Anche i migliori sbagliano: 5 errori clamorosi nella storia della vela

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erroriL’errore commesso da Phaedo3 alla Rolex Middle Sea Race ha davvero del clamoroso e sta facendo discutere il web: come è possibile, con tutta la tecnologia a bordo di un velocissimo MOD70, condotto dai migliori velisti sul mercato, confondere l’isola di Lampedusa da quella di Linosa? Ad ogni modo, non è il primo clamoroso errore e non sarà nemmeno l’ultimo: a noi, di primo acchito, vengono in mentre cinque precedenti in fatto di “errori”, che vi raccontiamo qui sotto. Voi ne ricordate altri?

130015631-repubblica_1_inquiryintoteamvestaswindgroundingwillbecarriedout_1jpg-b4a3b2ad-0829-4f6e-b8c4-f8cfc4f83fbd1. TEAM VESTAS SEPPELLITA NEI CORALLI (E NEL RIDICOLO)
Il 30 novembre 2014, durante la seconda tappa della Volvo Ocean Race, Team Vestas, capitanato dal grande Chris Nicholson, si spiaggia incredibilmente sulla barriera corallina a Cargados Carajos Shoals, circa 200 miglia a nord-nord-est dalle Isole Mauritius (con l’equipaggio costretto ad abbandonare la barca): una vicenda che aveva quasi del tragicomico (costata 4,5 milioni) conclusa con il mea culpa del navigatore Wouter Verbraak, licenziato letteralmente “a calci nel sedere”.

navigateur-naufrage-12. IL CRASH DI MONSIEUR BOURGNON
E che dire del grandissimo Yvan Bourgnon (fratello dello scomparso Laurent), inspiegabilmente finito contro le scogliere dello Sri Lanka mentre stava completando il suo giro del mondo su un catamarano non abitabile di 6,20 m nell’agosto del 2014. Aveva raccontato: “Quando stavo per raggiungere le coste – racconta Yvan – il vento era diminuito e ho pensato di piazzare il pilota automatico per riposarmi un po’, puntando la prua al largo. Mi sono svegliato quando sono stato letteralmente strappato da bordo dalle onde e mi son ritrovato in acqua, in un luogo pieno di rocce affioranti. Sono vivo per miracolo”.

joshua-013. LA “DOPPIETTA” DI MOITESSIER
Bernard Moitessier, compianto mitico navigatore e forse il più grande “letterato del mare”, ne combinò di grosse: a bordo del Marie Therèse II (con la quale il grande navigatore era partito dalle Mauritius verso Cape Town e poi verso le Antille), andò a fracassarsi sulla barriera corallina dell’atollo Diego Garcia mentre stava cercando di raggiungere le Trinidad a causa, si dice, di un colpo di sonno. Poco tempo prima il Marie Therèse I lo aveva incagliato, per un errore di carteggio, alle Mauritius, proprio come è accaduto a Team Vestas.

faa12f9b8139be7627ef23b448fee74854e8e2894. GLI SPIAGGIAMENTI DI MALINGRI
Ripetiamolo: succede anche ai migliori, e può capitare più di una volta. Prendiamo Vittorio Malingri: il Time of Wonder, la goletta-peschereccio (un Pinky Schooner 45 del 1975, ma il cui progetto è vecchio di un secolo) con cui Vittorio era in navigazione in Centro America, si è spiaggiato sulla barriera corallina di Turtle Cay, a Panama, l’estate scorsa. Vittorio ha raccontato che si è spento il motore mentre stava uscendo da un porto e la corrente lo ha scaraventato sul reef, troppo vicino al momento dell’avaria all’entrobordo per avere il tempo di issare le vele o gettare l’ancora. Anche nell’88 si era spiaggiato a Tarifa con Huck Finn e ben due volte con il trimarano del suo grande amico Giovanni Soldini.

steinlager-25. QUELLA VOLTA CHE FALCK ENTRO’ A PORTOFINO CON STEINLAGER
Questa ce l’ha raccontata il velista-fumettista Davide Besana, ed è relativa alla “figuraccia” che rimediò nientepopodimeno che Giorgio Falck con la sua Steinlager II: “Steinlager II, trentacinque tonnellate di carbonio e tecnologia, un container di vele, e un paio di neozelandesi stupefatti che cercavano di mantenere in ordine quel capolavoro con la metodologia anglosassone mentre gli italiani fumavano sottocoperta e Falck virava improvvisamente senza che tutto l’equipaggio ne fosse informato. Ero a bordo il giorno di Portofino. C’era un vento strano per il Tigullio, un nord sui venti nodi che scavalcava il monte e cadeva a chiazze facendo lavorare parecchio i grinders e la villa di Giorgio era piena di ospiti importanti che sono usciti in giardino vedendosi avvicinare il ketch rosso ritenuto all’epoca il miglior manufatto in carbonio nella storia dell’umanità dopo il portellone di carico dello Space Shuttle.

Don Wright chiese a Giorgio : “Is this Portofaino?” Giorgio rispose con una domanda: “Haven’t you ever been to Portofino? I want to show you Portofino” e puntò l’imboccatura. L’equipaggio si preparò ad una virata che non ci fu, semplicemente tirò dritto. Il porto era perfettamente ridossato e la nostra velocità calò così come noi ci facemmo muti e tutti quelli che erano sul molo smisero di parlare, e anche i bambini che i padri sollevarono per renderli testimoni di una delle ultime apparizioni dell’Olandese Volante smisero di frignare, almeno fino a quando, di fronte a una mezza dozzina di bompressi che ci aspettavano come le lance nella battaglia di San Romano di Paolo Uccello decise che era tempo di virare, chiuse gli occhi, e virò.

Con la poppa fece, io non c’entro, un bel danno a un Riva ormeggiato di fronte alla Gritta, con la prua entrò invece in un motoscafo di una ventina di metri, si vide subito che era in compensato marino, gli strappò qualche metro di cavi elettrici, svuotò il frigo, accese le luci di una cabina e buttò in mare qualche parabordo. Chi ha avuto la fortuna di visitare Portofino capirà quale cazzata gigante abbiamo combinato in quel giorno di autunno, sotto lo sguardo perplesso degli ospiti importanti che Rosanna Schiaffino Falck aveva sfollato nel giardino della villa per fargli assistere alla conquista del borgo da parte del padrone delle Ferriere“.

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3 commenti su “Anche i migliori sbagliano: 5 errori clamorosi nella storia della vela”

  1. “Lo so perché io in quel periodo io c’ero solo che insegnavo vela e non provenivo come gli altri dalla campagna bensì dal mare, quello vero quello sudato della Marina Mercantile dove mi ero guadagnato i galloni di Capitano . Poi ebbi la malaugurata idea di sbarcare . Volevo farmi una famiglia ma incappai nel 1968 e furono guai. Ma i milanesi mi lodarono dicendomi “hai portato il mare a Milano”

  2. Il povero “Jaws”, nostromo di Steinlager con le mani nei capelli, i pochi rimasti, quasi ne muore… Poi il salto di Falk sul pontile di Portofino, bagnato dalla pioggia, con gran culata…

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