Kite = giovani. Giovani = salvezza della vela. Dobbiamo capirlo
IL REGALO PERFETTO!
Regala o regalati un abbonamento al Giornale della Vela cartaceo + digitale e a soli 69 euro l’anno hai la rivista a casa e in più la leggi su PC, smartphone e tablet. Con un mare di vantaggi.
Ho votato per il kite con i foil alle prossime Olimpiadi del 2020. Ho buttato fuori il Finn. E vi spiego perché. Ma prima riassumo l’antefatto. La Federazione mondiale della vela (Word Sailing al comando, sino alle prossime elezioni di novembre, dell’italiano Carlo Croce) deve decidere quali saranno le classi olimpiche che prenderanno parte alle Olimpiadi giapponesi tra quattro anni. Probabilmente confermate le nove classi eccetto la mitica deriva in singolo maschile Finn, si dice che sia in odore di bocciatura a favore del Kite con foil.
I NUMERI
Alcuni numeri per capire il contesto. Nel mondo i praticanti attivi del Finn sono circa 2.500 con un’età media di circa 40 anni. I praticanti del Kite sono stimati in più di 1,5 milioni con un età media di 20 anni. Per portare in giro sui campi di regata un Finn ci vuole un’auto, un carrello stradale e uno scivolo. Il Kite con i foil sta in una borsa che si spedisce in aereo. Il tecnicissimo Finn raggiunge al massimo i 10 nodi in rischiose planate con venti forti. Il Kite con foil vola a 25 nodi e riesce a stringere il vento sino a 40°. Questo è il confronto nei numeri.
GIOVANI E DIFFUSIONE
La fredda analisi è a evidente favore del Kite, se ragioniamo in ottica di una più ampia diffusione e promozione dello sport della vela, o meglio della definizione allargata di cos’è la vela, ovvero “un oggetto che si muove sull’acqua spinto dal vento”. Che cosa dovrebbe fare la federazione mondiale di uno sport se non, in primis, promuoverne la massima diffusione, in ogni sua forma? E, soprattutto, attirare i più giovani a praticarlo. Poco importa con quale mezzo, a patto che l’oggetto navigante abbia delle caratteristiche tecniche che esaltino le capacità di chi lo conduce. Così da premiare chi è più bravo e quindi poter vincere una competizione olimpica.
I “CONSERVATORI”
Ma le resistenze ad aprirsi a nuove forme dell’andare a vela sono enormi. Innanzitutto perché gli apparati dirigenziali delle federazioni, nazionali e mondiali – in ogni sport – sono composti per la maggior parte da signori di una certa età non remunerati se non con rimborsi spese. Non sono professionisti della promozione dello sport. Lo fanno solo per passione, per piacere, per potere. Poi, però inciampano, come è accaduto nel calcio, in guai giudiziari per consulenze d’oro o rimborsi spese ingiustificabili. Non è questo il caso della vela, dove rimane ancora ben saldo lo spirito del fair play da yacht club. Ma è indubbio che una gestione più professionale con manager che hanno studiato il marketing sportivo, adeguata ai tempi, in nome dello sviluppo dello sport della vela, sarebbe auspicabile.
UN RILIEVO INTERESSANTE
Un altro rilievo interessante, il circuito mondiale delle gare di Kite sfugge al perimetro della federazione mondiale della vela, che mette solo il suo marchietto, senza mettere becco. Viene organizzato da WKT management, professionisti dello sport come lo sono quelli che organizzano il mondiale delle Moto Gp o quello della Formula 1.
DISAFFEZIONE GIOVANILE PER LA VELA TRADIZIONALE?
Nel sondaggio che abbiamo lanciato on line (Finn vs Kite) con oltre 1.000 votanti, il 59% è favorevole all’ingresso del Kite con foil alle Olimpiadi mentre il 41% vorrebbe che restasse classe olimpica il Finn. Questo risultato induce ad un’altra riflessione. Lo sport della vela soffre di una disaffezione da parte dei più giovani. La vela perde colpi nell’immaginario universale. Sono lontani i tempi in cui la vela era in cima ai desideri degli adolescenti. Quando il sogno era attraversare l’oceano, prendere schizzi in faccia, andare al trapezio di una deriva. Il mondo cambia, i giovani vogliono nuovi stimoli adeguati ai tempi. Il Kite con i foil indubbiamente attrae i giovani, come è stato nel passato per il surf a vela, all’inizio osteggiato dai puristi della vela e oggi accettato. Velisti, siamo un popolo di vecchi, se non decidiamo di aprirci ai tempi che cambiano (citazione del premio nobel per la letteratura Bob Dylan, un vecchione che piace anche ai giovani).
Luca Oriani
Condividi:
Sei già abbonato?
Ultimi annunci
I nostri social
Iscriviti alla nostra Newsletter
Ti facciamo un regalo
La vela, le sue storie, tutte le barche, gli accessori. Iscriviti ora alla nostra newsletter gratuita e ricevi ogni settimana le migliori news selezionate dalla redazione del Giornale della Vela. E in più ti regaliamo un mese di GdV in digitale su PC, Tablet, Smartphone. Inserisci la tua mail qui sotto, accetta la Privacy Policy e clicca sul bottone “iscrivimi”. Riceverai un codice per attivare gratuitamente il tuo mese di GdV!
Può interessarti anche
Ecco l’arma letale del cantiere Wally: si chiama wallyrocket51 (15,5 m)
Vedere unite due parole come Wally e rocket sulla stessa linea farebbe saltare sulla sedia qualunque appassionato di vela e regate. Wally, leader mondiale nell’innovazione dello yachting e vincitore per due volte del Compasso d’Oro ADI, ha voluto cimentarsi in
Ambrogio Beccaria alla conquista del giro del mondo (senza Pirelli)
Sapevamo che era il suo obiettivo, Ambrogio Beccaria non lo ha mai nascosto. Beccaria: obiettivo Vendée Globe (senza Pirelli) Dopo le tante vittorie sui Mini 6.50 (è stato il primo italiano a vincere la Mini Transat, traversata atlantica in solitario
Team New Zealand è uno schiacciasassi: 4-0 e nessuno scampo a Britannia
Ci ha provato oggi Ben Ainslie a mettere la prua di Britannia davanti a quella di Team New Zealand, nella regata numero 4 di questa America’s Cup. La resistenza degli inglesi però è durata appena 2 lati, al minimo errore
Coppa America: Team New Zealand show, 3-0 e Ben Ainslie spalle a muro
Doveva essere il giorno del tentativo di riscatto per Ineos Britannia, invece Ben Ainslie e soci tornano a terra con quasi 1 minuto di distacco da Team New Zealand nella regata numero 3 dell’America’s Cup numero 37. Una sconfitta pesante,
3 commenti su “Kite = giovani. Giovani = salvezza della vela. Dobbiamo capirlo”
perfettamente d’accordo: 40anni fa anch’io mi sono appassionato alla vela con il W-surf ed ora a 70anni navigo da oltre 20, tranquillamente su un Sunbeam 29! … e ricordo che al Lido di Spina con i surf giravamo attorno alle barche che daL Lido degli Estensi regatavano fino alle piattaforme davanti a Ravenna, prendendoci gl’improperi e le parolacce degli armatori che si sentivano umiliati o che sostenevano che gli portavamo via il vento!!
Anche se mi riesce mi riesce difficile paragonare il Kite ad una barca a vela, concorso che dobbiamo pensare ai giovani per il futuro, quindi concordo con Luca
Caro Oriani
solo alcune piccole considerazioni.
1 Il Kite NON è Vela. Sarà pure un bellissimo sport ma non ha nulla a che fare con la Vela e le regate.
Farà molto presto la fine delle altre meteore dei cosidetti sport per giovani e cioè ad esempio il Wind Surf passato da Sport di massa degli anni novanta poi estremizzato ed infine morto, fatto salvo il businness del BIC che regge solo per scopi economici.
Vedi lo Snow Board sport che doveva uccidere lo sci ed è ormai in continuo calo.
Lo Sport della Vela regge da millenni e non è vero che tra i giovani sia finito il fascino del nostro sport.
Basta frequentare un pò i Circoli Velici Italiani con le loro scuole e squadre agonistiche
2 L’eventuale introduzione del Kite a scapito di una classe tradizionale avrà l’immediato effetto di far calare l’affluenza alle scuole di vela per i giovanissimi in quanto madri e padri non porteranno i loro pargoli a frequentare uno sport che viene sempre più estremizzato. ( vedi la fine del wind surf )
3 Lo sport della vela inteso come regata è si fisicità ma sopratutto intelligenza, ragionamnto, conoscenza, scuola di vita.
Il Kite, pur apprezzabile come diverimento, è ben poco di tutto questo
4 Escludere il Finn o qualche altra classe tradizionale significherebbe immancabilmente diminuire drasticamente il numero dei partecipanti alle regate.
5 Difficoltà a praticare il Kite. Solo pochi siti in ogni Nazione hanno le condizioni di vento per esso.
Con poco vento il Kite o non si pratica o è ridicolo.
Difficltà a trovare posti per uscire e l’assistenza necessaria
Ben pochi Circoli Velici lo praticheranno anche proprio per queste difficoltà. La maggioranza dei Club Velici ha sede in porti e lì o davanti alle uscite il kite è vietato nonchè estremamente pericoloso.
6 1.500.000 di praticanti nel mondo ??
Giro molto in Italia ed Europa per seguire la mia Squadra Agonistica di vela ma questa diffusione non la vedo proprio. E’ forse interesse di qualche Lobby internazionale o qualche grande produttore diffondere numeri inesistenti?
In Italia il numero di persone che fa agonismo ( le manifestazioni di Kite saranno tutto ma non regate )è di qualche decina di praticanti e come sport libero ne vedo solo un pò sul Garda, Sardegna e qualche altra spiaggia particolarmente ventosa.
In Liguria, mia Regione, è praticamente inesistente.
7 Continuando di questo passo ( foiling, Kite, Wind Surf estremo e cose simili ) finiremo per uccidere veramente lo Sport della Vela.
La Vela non è ricerca spasmodica della velocità pura la Vela è saper sfruttare il Mare ed il Vento, è avere la sensibilità e le conoscenze tecniche per viaggiare semplicemente anche a solo mezzo decimo di nodo più veloce del mio avversario che si regati su un Optimist o su un Maxi o su un Cat tradizionale.
La Vela è oltre al piacere di disputare quella meravigliosa partita a scacchi che è la regata è godere del vento e del mare e non lo si fa questo a 25 nodi volando per aria !
8 Il CIO non vuole più la Vela alle Olimpiadi ? E chi se ne frega !
La Vela non avrà certo un numero di praticanti in meno per questo! Anzi potrebbe verificarsi proprio l’effetto contrario. Non ci insegna niente che le Classi tolte dalle Olimpiadi sono forse quelle più diffuse?
Scuasami per le mie lunghe elucubrazioni ma per uno che ha dedicato la sua vita alla Vela la paura di vederla uccidere è tanta !
Ciccio Rossi