inventore dello speed sail (il windsurf da terra), delle para-sail e persino di un gioco di società, Petropolis. Alla fine degli anni ’70 si diede alle traversate su tavola a vela. Si fece lo stretto di Bering, poi il tratto tra le Isole Marchesi e le Tuamotu in Polinesia (questa impresa non gli riuscì e fu raccolto naufrago su un atollo sperduto. Poi altre traversate, in America e tra Giappone e URSS. Sabato 24 novembre 1984, nel tentativo di attraversare lo stretto di Formosa dalla Cina a Taiwan, impresa affrontata nonostante le condizioni meteorologiche estreme, dopo circa un terzo del percorso, scomparve con il suo windsurf e di lui e della tavola non furono trovate più tracce. Pare che nel preparare l’impresa abbia testardamente rifutato una barca di appoggio offerta dai cinesi perché avrebbe costretto ad un rinvio della traversata.

brokenseasmikeplantphotoMIKE PLANT (1950-1992)
Mike Plant era un velista solitario che partecipò al BOC Challenge e al Vendée Globe: espertissimo, aveva oltre 100 mila miglia sul groppone, e aveva pure circumnavigato il globo in 135 giorni in solitario senza scalo (nessun americano aveva fatto meglio di lui. Nel 1992, alla vigilia del suo quarto (sic!) giro del mondo in solitario (all’epoca solo in cinque lo avevano compiuto tre volte), Mike era partito da New York con il suo Open 60 Coyote in direzione Les Sables-d’Olonne, luogo di partenza del Vendée. A un certo punto si perdono i contatti, di Mike nessuna traccia. la barca, scuffiata e senza bulbo, sarà ritrovata 32 giorni dopo. Plant aveva 42 anni.

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1 commento su “Da Tabarly a Plant: cinque miti della vela scomparsi in mare”

  1. Vorrei ricordare Andrea Romanelli, scomparso durante il tentativo di record di traversata dell’Atlantico con Soldini, erano i primi di aprile del 1998

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