developed and seo specialist Franco Danese
Il giubbotto di salvataggio è lo strumento primario e fondamentale per la sicurezza in barca. I modelli disponibili sono numerosissimi e si differenziano in base alle necessità dell’armatore e del suo equipaggio, scegli un modello di qualità e adatto alle tue esigenze.
Fai attenzione ai Newton per persona, questo dato esprime il livello di galleggiabilità del giubbotto. Inutile dire che più alto è questo numero, migliore è il prodotto. La legge impone dei minimi a seconda della distanza dalla costa: entro le 6 miglia almeno 100N e oltre le 6 miglia almeno 150N. I giubbotti con 50N sono da considerarsi adatti unicamente ad un uso vicino alla riva o su derive. Il giubbotto deve sempre essere indossato sopra a tutti gli indumenti.
I giubbotti possono essere in espanso o autogonfiabili. I primi hanno un prezzo inferiore e praticamente non richiedono manutenzione, gli autogonfiabili hanno il vantaggio di occupare meno spazio ed essere molto più comfortevoli, sebbene non ci siano obblighi di legge per la loro manutenzione è bene avere sempre a disposizione un kit di ricambio della bombola. I giubbotti 100N e oltre, sia in espanso che gonfiabili, garantiscono che la persona in mare mantenga il capo fuori dall’acqua anche se incosciente.
In fase d’acquisto, indossatelo per assicurarvi della congruenza con la vostra capacità toracica e che lo spazio tra la vostra ascella e la cinghia di chiusura non sia troppo elevato per evitare che, una volta caduti in acqua, il giubbotto (che esercita una spinta verso l’alto opposta a quella del vostro corpo) vi si sfili dalla testa. Sono da preferirsi inoltre i modelli con il gancio di attacco alla safety-line incorporato e che abbiano il colletto in neoprene o materiali simili: quando indossate il giubbotto, il colletto va a contatto con la pelle, che rilascia grasso. Il grasso è il peggior nemico della gomma (una spalmatura di lattice, solitamente, trattiene la camera d’aria), per cui se il colletto non ha protezioni ricordatevi, in fase di utilizzo, di mettervi una maglia a collo alto.
Il sistema di attivazione automatico può essere di tipo idrostatico (attivazione con la pressione dell’acqua) o con pastiglia di sale, il secondo sistema è meno costoso ma la pastiglia va cambiata ogni 2 anni.
Il nastro cosciale di sicurezza aiuta molto il galleggiamento della persona, soprattutto nel momento di gonfiamento del giubbotto.
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MANUTENZIONE
Alla fine di ogni stagione è bene che operiate un controllo sull’autogonfiabile: aprite il giubbotto agendo sulla chiusura a strappi o sul velcro, estraete la bomboletta e la pastiglia salina all’interno e gonfiate manualmente la camera d’aria. Fatelo utilizzando un gonfiatore (andranno benissimo quelli a “cupola” da campeggio) e non a bocca, perché il vostro fiato contiene umidità che potrebbe rovinare la gomma. Una volta gonfiato, appoggiatelo su un bancone e assicuratevi che rimanga perfettamente gonfio per almeno 12 ore. Se perde volume durante questo lasso di tempo, spalmatelo di sapone per controllare che lo sgonfiamento sia causato effettivamente da una perdita (e non da una variazione di temperatura dell’aria): così fosse, non procedete a una riparazione bensì sostituite l’intera camera d’aria.
CAPPUCCIO SI O NO?
Per chi fa regate d’altura, arriva l’obbligo di avere a bordo i giubbotti salvagenti dotati di sprayhood. Dal 2 maggio è entrata in vigore la nuova normativa del World Sailing Offshore Special Regulations che prevede la dotazione obbligatoria del cappuccio sul salvagente: una scelta comprensibile perché con venti forti è più facile che l’acqua nebulizzi sul livello del mare, rendendo ardua la respirazione senza un’adeguata protezione. La normativa è valida per le classi d’altura da 0 a 3, quindi, per capirci, da chi fa il Vendée Globe a chi si lancia nella Giraglia.
Solitamente, il cappuccio integrale è realizzato in materiale morbido e trasparente, è collegato al giubbotto ed è in grado di mantenere al suo interno una temperatura più alta rispetto all’esterno, massimizzando le possibilità di sopravvivenza in acqua. LEGGI DI PIU’
Le tue informazioni non verrano mai cedute a terzi
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2 Comments
non sono sicuro che gli autogonfiabili siano sempre adatti. L’ automatismo può creare situazioni pericolose quali intrappolamento in una bolla d’ aria sotto lo scafo o difficoltà a salire nella zattera etc. Sarebbe bene aprire un dibattito fra esperti (cioè chi l’ ha dovuto usare suo malgrado o ha fatto corsi pratici specifici) per capire se è preferibile quello ad armo manuale con la cordella da tirare.
…purtroppo la strambata involontaria, la “bomata sulla zucca” e altro sono sempre in agguato… …estote parati.!